Accogliere per integrare/In autunno porte aperte alla Casa della Carità
I lavori di ristrutturazione sono a buon punto e la ditta Marullo consegnerà lo stabile tra la fine di luglio e gli inizi di agosto. Sarà un centro di aiuto con percorsi di condivisione e di formazione.
Ospiterà chi versa in una situazione di difficoltà economica. Italiani e stranieri.
Accoglienza e condivisione sono la risposta della Caritas in un momento in cui la crisi economica genera nuove fasce di povertà. Da quarant’anni a Lecce, grazie alle braccia dei volontari, si interviene con discrezione e rispetto per far fronte alle esigenze di un universo silente che, troppo spesso, stenta persino ad avere le risorse di prima necessità. Tra pochi mesi, altri bisognosi potranno trovare assistenza nell’ultimo progetto ideato dalla Caritas Diocesana, che ha visto l’approvazione e il sostegno delle Istituzioni locali.
È “la Casa della Carità” che, in un meraviglioso scorcio di centro storico leccese, crea quasi un ponte tra due corti: Corte Gaetano Stella da un lato e Corte dei Rodii dall’altro.
In origine, il settecentesco edificio apparteneva ad Antonio Lanzalonga, un personaggio particolarmente chiacchierato nella Lecce dei tempi passati. Per quel suo stile di vita discutibile, “la Mara” – come era conosciuto da tutti – fu spesso al centro dell’attenzione dei suoi concittadini come un uomo d’affari senza scrupoli, il monopolista degli affitti nel centro storico leccese. Proprio tra le vie più antiche della città, infatti, Lanzalonga era proprietario di numerosi complessi immobiliari di pregio storico e artistico parte dei quali, alla sua morte, furono donati alle suore Benedettine.
Oggi, quegli stessi locali dove dormivano, in condizioni poco dignitose, fino a quindici immigrati, da esempio di sfruttamento diventano luogo di integrazione. Forse, però, pochi sanno che questo mutamento di destinazione lo si deve proprio a Lanzalonga. Per dar seguito alle sue disposizioni testamentarie, infatti, lo scorso dicembre, le suore benedettine hanno stipulato conla Diocesidi Lecce ela Caritas Diocesanaun contratto di comodato d’uso gratuito della durata di cinquant’anni, affinché possa sorgere una Casa della Carità in favore dei più bisognosi.
Il progetto, accolto dalla Caritas nazionale, ha potuto godere del congruo contributo di circa 650 mila euro stanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana, grazie ai fondi dell’8 per mille. I lavori di ristrutturazione dello stabile sono oramai a buon punto e – stando alle parole di don Attilio Mesagne, direttore della Caritas Diocesana di Lecce – la ditta Marullo dovrebbe consegnare i lavori tra la fine di luglio e gli inizio di agosto. Sarà poi necessario un breve arco di tempo per l’allestimento e, salvo imprevisti, l’inaugurazione dovrebbe avvenire nel mese di ottobre alla presenza del card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano.
La Casadella Carità ospiterà chiunque verta in una situazione di difficoltà economica, siano essi italiani o stranieri. “Le porte della carità – afferma don Attilio – verranno aperte a tutti, senza distinzione di colore, nazionalità, religione. Accoglieremo chi ha bisogno senza remore alcuno, perchéla Casadi Carità non conosce frontiere”. Il direttore della Caritas Diocesana tiene a sottolineare, però, che “la Caritasnon deve essere confusa con un pensionato o un supermercato, ma deve rimanere un organismo pastorale che ha come obiettivo l’organizzazione di un centro di aiuto come testimonianza della carità, di Dio carità, di Dio amore. La casa deve erogare, anzitutto, servizi e percorsi educativi di autentica condivisione, facendo passare tutti da oggetto a soggetto di educazione e da oggetto a soggetto di pastorale”.
