Esami di stato 2012/Ma agli orali lo Smartphone non serve
“Chi di tecnologia ferisce…”. Alle novità ministeriali telematiche di quest’anno fanno da contraltare i tentativi di alcuni studenti di fotografare le tracce con cellulari e palmari di ultima generazione.
Le due novità: invio delle prove e verbalizzazioni, tutto online.
E nella prossima edizione, un test Invalsi al posto della terza prova.
Esami di stato al giro di boa: finite le correzioni dei tre scritti, per la totalità delle commissioni hanno preso il via gli orali. Questa edizione è stata caratterizzata da due novità: l’invio delle prove in forma telematica e la verbalizzazione delle operazioni on line, attraverso l’applicativo Commissione Web.
Il ministro Profumo si è, a giusto titolo, dichiarato soddisfatto di come tutto sia andato per il meglio e di come plico digitale abbia consentito di avere “tempi ridotti e ulteriormente migliorati con la seconda prova”. Ministro che che ha affermato che è “stata una dimostrazione del fatto che con un po’ di fiducia e di ottimismo si può veramente modernizzare il Paese”. La nuova modalità gestionale cambia nella sostanza solo un po’ il volto di questo appuntamento che chiude l’adolescenza e apre le porte all’età adulta. Per il resto attese ed emozioni dei ragazzi restano le stesse di sempre.
Così come la tentazione di trovare il “salvagente”. Anche quest’anno puntuale l’invito a Presidenti e Commissari ad esercitare una vigilanza attenta per far rispettare l’assoluto divieto dell’uso di palmari, smart phone e di quant’altro di “elettronico” è in grado di “andare in rete”. In ogni caso, su siti studenteschi e social network, le prime traduzioni sono arrivate prestissimo assieme a numerose foto delle tracce scattate in aula in barba al divieto di portare con sé cellulari o palmari. Il sito Skuola.net ha però sminuito la portata del fenomeno: uno dei responsabili, in una intervista rilasciata dopo la seconda prova, ha dichiarato che quest’anno le segnalazioni sarebbero state “solo una ventina provenienti da telefoni, fra mms e e-mail, contro le circa 50 arrivate nel2010”.
E poi il “quizzone”, vale a dire la terza prova, preparata dalle commissioni. Per questa prova – a carattere pluridisciplinare, riguardante 4/5 materie dell’ultimo anno – le commissioni possono scegliere una delle tipologia previste dalla Norma: trattazione sintetica, quesiti a risposta singola, quesiti a risposta multipla. Una vera trappola per i ragazzi perché si rischia spesso l’effetto domino, dovuto alla inveterata abitudine di guardare il compito dell’altro. Quest’anno potrebbe però esser stata l’ultima volta con la terza prova predisposta dalle commissioni. Dal prossimo potrebbe infatti, almeno in via sperimentale, essere sostituita da un test a carattere nazionale predisposto dall’Invalsi, come avviene per i ragazzini della terza media.
Si otterrebbe lo scopo di ottenere un quadro complessivo sulla preparazione degli studenti in uscita dalla scuola secondaria, più di quanto non sia possibile con le altre due prove a carattere nazionale. Ed ora si è agli orali, sulla gran parte delle materie ma solo quelle rappresentate dai commissari esterni e interni. La gran parte delle commissioni chiuderà i lavori entro il 15 luglio e la pubblicazione dei risultati avrà l’ultima coda di rito: il confronto dei voti e il giudizio sull’operato della Commissione. Ma sarà per i quasi 500mila maturandi di quest’anno l’ultima occasione nella quale dimenticare che gli esami, quelli veri, iniziano il primo di settembre 2012 e, da allora, per tutti, non finiranno mai!
