Dopo il Messaggio dell’Arcivescovo/Governare tutti insieme la Città terrena
Tre riflessioni sui temi proposti da Mons. D’Ambrosio al termine della Processione dei Santi Patroni di Lecce.
Gli Immigrati/Non si può pensare che da un giorno all’altro le persone smettano di arrivare
POCHE PAROLE E RISPOSTE CONCRETE DA UNA CHIESA SEMPRE IN PRIMA LINEA
“Non possiamo non pensare a quanto sta accadendo ogni giorno sul nostro Mediterraneo. A differenza di deliranti, offensivi e gratuiti insulti di qualche pubblico servitore dello Stato, noi credenti e i tanti uomini e donne di buona volontà, continuiamo ad accogliere, vestire, dar da mangiare, amare, questi poveri, disgraziati e infelici fratelli che bussano alle porte del nostro Paese e dei nostri cuori”. Bene ha fatto il nostro Arcivescovo a richiamare l’attenzione sui servizi che la Chiesa offre per coloro che soffrono, nell’omelia conclusiva della solenne processione di Sant’Oronzo. Non solo parole, anzi poche parole e risposte concrete alle povertà che oggi gridano giustizia. La voce degli immigrati giunge alle orecchie di ognuno di noi ma quanti facciamo finta di non sentire. La Chiesa di Lecce ha sempre aperto le porte per accogliere coloro che giungevano sulle nostre terre, li ha vestiti, dato loro da mangiare, amati. Come ci dice papa Francesco, tra le tante forme di migrazione c’è quella dovuta al maltrattamento della Terra. Persone che abitavano in luoghi ricchissimi sfruttati fino all’osso dalle multinazionali o sporcati dai nostri rifiuti; la terra non è povera perché infruttuosa, ma è resa povera da alcune scelte politiche di tornaconto sfacciatamente egoistico. Così anche gli uomini vengono resi poveri da comportamenti e scelte economiche che vanno a tagliare le gambe alle persone, ai loro sogni, costringendole a fuggire lasciando affetti e i pochi beni. E poi Gesù ce lo ha detto: ‘Ero forestiero e mi avete accolto’. Non dice ‘ero forestiero coi documenti’. Io non sono chiamato a chiederti da dove vieni, ma almeno a farti subire il minor danno alla tua dignità. Ma, ci devono essere delle politiche intelligenti; i risultati delle politiche migratorie in Italia finora non sono stati idonei proprio perché non si è voluto guardare lontano.
Il vento non si può fermare e non si può pensare che da un giorno all’altro le persone smettano di arrivare. Bisogna andare oltre l’emergenza e guardare all’immigrazione come un fatto ordinario. In questa luce nuova la legge Bossi-Fini va rivista, perché è stato riconosciuto ormai da tanti che così com’è non può essere mantenuta, la prova sono i risultati che ha dato. La questione dell’immigrazione non può essere affrontata più solo come una questione di muscoli e di lavoro ma bisogna partire dall’integrazione. E la legge dovrebbe aiutare a costruire questa mentalità. Ricordando le parole di Papa Francesco “Bisogna passare dalla cultura dello scarto a una cultura dell’incontro e dell’accoglienza: un cambiamento culturale richiede la responsabilità di tutti”. L’Italia, inoltre, ha bisogno di una legge sull’asilo e sulla protezione internazionale. Non possiamo non tutelare coloro che fuggono da guerre, persecuzioni, dopo anche anni di carcerazione e deportazione. La loro storia è la nostra storia. L’Italia non può pensare il proprio futuro, senza costruire prospettive di tutela e protezione internazionale di molte persone in fuga, senza una rete strutturata e organica di accoglienza, senza una specifica legge sull’asilo e la protezione internazionale. L’Europa non può abbandonare i Paesi del proprio confine a una gestione improvvisata, provvisoria di un flusso di rifugiati e richiedenti asilo che cresce quotidianamente. Il nostro Paese non può dimenticare che in diverse stagioni dei 150 anni della propria storia, molti uomini di cultura, politici, famiglie, uomini e donne, giovani hanno trovato rifugio e protezione in altri Paesi, in altre regioni. Il diritto d’asilo rimane uno strumento fondamentale per costruire democrazia e non può essere salvaguardato oggi senza un impegno e una prospettiva giuridica condivisa a livello europeo e internazionale. Papa Francesco ha scelto Lampedusa come meta del suo primo viaggio, proprio per mettere al centro del suo pontificato l’accoglienza agli immigrati, recentemente ha chiesto “perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”. Ascoltando l’appello del Papa e l’invito del nostro Arcivescovo continuiamo a servire ed accogliere i fratelli che giungono sulle nostre terre.
Vinicio Russo

















