Pubblicato in: Sab, Apr 12th, 2014

Bioetica/La Vita Buona del Vangelo

Ha chiuso Mons. D’Ambrosio…

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A chiusura dell’un­dicesimo ciclo di seminari Verso nuove frontiere di Bioetica, lo scorso 3 aprile presso il Palazzo Codacci-Pisanelli a Lecce, mons. Domenico D’Ambrosio ha approfondito le tematiche del documento Cei sugli Orientamenti Pastorali per il decennio 2010-2020: Educare alla vita buona del Vangelo. Dalla sinergia tra il Centro Interuniversitario di Bioetica e Diritti Umani dell’Università del Salento, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Lecce e l’Associazione Teologica Italia­na per lo Studio della Morale, i seminari di quest’anno hanno coniugato la tematica educativa con quella della Bioetica. “Edu­care alla vita buona del Vangelo significa, in primo luogo, farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare ad una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo”. Da queste linee presenti nelle note introduttive del documento, l’Arcivescovo D’Ambrosio ha avviato le sue riflessioni sulla rilevanza antropologica della missione formativa della Chiesa, nello sforzo di rinnovare gli itinerari formativi del popolo in cammino. Il deficit di speranza registrato negli ultimi anni ri­schia di riportarci ai tempi degli antichi pagani, senza speranza e senza Dio. L’assenza della motivazione della Fede conduce alla disperazione che annienta. “È la bellezza della fede che trasforma in bellezza la vita”, ha affermato Benedetto XVI; e tutta la storia bimillenaria della Chiesa narra l’impegno educativo di grandi e autorevoli testimoni, come il     contempora­neo Papa Francesco!

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Alcuni tratti fondamentali di una retta educazione, ha chiarito mons. D’Ambrosio, si possono individuare nell’autorevolezza, intesa non come autorità ma come capacità di far crescere, nella centralità della relazio­ne con la persona, in quanto unica per originalità, nella connotazione dell’atto educa­tivo come atto d’amore, nella formazione de ‘la persona’ e non di ‘qualcosa della persona’, nonché nella corresponsabilità per la costruzione del bene comune. Con l’obiettivo di un equilibrato e sapiente discer­nimento, la sfida educativa ci interpella a superare il falso concetto di autonomia per cui sembra che l’Io possa diven­tare se stesso da solo, come ha asserito Benedetto XVI. Solo in un dialogo sincronico e diacronico l’uomo può estirpare la radice dello scetticismo, del relativismo, dell’individualismo e della solitudine, riportandosi ai fondamenti umani che sono nella natura e nella Rivelazione. “Se questi tacciono”, sostiene mons. D’Ambrosio, “la storia non parla più, riducendosi ad un agglomerato di mere decisioni culturali, occasionali ed arbi­trarie”. I contenuti pedagogici, allora, non possono eludere una presa di coscienza evidente: tut­ta la vita è realizzazione di un progetto divino che dobbiamo solo conoscere in un cam­mino di educazione ed auto-educazione. I modelli culturali, mutati con una velocità un tempo impensabile, chiamano il vero maestro a rinnovare, non ripetere, le offerte educative in una imprescindibile visione integrale della persona, che ha in Cristo il modello per eccel­lenza! Ecco che la pedagogia umana e cristiana si svelano come percorsi perfettamente in­tegrati nel progetto di senso per l’umanità. In questo la scuola cattolica offre la possibilità, per ogni genitore, di libera scelta per la crescita valoriale dei figli. L’anomalia tutta italiana di una scuola cattolica non sostenuta penalizza il principio di ugua­glianza per famiglie seriamente motivate a liberare, per i propri figli, le potenzialità dell’in­treccio fecondo di annuncio evangelico ed educazione.

Giuseppina Capozzi

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