Emergenza Xylella/Perché combatterla? Perché debellarla?
La Strage degli Ulivi/Il dovere di contenere il disastro e di ottemperare agli impegni richiesti dalla legislazione comunitaria.
Perché occorre debellare o combattere la Xylella? Per due motivi apparentemente diversi, ma strettamente concatenati. Il primo motivo di ordine pratico, secondo in ordine gerarchico, è che Xylella è un organismo patogeno strettamente associato alla gravissima fitopatia che sta danneggiando gli uliveti salentini, l’ormai famigerato “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo”. Quando dico “strettamente associato” intendo che in tutti i focolai epidemici di disseccamento intercettati o segnalati troviamo sempre il batterio, mentre nelle numerose migliaia di piante analizzate in aree dove non si osserva disseccamento Xylella non è stata mai trovata. In patologia vegetale la semplice associazione riferita a pochi casi non è una prova della patogenicità, ma in questo caso abbiamo quasi ventimila test negativi su altrettante piante asintomatiche e circa 600 test positivi su altrettante piante con disseccamento, e questo vorrà pur dire qualcosa! E non lasci ingannare il numero, 600 positivi (582 al 4 marzo, con tendenza a rapida crescita) è solo un indicatore di un numero di piante infette enormemente più grande, infatti quando nel monitoraggio si intercetta un focolaio di disseccamento si campionano solo poche unità, per confermare che c’è Xylella, sarebbe un inutile spreco di risorse fare analisi a tappeto.
Il secondo motivo, ma primo in ordine gerarchico, è che Xylella è un patogeno da quarantena dell’allegato I della Direttiva Comunitaria 2000/29, ossia un organismo non presente in Europa, la cui introduzione è assolutamente vietata e la sua malaugurata introduzione deve essere obbligatoriamente affrontata dallo Stato Membro interessato con azioni di eradicazione o, laddove questa non sia tecnicamente perseguibile, contenimento. Oltretutto, la stessa Unione Europea ha “certificato” la pericolosità del batterio per bocca del suo consulente, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), mediante il rapporto sulla valutazione del rischio Xylella pubblicato all’inizio di quest’anno, è un rapporto per la cui stesura è stata rivoltata come un calzino tutta la bibliografia scientifica esistente. Quindi Xylella è già noto come organismo altamente pericoloso, indipendentemente dalle ulteriori indicazioni che verranno dallo studio del ceppo presente in Salento. Per concludere, la necessità di combattere Xylella deriva sia da questioni di opportunità, ossia dal dovere di tentare il contenimento e l’ulteriore espansione di questo disastro, che dal dovere di ottemperare a degli impegni che ci vengono dalla legislazione comunitaria, impegni che l’Italia ha preso in tempi non sospetti. Oltretutto, se qualcosa del genere stesse accadendo in Grecia o in Spagna, noi adesso staremmo a pretendere da loro azioni di controllo incisive ed immediate. Per esempio quando qualche tempo fa in Portogallo è emerso un problema con un altro organismo da quarantena, un nematode del pino, l’Unione Europea ha preteso misure draconiane ed il Portogallo le ha attuate. Provate ad immaginare quali siano adesso le aspettative dei Portoghesi sul nostro caso.
Donato Boscia –Responsabile UOS di Bari
CNR – Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante

















