Pubblicato in: Lun, Giu 1st, 2015

Dai Reparti Ospedalieri… Storie di Sofferenza

La testimonianza della Dott.ssa Paolelli. La storia di Giulio e Antonio, due fratelli riuniti dalla stessa sofferenza.

“L’OMAGGIO FLOREALE DELLE DUE VEDOVE UN GRANDE SEGNO DI PACE” 

Nell’epoca delle te­rapie mirate, della terapia genica e della diagnostica supersensibile dare un segnale di speranza ai malati di cancro sarebbe stato utile, ma banale e poco rispettoso nei confronti di co­loro che non ce l’hanno fatta o che continuano a lottare contro una malattia avanzata e non guaribile. Così la mia riflessione è andata ai tanti pazienti che affrontano quotidianamente le sofferenze con dignità, amor proprio e rispetto verso se stessi e i loro cari, a quelli che mettono a frutto piena­mente e consapevolmente quella settimana o mese o anno offerti loro. Se le nostre cure possono permettere ad una madre di veder sposare il figlio o ad un padre di ve­dere la figlia diventar dottore allora vuol dire che il nostro lavoro è stato utile. Tra le tante storie vi racconto quella che più mi ha colpito per la forza e la determinazione del­le famiglie coinvolte; luoghi e nomi sono di fantasia, la vicenda è vera. Nati e cresciuti sotto lo stesso tetto, divisi in gio­ventù dall’orgoglio e dalla incapacità di comunicare, Giulio e Antonio dopo 30 anni si ritrovano a dividere la stessa stanza d’ospedale in un reparto di oncologia.

loretta

Eppure le mogli, che avevano sempre continuato a fre­quentarsi in segreto, si erano raccomandate che i due non si incontrassero perché sa­rebbero state scintille. Infatti quel pomeriggio i due fratelli sono passati in pochi minuti dall’indifferenza, all’aria di sfida, alle parole grosse e se ne avessero avuto le forze sarebbero arrivati alle mani. Quello che le mogli ci aveva­no prospettato era stata solo una rosea previsione. Giulio combatteva con il tumore al polmone già da un paio d’an­ni; con determinazione, forza d’animo e spirito di sacrificio aveva vinto tante battaglie ma ora era consapevole di star perdendo la guerra. An­tonio, dal canto suo, qualche anno fa si era illuso di aver sconfitto il cancro all’in­testino ma, ora che si era ripresentato il “male”, era consapevo­le che stava prendendo il sopravvento sulla sua vo­glia di lottare. Entrambi ave­vano lavorato duro, prima in Svizzera e poi ad Ara­deo avevano continuato l’uno a fare il muratore l’al­tro l’idraulico finché, una vol­ta “sistemati” i figli, si erano dedicati alla campagna. Circa un anno dopo le due vedo­ve mi vengono a trovare in ambulatorio portandomi un piccolo omaggio floreale. I loro mariti erano morti quasi insieme accanto stringendosi la mani. La condivisione del dolore aveva liberato la loro mente dalla nebbia dell’orgoglio e della vanità, e così avevano compreso di aver buttato via decenni conducendo vite parallele. Nonostante il finale tragico leggo negli occhi delle mogli soddisfazione e serenità e i fiori regalati assumono così un significato nuovo e più profondo.

 Loretta Paolelli

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