Pubblicato in: Sab, Lug 4th, 2015

Esperienze/Don Franco… Il Servizio prima della Carriera

Cappellano Militare Capo dell’Esercito Italiano della Sezione di Lecce, da pochi mesi in Congedo. 

È terminata da poco la celebrazione eucaristica delle ore 9.00 nella parrocchia “San Vincenzo de’ Paoli” a Lecce e sul sagrato mi viene incontro un uomo in camicia blu che dà subito l’idea di un uomo buono, con una grande espe­rienza alle spalle. Esperienza … pastorale. Lui, infatti, è don Franco Minerva, 3° Cap­pellano Militare Capo nell’E­sercito della Sezione di Lecce, da pochi mesi in Congedo. É un uomo molto concreto e semplice, nato a Surbo in una famiglia in cui “il pane non si buttava e se qualora si doves­se gettare, si baciava” ricorda nostalgico. Mi fa accomodare in sacrestia, dove comincia con forte commozione a nar­rare la sua vita. I “chiari segni di squilibrio mentale”, come li definisce lui stesso, li dimostrò allor­quando nel 1965 manifestò il desiderio di entrare in se­minario. “Fu una scelta quasi improvvisa e sorprendente”, ricorda lui stesso, “nonostante già da ragazzo dimostravo una particolare predisposizio­ne per ciò che sarebbe stato il Sacerdozio. Infatti, nella mia Parrocchia d’origine a Surbo, ero il responsabile dei chieri­chetti, preparavo le liturgie, ne curavo il decoro e la solen­nità; ma non pensavo neanche lontanamente alla possibilità di diventare sacerdote”. Non molto avvezzo agli studi ma uomo pratico ha però sempre nutrito un particolare amore per i giovani e per don Toni­no Bello con il quale ha intes­suto un profondo rapporto di amicizia. “Fu così che, letteralmente, dall’oggi al domani entrai in Seminario”. Qui, i suoi occhi, divenuti rossi, s’imperlano di lacrime di commozione al ricordo del suo ingresso in se­minario. “Era il 15 settembre quando entrai nel Seminario Vincenziano di Lecce presso la Parrocchia ‘Santa Maria dell’Idria’. Dopo quell’anno, mi trasferii per cinque anni a Napoli, dove frequentai il Liceo. Giunto il momento di studiare Teologia, feci un anno di studi al Collegio delle missioni estere ‘Brignole- Sale-Negrone’ di Genova. Terminato quell’anno, i restanti quattro li frequentai a Napoli”.

Don Franco Minerva

Fu così che il 29 giugno 1978 don Franco fu  ordinato presbitero da mons. Francesco Minerva, allora Arcivescovo Metropolita di Lecce. Dopo un’esperienza da educatore nel Seminario Vincenziano di Lecce, fu inviato come viceparroco alla parrocchia leccese “San Giovanni Maria Vianney” dove è rimasto fino al 1987, anno della nomina a cappel­lano militare della sezione di Lecce. É così che don Fran­co racconta la sua nomina “mons. Mincuzzi, all’epoca Arcivescovo Metropolita di Lecce, doveva scegliere un cappellano militare per Lecce ma, avendo ricevuto il dinie­go da parte di due presbiteri, scelse me, non senza difficol­tà, per svolgere questo mini­stero. In realtà, fui io stesso che mi proposi come nuovo cappellano. Così Il 14 ottobre 1987 iniziò ufficialmente il mio ministero di cappella­no militare, nella Caserma ‘Nacci’, tramite decreto del Presidente della Repubblica e disposizione dell’allora Ordinario Militare (il Vescovo dei militari), mons. Gaetano Bonicelli. Non fui incardina­to nell’Ordinariato Militare, Diocesi extraterritoriale, ma in esso vi prestai comunque servizio pastorale”. Tanti sono i ricordi che affiorano in don Franco, i quali generano in lui forte coinvolgimento emotivo; infatti, così racconta visibilmente emozionato “Un momento importante nel mio ministero che come ricordo si è aggrappato da allora a uno scoglio del mio oceano interiore è stato la celebra­zione delle Cresime in Caser­ma.

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Mons. Luigi Protopapa, allora Vicario Generale della Diocesi di Lecce, era intro­vabile e così chiamai subito al mio ordinario militare, il quale diede la sua autorizza­zione perché amministrassi io stesso il sacramento della cresima. E fu la prima di ben 350 cresime da me ammini­strate”. Non sono però solo belli i ricordi che come tas­selli hanno composto il vasto mosaico dell’esperienza “mi­litare” di don Franco; infatti, in ben trent’anni di ministero in caserma, ha vissuto tanti momenti tristi “il mio cuore è stato ripetutamente trafit­to ogniqualvolta giungeva dall’estero la notizia della morte dei nostri militari. Io, in questi casi, insieme agli psicologi mi recavo presso l’abitazione dei genitori dei caduti per dare loro la notizia; sono stati momenti tragici che mi hanno segnato. Sono stato, purtroppo, spetta­tore inerme anche di un pre­sunto suicidio di un militare leccese di cui ancora non tut­to è stato chiarito”. Don Fran­co ha esercitato un ministero, un ruolo all’interno della ge­rarchia militare ma soprattut­to, lo dice lui stesso, ha fatto da genitore a tutti i giovani militari della Caserma “ero io che la sera rimboccavo loro le coperte, li consolavo, li accompagnavo in infermeria qualora ce ne fosse bisogno. Ero il loro unico punto di ri­ferimento e mi stimavano tan­tissimo. Tanto che, molti di loro, ancora oggi mi telefona­no”.

Don franco

Don Franco non ha mai utilizzato la sua carica mili­tare per infliggere punizioni se non in alcuni casi gravi. Così racconta, con le lacrime agli occhi, un grave episodio: la profanazione del SS. Sa­cramento “Dopo tre mesi dal mio arrivo in caserma, ci fu la profanazione della santa euca­restia da parte di un giovane militare che si scoprì essere affiliato alle sette sataniche e malato di dissociazione psichica. Rincontrai lo stesso giovane, tempo dopo, a Bari nella parrocchia “S. Marcel­lo” e appena mi vide, mi rico­nobbe, e confessò che stava per commettere nuovamente un atto sacrilego nei confronti dell’eucarestia. Riuscii a im­pedire il sacrilegio e, con il sostegno dei genitori, accom­pagnai il giovane in comunità e così grazie anche al mio aiuto il militare guarì”. Tanti i viaggi all’estero seguiti all’ac­cadere di incidenti gravissimi. Sorge, poi, istintiva e anche maliziosa la domanda circa la difficoltà di conciliare carriera e ministero, ma lui risponde, con orgoglio e convinzione “Ho sempre inteso il mio ruo­lo tra i militari come un mini­stero, un servizio e mai come opportunità per fare carriera. Tra l’altro, devo confessare che non mi curavo mai di sapere a quanto ammontava il mio stipendio mensile”. Don Franco ha, nelle sua esperien­za trentennale, educato, gui­dato, curato i giovani militari; ma grazie al suo esempio e al discernimento che operava insieme coi giovani militari, ha donato tante vocazioni sa­cerdotali e matrimoniali alla Chiesa “Nel mio interloquire coi militari, insistevo molto sul tema della vocazione. E così, forse anche grazie a me, sono nate ben dieci vocazioni alla vita sacerdotale e religio­sa”.

Simone Stifani

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