Loderana Di Cuonzo
“Mi ritorni in mente”/Sulla cattedra i telefoni al posto delle “cartucciere”
Quattro materie orali di cui una scelta dalla commissione
Io sono un insegnante di scuola secondaria di primo grado e ieri l’altro, recatomi a scuola per dare il mio ‘in bocca al lupo’ ai ragazzi di terza media che stavano per iniziare il loro primo esame della vita, il mio sguardo è caduto su una sfilza di cellulari che erano appoggiati sulla cattedra… come sono cambiati i tempi! Una volta, circa trent’anni fa, l’unica cosa che gli insegnanti avrebbero fatto sarebbe stato quello di controllare se al posto della cintura avessimo avuto la ‘cartuccera’: specie di cinta dei pantaloni in cui venivano inseriti temi scritti su foglietti e fotocopiati con caratteri talmente piccoli che ci sarebbe voluto una lente d’ingrandimento per poterli leggere e questi il giorno dopo sarebbero stati sostituiti da regole di geometria o matematica e successivamente da regole di grammatica inglese! In quei cellulari ho rivisto le ansie, le paure, le incertezze e le prospettive dei miei esami di maturità! Indipendentemente dall’età, gli esami sono sempre gli esami! Non posso dimenticare le notti precedenti agli esami e lo studio effettuato con tutti i metodi possibili pur di cercare di ricordare i concetti o le regole imparati. Ma chi può scordare la difficoltà a intraprendere il ‘percorso’ per indurre gli esaminatori a fare le domande più semplici e conosciute. I nostri esami di maturità (“nostri” perché generazioni di ragazzi hanno vissuto intensamente questi giorni) erano diversi rispetto a quelli di oggi: vi erano quattro materie orali, di cui due a scelta, e due materie scritte. Il clima non era dei più belli anche perché il rispetto e la paura che ci veniva inculcata verso gli esaminatori esterni ed il presidente della commissione d’esame era come quelli di un film d’orrore!
Personalmente non potrò dimenticare l’esame orale di greco: dovetti imparare la lettura e la traduzione greca della tragedia di Euripide ‘La Medea’: un’avventura allo stesso tempo terribile e bella!
Lo rifarei? Certo! Al termine mi parve di aver affrontato una battaglia incredibile da cui, uscitone vincitore, le ferite rimaste divennero presto solchi in cui venne seminata la gioia di vivere e di scoprirsi un po’ più uomini: si aprivano dinanzi a me nuove prospettive che mi avrebbero portato alla piena maturità della vita. Cari ragazzi, non abbiate paura di affrontare le prove della vita: gli esami non sono che il preambolo di ciò che vi aspetta! Non c’è vita che non sia vera, profonda e felice se non provata al fuoco del crogiolo!
Donatello Lezzi
“Mi ricordo che anni fa”/Dodici ore al giorno sui libri per prepararmi da privatista
Correva l’anno1967. Inseminario la maturità classica
I ricordi sul mio Esame di Stato risalgono ad un po’ di tempo fa, ossia al 1967, quando conseguivola Maturità Classica.Quello che più facilmente mi ritorna alla mente, come in un film, è la fase di preparazione, molto impegnativa. Perchè riguardava il programma di tre anni interi su cui dovevo essere interrogarto e non soltanto il 3° anno, con riferimenti al programma del 1° e 2°, come accadeva invece agli Studenti del Liceo Palmieri dove andavo a sostenere la prova. Infatti, mi presentavo come privatista, perché avevo studiato in Seminario, dove, pur avendo superato gli esami del 1° e 2° anno, tuttavia questi non erano roconosciuti dalla Scuola Statale, e se volevo avere un Diploma dovevo essere interrogato sui programmi interi dei tre anni. Era una fatica oltre che per gli Alunni anche per i Docenti. Preparavo l’esame con don Adolfo Putignano, anche lui privatista, e studiavamo insieme nel garage di casa mia, per circa12 ore al giorno. Tale preparazione, così intensa durò circa un mese, ma portò i suoi frutti.
Mario Bisconti
“Notti di lacrime e preghiere”/Con D’Annunzio a lume di candela
La gioia di aver finito: in realtà era appena cominciato
Nottate sui libri,“a lume di candela”, speranza di un suggerimento per la prova di matematica; l’atteso tema di italiano, quattro o cinque temi, non ricordo. Sapevo che avrei scelto l’attualità, per mettere nero su bianco le mie idee. Ricordo il tragitto con mia madre, prima tifosa, i banchi uniti a ospitare la commissione e il presidente tutti esterni,tranne uno, io con i miei libri, la faccia imbalsamata dei professori i e i miei compagni, a fare il tifo. La mia voce intrepida e sicura sulla poetica di D’Annunzio, ma bassissima per paura di sbagliare il collegamento filosofico e la domanda trabocchetto di fisica, inevitabile nonostante una tesina rodata. E poi la gioia di aver finito, in realtà era appena tutto cominciato!”.
Andrea De Mitry















