1978-2015/La morte di Aldo Moro… Martirio per la Democrazia
Maria Maglio, autorevole esponente del Movimento Giovanile della DC per la componente “morotea” racconta il “suo” Presidente.
Campagna Elettorale – Giugno 1976. Firenze – Piazza della Signoria. Maria Maglio, Responsabile Nazionale dei Giovani “morotei” legge il messaggio del Segretario Zaccagnini ancora in convalescenza
Sono passati 37 anni da quel terribile 9 maggio. Quel giorno il corpo di Aldo Moro fu ritrovato esanime in una R4 rossa, abbandonata dai terroristi delle Br in Via Caetani a Roma dopo 55 giorni di prigionia. Sullo statista cattolico trucidato dai brigatisti sono stati scritti fiumi d’inchiostro: studi, ricerche, testimonianze hanno raccontato la vicenda politica di un uomo che è diventato “martire” per le sue idee e della sua coerenza. “Il grande paradosso – spiega Maria Maglio, una vita nel ‘dietro le quinte’ della Democrazia cristiana a Piazza del Gesù, dopo una lunga esperienza nel Movimento giovanile, uno dei sette commissari in rappresentanza della componente “morotea” – consiste nel fatto che il rapimento e il suo assassinio siano stati la vera vittoria di Moro.
“Roma – ricorda ancora – fu invasa dai cortei di migliaia e migliaia di cittadini che affluivano a Piazza del Gesù per dimostrare solidarietà e gridando che Moro era lì. Al di là di ciò che scrivevano i giornalisti, la gente aveva compreso a fondo l’autenticità di quell’uomo. Non è scontato che con altri leader Dc si sarebbe verificata una reazione come quella. Tutta l’Italia si scosse, si oppose democraticamente. Fu una reazione del tutto spontanea non stimolata dal partito in alcun modo, persone che fecero sentire la propria voce e che unite fecero cessare il terrorismo prima ancora delle forze dell’ordine. E questo dato forte della democrazia non potrà mai andare disperso ma entra a pieno titolo nella storia di ognuno di noi. Personalmente ho vissuto tutto questo in modo molto più drammatico di quanto non appaia”.

















