Pubblicato in: Sab, Mar 15th, 2014

Casaranello. Maria e il frammento della Croce

Puglia Preromanica/Marina Falla Castelfranchi continua a raccontare i risultati delle sue ricerche… 

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Nell’arte bizantina è molto presente l’iconografia mariana. Qual è la testi­monianza più antica più nota a tal proposito?

In realtà, in tutto l’im­pero, le prime cattedrali dell’epo­ca costantiniana, erano dedicate al Salvatore. La chiesa Lateranense, la più importante del mondo cristiano della prima metà del IV sec., S. Sofia (Sofia=Sapienza divina) ne costitui­scono due esempi. Da quanto è noto, la prima chiesa dedicata alla Vergine è quella di S. Maria Maggiore a Roma il cui committente fu Papa Sisto III, che dal 432, anno seguente alla conclusio­ne del concilio di Efeso, al 440 costruì tale grandiosa basilica, che in qualche modo era in rapporto con il Laterano, non molto distante da essa.

Perché il concilio di Efeso segna un cambiamento nella spiritualità mariana, nella cultura cristiana e nell’arte bizantina?

Prima degli esiti del concilio efesi­no nel 431 non ci sono chiese dedicate alla Vergine. Appena terminato il sino­do, il patriarca di Costantinopoli, Ne­storio, il quale negava che la Vergine potesse essere definita la madre di Dio (theotokos) e preferiva invece l’appel­lativo di Madre di Cristo-uomo (chri­stotokos), fu condannato come eretico; e da quel momento in poi ebbe inizio un vero culto della Vergine.

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Otranto, Chiesa di S. Pietro, interno (da Puglia Preromanica, a cura di G. Bertelli, con contributi di G. Bertelli e M. Falla Castelfranchi, Milano 2004)

Come s’inserisce il Sud d’Italia nel contesto del culto mariano?

Per quanto riguarda le chiese de­dicate alla Vergine il Sud fu veramente all’avanguardia. Abbiamo un docu­mento del ‘600 appartenente a un ca­nonico in cui si accenna alla cattedra­le di Capovetere (Caserta) dedicata alla Vergine da Simmaco, vescovo at­testato nel 431. Il canonico eseguì un disegno in cui si vede l’abside con la Madonna in trono con bambino e nella sottostante fascia decorativa è apposta l’iscrizione: “Sanctae Mariae Sym­machus Episcopus”, da cui s’intuisce chiaramente il committente.

In Terra d’Otranto alcune emergen­ze architettoniche testimoniano ancora l’arte paleocristiana o alto­medievale. Particolare devozione interessava la Vergine: può indica­re qualche esempio pugliese?

Si potrebbero menzionare, ad esem­pio, la cattedrale di Siponto o quella di Trani. In quest’ultima furono compiuti una serie di scavi negli anni ‘70 dalla Sovrintendenza di Bari con la collabo­razione di una studiosa tedesca, che quale scoprì delle cassette in cui furo­no rinvenuti dei frammenti, in alcuni casi anche piuttosto grandi. C’erano, pure, parti di un affresco meraviglioso con colori freschissimi che raffigurava la Madonna con Bambino e due Magi. L’affresco è pochissimo noto, perché la notizia del rinvenimento fu pubblicata su una rivista tedesca che non aveva larga diffusione in Puglia.

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Casaranello, Chiesa di S. Maria della Croce, interno, ultimo pilastro a settentrione. Vergine con Bambino (da Puglia Preromanica, op. cit.)

Al periodo paleocristiano risalgo­no alcuni modelli di mosaico. An­che a Casaranello, in S. Maria della Croce, l’abside con la volta a botte e la cupola sono decorate con mo­saici. Cosa ha scoperto nelle im­magini mariane rinvenute?

Casaranello è dedicata alla Ver­gine sicuramente a partire dal X sec. come testimonia l’iscrizione studiata da Jacob sulla figura della Vergine con Bambino presente sul primo pilastro a sinistra di fronte al presbiterio, che parla di una seconda consacrazione della chiesa da parte di un vescovo di Gallipoli (Casaranello ha sempre dipeso da Gallipoli). Inoltre, io ho le­gato l’alta qualità della costruzione, la presenza di un mosaico parietale, che è certo un’opera costosa perché le tesse­re sono d’oro, ad una committenza im­portante. Tuttavia, l’iconografia è solo in parte simbolica. Mi chiedevo, infatti, come mai comparisse la croce in ag­giunta all’intitolazione alla Vergine e ho ipotizzato che questo edificio, raf­finatissimo e di altissima qualità, cu­stodisse una reliquia della vera croce e allora, allargando l’indagine all’Italia meridionale, ho riscontrato che effet­tivamente a quei tempi circolavano frammenti della Croce.

Fatima Grazioli

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