Cartapestai Leccesi/Le bambole di Luigi Guacci
La nascita delle prime Scuole di Arti applicate all’Industria.
Pubblicità Bambola Guacci
I lavori eseguiti dai cartapestai leccesi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento rappresentarono un’importante novità nel panorama della statuaria. Il successo della cartapesta era favorito dalla qualità delle opere prodotte in relazione al basso costo di realizzo; questo reso possibile grazie all’impiego di materiali poveri e prevalentemente carta. L’attività commerciale inerente la produzione di cartapesta fece aumentare la richiesta di manodopera qualificata finalizzata ad affiancare i maestri che, nel frattempo, avevano tramutato le fumose botteghe artigiane in veri e propri atelier ampi e luminosi dove si allestirono dei reparti dedicati alla modellatura, alla fuocheggiatura ed alla decorazione.
Guacci Luigi, Bambola, cartapesta
Nei primi anni del Novecento si assistette alla nascita delle prime Scuole di Arti Applicate all’Industria che furono sollecitate da alcuni eminenti cartapestai, in particolare Achille De Lucrezi (1827-1913), Luigi Guacci (1871-1934) e Agesilao Flora (1863-1892). Ben presto ci si accorse che l’utilizzo della cartapesta si poteva applicare anche per altri scopi. Alcuni cartapestai, infatti, si dedicarono fin dagli inizi del Novecento alla modellazione di bambole e giocattoli in cartapesta, ricoperti di peluche, esportati in tutto il mondo e specialmente in Brasile, Malta e Stati Uniti. A quest’altra attività si dedicarono fin dalla fine dell’Ottocento molti cartapestai, in particolare Luigi Guacci il quale si specializzò nella produzione di bambole. Nello stabilimento dell’artista salentino si svilupparono delle novità assolute per l’artigianato leccese: furono prodotte bambole in cartapesta, modellate dopo in forma di bronzo, tutte di ottima fattura, infrangibili, con occhi di cristallo movibili, che furono premiate in diverse esposizioni. Guacci espose le sue bambole a Venezia nel 1917, a Tripoli nel 1927 e a Milano nel 1929, vincendo il Concorso del Giocattolo Italiano.
Flora Agesilao, Bambole
Guacci istituì un’organizzazione industriale e commerciale pianificata che gli permise di produrre statue eccellenti a prezzi concorrenziali e di apparire su prestigiose riviste come “L’Osservatore Romano” con inserzioni pubblicitarie che promuovevano la “Ditta Luigi Guacci”. L’attività del Guacci raggiunse l’apice dell’industrializzazione intorno al 1930. L’innovazione industriale della cartapesta suscitò opinioni discordanti negli ambienti culturali dell’epoca. Nota era, infatti, la perplessità di Giovanni Papini (1881- 1956), il quale affermò che l’attività del Guacci portò al declino del commercio della cartapesta, e quella di Vittorio Bodini (1914-1970) che parlò di “deplorevole primato” dell’artigianato industriale.
Congedo Pietro, Pubblicità della Bambola Salentina, 1960 ca.
Il Guacci creò una sorta di stampo di bronzo che gli consentì di avviare una produzione quasi industriale di bambole, e la vendita delle stesse a prezzi accessibili. Nonostante il successo ottenuto, le bambole di Guacci caddero nel dimenticatoio; queste, infatti, non sono menzionate in nessun libro o catalogo di bambole antiche. Della bambola Guacci resta solo qualche inserto pubblicitario che promuove la produzione di questi balocchi così desiderati.
Indino Pietro, Bambola
Nel 1913, per tutti i meriti nel campo dell’arte e in quello dell’industria, Luigi Guacci fu insignito dal Governo dell’alta e ambita onorificenza di Cavaliere del Lavoro e dal 1915 fece parte del Consiglio di Istituto della Règia Scuola Artistica Industriale. Altri cartapestai leccesi, infine, seguirono le orme del Guacci e del Flora nella produzione di bambole e tra questi si deve annoverare: Angelo Capoccia (1909-2000), Pietro Indino (1912-1922), Pietro Congedo (1914-1967).
Giuseppe Mancarella






















Salve ho letto questo interessante articolo sulle bambole leccesi e le chiedo se possibile avere altre informazioni e sapere dove ha trovato le foto.
Io sono uno strico del giocattolo e sto scrivedno un libro sulle bambole italiane, non è facile reperire documentazione di ditte che non siano “famose” come la lenci…di cui ho già scritto abbondantemente.Grazie
Henrietta