Depressione/Quando la Speranza lascia il posto alla Disperazione
Nel 2011 più di 2 milioni d’Italiani usavano antidepressivi. La sensazione è che nel tempo il fenomeno sia in forte aumento.
Come detto in un recente articolo del quotidiano Avvenire, gli italiani hanno una vita sempre più lunga e la speranza di essa alla nascita è ormai di 85 anni per le donne e di 80 per gli uomini. Ma si accresce la percentuale di patologia e croniche, che si protraggono a lungo e non una alla volta, ma in forma plurima. Aumenta soprattutto il disagio psicologico e mentale, specialmente tra i giovani con meno di 34 anni, tra gli stranieri, tra le donne e i disoccupati, tra gli abitanti del Settentrione. Il disturbo prevalente è la depressione, che tocca secondo l’Istat 2.600.000 persone e più della metà sono donne. Anche 1 anziano su 5 soffre di depressione. Per l’Aifa, cioè l’Agenzia del farmaco, l’acquisto degli antidepressivi in Italia è lievitato dal 2004 del 4,5% all’anno. Il Censis ha rilevato tra il 2001 e il 2009 un aumento del 114%. Il Cnr ha registrato per il 2011, che 5 milioni di italiani usano tranquillanti ed ansiolitici, 4 milioni i sonniferi e 2,2 gli antidepressivi. Negli ultimi tempi si denota un peggioramento della situazione, in modo precipuo a causa del cambiamento a livello sociale: anziani soli, stranieri sempre più isolati, stallo della crescita e principalmente egoismo autoreferenziale e indebolimento dei legami.
Alla psicologa dott.ssa Giovanna Arena abbiamo posto alcuni quesiti su questa diffusa patologia.
Cos’è la Depressione?
La Depressione fa parte dei disturbi dell’umore ed è caratterizzata dalla tristezza.
Quali sono le cause?
Essa è attivata dalla percezione e dalla rappresentazione della perdita di un bene e si associa alla sensazione di mancanza fino ad arrivare alla disperazione. La tristezza ha un obiettivo specifico: ritrovare il bene perduto. Le cause determinanti tale patologia sono una combinazione multifattoriale: cause genetiche, biologiche, psicologiche ed ambientali.
Quali sono i sintomi e come si manifesta?
L’intensità della tristezza dipende dal valore che l’individuo assegna al bene perduto, agli scopi che compromette e alla valutazione del proprio potere di recuperarli. La consapevolezza del bene perduto, che si acquista dopo un breve periodo di stordimento e di incredulità, è accompagnata da intenso dolore, angoscia, ansia, collera. Lo stato mentale denota un vissuto di pericolo. La persona tende a reagire con collera verso chi vuole ricordarle la realtà della perdita e la necessità di accettarla proponendole altre possibilità. Nella depressione maggiore (per distinguerla dalla minore per quantità, intensità e durata) i sintomi sono apparsi almeno da due settimane con compromissione del funzionamento affettivo, sociale, lavorativo e di altre aree importanti: mal di vivere, calo degli interessi, rapporto con il cibo ed il sonno, facile stancabilità, ridotta progettualità etc.
Qual è il decorso?
La durata del malessere e di circa sette-otto mesi e si differenzia nelle manifestazioni sia per cultura che per aree geografiche. Nell’esperienza di pedita, la speranza di recuperare o sostituire il bene perduto si alterna alla disperazione di poterci riuscire.
Come si supera?
I meccanismi che permettono di uscire dall’altalena sono abbassamento della valutazione del bene perduto e/o l’accettazione della perdita con conseguente riorganizzazione del proprio progetto esistenziale, dei propri scopi di vita alla luce della perdita avvenuta. Al soggetto malato gli specialisti propongono un trattamento farmacologico combinato con una terapia psicologica tendente a favorire l’elaborazione dei vissuti emotivi profondi e la ipotetica già prevista ristrutturazione della personalità.
Quanto possono incidere sulla guarigione gli affetti, l’amicizia sincera, il lavoro, la correzione fraterna, la pratica della speranza cristiana e una buona guida spirituale?
Molto. Spesso si dimentica che per l’individuo percepire un recinto umano, dare fiducia umana alla famiglia, alle persone care, ad un amico può ridurre lo spazio della tristezza patologica. La fede in Dio aumenta le risorse per combatterla, può stimolare la pienezza del vivere (senso delle cose, progetto esistenziale ricco…). Così anche l’appartenenza ad un gruppo, la possibilità di dare senso alla sofferenza, di guardare Dio Padre che ci vuole bene e ci chiede di condividere la Sua felicità nel Cielo.
Sonia Marulli


















