Archivio Diocesano/Il Mosaico di Via dei Sotterranei
Nel fondo trama un documento sulla conservazione di ruderi archeologici.
Quando ci capita di percorrere le strade della nostra città, soprattutto quelle del centro storico, magari ne ammiriamo la bellezza e gli angoli o scorci più caratteristici, ma raramente facciamo mente locale circa le testimonianze storiche, manifeste o celate, che esse possono celare nel presente o hanno preservato nel passato, come custodi fedeli e silenziosi. L’occasione di riflettere su questa considerazione tanto semplice quanto densa ci viene offerta dal documento che analizzamo oggi, custodito sempre all’interno dell’Archivio Storico Diocesano (Fondo Trama, Busta V, Fascicolo 54). Datato 21 giugno 1909, reca prestampato in colore verde il simbolo del Comune e la scritta “Municipio di Lecce”, all’oggetto recita “Conservazione di ruderi archeologici in via dei sotterranei”, e riporta la firma “Garrisi” sovrastata dalla dicitura “P[er] Prosindaco”. Il margine superiore riporta la seguente annotazione “Si è data esecuzione a questa ingiunzione giusta” seguita dalla firma di “Gennaro (Trama) Vesc. Di Lecce”. Protagonista del documento è il mosaico presente in via dei sotterranei, alle spalle del cortile dell’Episcopio. Più precisamente “In occasione dei lavori di ribasolamento essendosi proceduto allo tellamento della volta coprente antico mosaico sottostante, si è rinvenuto il detto vuoto interrito con materie scaricate dalla parte del cortile dell’Episcopio, nonché murato il vano di discesa da detto cortile trasformato in discarico di pluviali il sotterraneo costruito dal Comune per la conservazione di quel mosaico e di alcuni ruderi di costruzione di epoca probabilmente romana.”.
E la disamina procede con l’auspicio, da parte dello scrivente, che “(…) la Eccellenza vostra vorrà convenire come si rende necessario che cessi immediatamente uno stato di fatto per cui un’opera comunale destinata alla conservazione di memorie archeologiche cittadine sia adibita a fogna di discarico di pluviali di un cortile privato.”. A tal fine si sollecita affinchè “si compiaccia dare le opportune disposizioni perché le pluviali del cortile dell’Episcopio siano altrove discaricate” in considerazione del fatto che si è “già provveduto alla vuotatura delle materie di interramento del sotterraneo” aggiungendo a ciò che “sarà dalla parte dello stesso, chiuso il canale di scolo di dette pluviali”. Dovendo commentare il documento, lo si potrebbe considerare come la cronistoria fedele di una vicenda in evoluzione, la quale partendo da una situazione negativa, che vede le due principali istituzioni cittadine, se non in aperta contrapposizione quanto meno su sponde opposte, almeno in apparenza, circa la tutela di una testimonianza storico artistica riferibile alla città. In effetti il tono della lettera, pur se da una parte sottolinea giustamente le responsabilità circa la situazione attuale, lascia aperta la porta al dialogo, a quello che si potrebbe chiamare ravvedimento, offrendo la possibilità all’autorevole interlocutore di porre rimedio all’inconveniente, intraprendendo azioni adeguate e conseguenti. Circa queste ultime possiamo solo presumere che siano state poste in atto, senza avere conferme concrete in tal senso, mentre è una certezza che Mons. Trama consideri fondate le osservazioni sottoposte alla Sua attenzione, tutto ciò si evince dal contenuto dell’annotazione del Presule leccese di cui si è detto in precedenza [(…) esecuzione (…) ingiunzione giusta]. Ciò che balza all’occhio comunque, al di la dei dati certi e delle congetture o ipotesi, è comunque la comune consapevolezza, da parte dei due interlocutori, della preziosità e dell’importanza del mosaico come patrimonio della storia cittadina, e in quanto tale meritorio di tutela, conservazione e valorizzazione, tutti concetti che oggi sono quasi scontati, ma che, non essendo certamente all’ordine del giorno oltre un secolo fa, oggi risaltano ancora di più in tutta la loro unicità e preziosità proprio in virtù del fatto che, trovando reale attenzione e fattiva attuazione, hanno precorso i tempi e di molto anche.
Giacomo Cominotti