Ancora due nuovi Parroci a San Cesario e Monteroni
S. Antonio da Padova…
Don Luciano Forcignanò, Parroco nella culla della sua Vocazione
“Signore, ancora una volta tu mi chiedi di “lasciare tutto e andare” e io gioiosamente a te ripeto e rinnovo il mio “Eccomi”. Tu conosci il mio cuore e i sentimenti che ora lo affollano. Tu sai che ti amo. Ti ringrazio perché so che “il tuo bastone e il tuo vincastro sono la mia difesa” e la mia sicurezza. E anche a te, ora ancora più amata comunità di Sant’Antonio, dico “Eccomi”, vengo nel nome del Signore, sono in mezzo a te per camminare insieme sulle sue vie, le vie del Vangelo per annunciare la sua misericordia”. Con queste parole, giovedì 29 ottobre scorso, don Luciano Forcignanò ha dato inizio al suo ministero pastorale nella comunità di Sant’Antonio da Padova in San Cesario di Lecce. È la parrocchia culla della sua vocazione sacerdotale, in cui fa ritorno dopo 32 anni, con il mandato di esserne la guida e il pastore. Fra le righe delle sue parole di saluto quasi si poteva leggere un programma del suo ministero pastorale, espressione di delicata premura nei confronti del gregge affidatogli, genuina disponibilità, ma soprattutto umile imitazione di Cristo, pastore buono.
Non è mancato il grato e commosso ricordo di don Giuseppe Tondo, fondatore della chiesa e della comunità di Sant’Antonio e suo primo parroco. Nonostante il tempo inclemente, la comunità parrocchiale è accorsa in gran numero a fare corona a don Luciano nel giorno dell’immissione canonica. Anche la comunità di Lequile e parte delle comunità di Monteroni e Borgagne si sono strette attorno a don Luciano, manifestandogli tutta la loro gratitudine per il servizio che egli, nel corso della sua vita sacerdotale, ha esercitato in mezzo a loro. La liturgia solenne vissuta dalla comunità è stata manifestazione della gratitudine al Signore, che, mediante le premure del padre Arcivescovo, ha inviato a noi una nuova guida, immagine di Cristo, unico Pastore della Chiesa, dopo il parrocato di don Giorgio Pastore, a cui vogliamo rinnovare il nostro “grazie” per il ministero che ha esercitato fra noi.
Matteo Totaro
Parrocchie: S. Antonio da Padova (sx) e Maria SS. Ausiliatrice (dx)
Maria SS. Ausiliatrice…
Don Giorgio Pastore: “Vi sarò vicino. Mi darete la forza di camminare”
Si è tenuta domenica mattina, nella festa di Ognissanti, l’immissione canonica del nuovo parroco dell’Ausiliatrice di Monteroni. Don Giorgio Pastore, 44 anni, originario di Cavallino, ha preso il posto di don Carlo Calvaruso, che dopo un settennato è passato al timone della Chiesa Madre di Lequile. E quella dell’Ausiliatrice è la seconda comunità, dopo gli otto anni trascorsi nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova di San Cesario, che don Pastore (nomen omen!) è chiamato a guidare. In una chiesa gremita di fedeli, la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Domenico D’Ambrosio insieme al clero locale, alla presenza del sindaco Angelina Storino e delle autorità civili e militari della città. E al termine della messa e del rito della presa di possesso, il “battesimo” di don Giorgio in quel di Monteroni è stato salutato dalle note dei giovani musicisti del concerto bandistico “Maria SS. Ausiliatrice”, una delle creature più importanti e significative nate nel grembo della parrocchia. “Anche noi sacerdoti – premette il nuovo parroco – mettiamo in conto la provvisorietà del nostro servizio pastorale e peregriniamo di luogo in luogo.
Siamo la comunità che cammina insieme e vive insieme la sequela di Cristo”. E in cinque punti don Giorgio delinea il progetto di parrocchia che ha in mente attraverso “alcune priorità e atteggiamenti di vita – sottolinea – che ho sempre cercato di realizzare nel mio servizio pastorale: centralità della Parola di Dio; carità e solidarietà (perché in un mondo dilaniato da odio e sopraffazione l’amore fraterno diventa la bandiera da sventolare ad ogni vento che si abbatte sulla comunità); decoro, educazione e vita sacramentale (non tante “messe” celebrate con abitudine, ma più “messa” vissuta); attenzione e sostegno alle famiglie e ai giovani per costruire la “Civiltà dell’Amore”; assistenza e cura degli ammalati (i mattoni che costruiscono i muri indistruttibili della Chiesa Santa di Dio)”. Infine, la coda del suo messaggio è diretta come una freccia. Don Giorgio si rivolge ai suoi nuovi parrocchiani e al popolo dell’Ausiliatrice promette: “Vi sarò vicino e riceverò da voi la forza e la speranza per camminare “sempre avanti per il Regno di Dio”. La mia caratteristica abituale? Lasciare la porta sempre aperta. Non dovete bussare perché vi sto aspettando per uscire con voi, per camminare insieme nelle vostre strade”.
Matteo Caione



















