Dopo il voto/Comuni e volontariato: quale rapporto?
L’arretramento del sistema pubblico nel campo dell’assistenza sociale è un fatto ormai rilevante e molto evidente: basti pensare che la percentuale dei servizi gestiti direttamente dai Comuni è attestata alla media del 42% su scala nazionale, con una quota che al nord-ovest è scesa al 24,2% mentre al sud si eleva fino al 54%. “Il dato di fondo è che cresce il ricorso alle convenzioni con il volontariato a seguito di un quadro normativo che sollecita ormai da anni i comuni alle dismissioni dei servizi in gestione diretta a favore dell’affidamento a soggetti terzi per ridurre i costi. Nel giro di un solo anno il crollo della gestione diretta dei servizi sociali nei comuni è stato di ben 6 punti, dal 48% del 2010 al 42% del 2011.
Prova ne è anche la notevole riduzione del personale in servizio che nel giro di tre anni si è contratto del 6,6%”, come rileva Michele Mangano, presidente dell’Auser, ente nazionale di assistenza. Nell’analisi delle tendenze in atto negli enti locali, “le prestazioni sociali, quali assistenza domiciliare agli anziani e servizi per l’infanzia, vengono erogate sempre più frequentemente attraverso contratti di lavoro atipici. Inoltre, per i forti limiti imposti alle assunzioni pubbliche, i comuni ricorrono sempre più a ‘prestazioni occasionali’ che retribuiscono anche mediante i ‘buoni lavoro’, voucher, come lavoro accessorio”, rileva il presidente dell’Auser che ha evidenziato che La critica che viene dal Rapporto consiste nel fatto che “attraverso questa forma contrattuale spesso l’amministrazione comunale può nascondere l’uso sostitutivo e non integrativo del personale selezionato”.
“Si ha l’impressione – ha detto Montemurro responsabile del rapporto e direttore di Ires – che negli ultimi mesi sia cresciuto in modo considerevole il ricorso alle organizzazioni di volontariato, allo scopo di contenere la spesa sociale a fronte della progressiva riduzione delle risorse pubbliche, tenendo conto del fatto che tali organizzazioni si avvalgono di solito di prestazioni volontarie e gratuite dei propri soci”. Emerge così il dubbio che i comuni di fatto si appoggino sempre più al no-profit e al volontariato per motivi di ristrettezze economiche crescenti e non perché convinti della bontà del coinvolgimento di tale energie di volontariato popolare, che comunque ha bisogno di una precisa regolamentazione e valorizzazione.
Luigi Crimella