I SERVIZI/Un Centro Ascolto e trenta posti-letto
In più una mensa e un punto medico
Nel complesso di circa 700 metriquadri convoglieranno i seguenti servizi: centro di ascolto; circa 30 posti per l’accoglienza notturna di uomini e donne; mensa (la sesta gestita dalla Caritas Diocesana, dopo quella di S. Vincenzo de’ Paoli, di Santa Rosa, di Sant’Antonio a Fulgenzio, di San Lazzaro e delle Salesiane dei Sacri Cuori); un punto medico che assicuri servizio sanitario gratuito (il terzo, dopo quelli già esistenti alla Casa di Accoglienza Emmaus pressola Chiesadell’Idria e al centro Migrantes); distribuzione dei prodotti di prima necessità alimentare e capi di vestiario; supporto per l’alfabetizzazione di lingua italiana per gli stranieri.
Serena Carbone
La mannaia dei tagli si è abbattuta sul cibo per i bisognosi
Intanto l’Europa azzera i fondi per i poveri
La crisi internazionale, cominciata nel 2008 e proseguita senza sosta fino ai nostri giorni, ha colpito davvero tutti gli organismi fra cui L’AGEA. Nel corso del quinquennio 2007-2011 i fondi assegnati all’Agenzia dall’Unione Europea sono gradualmente diminuiti fino a raggiungere un abbattimento percentuale del 50,28%. Ormai siamo a metà 2012 e appare certo l’azzeramento dei fondi per il 2013; una prospettiva che già un anno fa si sarebbe potuta abbondantemente prevedere e che ora, purtroppo, è diventata realtà. Per quanto sembri assurdo è proprio sul cibo che la mannaia dei tagli si è abbattuta, come se improvvisamente avesse cessato di essere un bene primario.
Ma su quali basi si sarebbe potuta azzardare una previsione? Presto detto. Il programma “Food for Free” nato proprio per aiutare e sostenere le persone bisognose dell’Unione Europea sarebbe dovuto essere finanziato senza problemi fino alla fine del 2012, ma a settembre 2011 vi erano ancora forti incertezze sullo stanziamento dei fondi per l’anno successivo. All’interno dell’Ue vi erano 6 Stati (Germania, Olanda, Regno Unito, Repubblica Ceca, Svezia e Danimarca) che si opponevano non allo stanziamento, ma bensì all’utilizzo di fondi già esistenti. Le parole di Dacian Ciolos, commissario europeo all’agricoltura e di Marek Sawicki, allora presidente di turno del consiglio agricolo furono terribilmente chiare: “Alcuni stati membri pensano che in Europa ci siano solo persone benestanti e sazie, ma purtroppo non è così. Gli stock dell’intervento pubblico attualmente contengono alimenti per un valore di soli 100 milioni di euro, mentre sono disponibili per questo intervento 500 milioni. Se queste risorse non verranno utilizzate per gli aiuti agli indigenti non potranno essere utilizzate per altre cose”.
Fortunatamente un accordo venne raggiunto in extremis in una riunione del 15 dicembre del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura Europei in cuila Germaniafece un passo indietro permettendo il prolungamento del programma “Food for Free” fino alla sua fine naturale, cioè appunto il 2012. Con queste premesse il 2013 appare tutt’altro che roseo.
Valentina Polimeno
Cos’è l’Agea?
L’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) è un ente pubblico, non economico, nato nel 1999. La su a funzione è quella di Organismo Pagatore dello Stato italiano per l’erogazione in favore dei produttori agricoli di aiuti, contributi e premi comunitari previsti dall’Unione Europea e finanziati dai fondi comunitari. Fra coloro che nel Salento usufruiscono dei fondi erogati dall’AGEA vi è il Banco delle Opere di Carità.
Che cos’è il Banco delle Opere di Carità?
Il Banco delle Opere di Carità nato nel1995 è presente nel Salento con due sedi: Alessano e Squinzano, quest’ultima aperta nel 2010. La sua missione è l’assistenza alimentare a persone indigenti tramite il recupero delle derrate alimentari dalla filiera agroalimentare. Grazie anche ai fondi Agea, riesce a fornire mensilmente prodotti di prima necessità a centinaia di enti (parrocchie, caritas, conventi, mense dei poveri, case-famiglia, orfanotrofi, comunità per il recupero dei tossicodipendenti) e di Comuni.















