Pubblicato in: Ven, Ott 30th, 2015

Finché morte non vi separi… Preparare i fidanzati all’Amore eterno

Grande è la posta in gioco! Oggi più che mai è necessario coltivare e trasmettere la cultura dell’amore, promuovere la cura della vita e la difesa del creato. Luogo privile­giato in cui ciò si realizza è la famiglia, cuore e motore della società. Da qualche anno si è voluto dare una nuova impostazione ai corsi per nubendi. Si è prefe­rito chiamarli “cammino di fede” o “percorso di fede” che non hanno come meta solo il matrimonio, ma sono propedeutici per la vita sponsale: “finché morte non vi separi”. È possibile, oggi, un programma di questa por­tata? Può una coppia che si appresta al matrimo­nio prevedere con certezza di rimanere unita e decidere di fare un passo senza dubbi, paura del futuro “finché morte non vi separi”? Sì, è possibile se si accende nei cuori dei giova­ni l’entusiasmo della fede, se si riscopre il vero senso del matrimonio, se si accetta la vocazione come “chiamata” dall’Alto, dal Padre, Fonte dell’Amore. È a questo Amore che si attinge la fedeltà, la certezza, la gioia e il superamento dei limiti umani sin dal fidanzamento, tempo di grazia, per coronare il progetto d’amore davanti al Signore il giorno delle nozze. Il sacramento del matrimonio cristiano riveste gli sposi della po­tenza divina che rafforza il vincolo, lo protegge e lo guida 24 ore su 24, “finché morte non vi separi”. Solo con Dio si possono fare programmi, altrimenti il rischio del matrimonio è grande, potrebbe naufragare. Cosa può fare la Chiesa? Cosa può offrire la Chiesa? Che mezzi ha per aiutare, sostenere i nubendi? Basterebbe attuare il Magistero della Chiesa: mettere in pratica la preparazione remota: sensibilizzando i genitori e dando l’incarico ai catechisti di formare i cuori e il carattere dei bambini con semplici, necessari messaggi alla coerenza, alla fedeltà, all’impegno, al dono. I ragazzi, proseguendo il percorso formativo cattolico, sono aiutati a maturare le loro scelte con serenità, giudizio e soprattutto a decidere con fiducia il futuro contando sull’aiuto del Signore. Purtroppo i media hanno sostituito la preparazione all’affettività con ben altri messaggi che remano al contrario: sesso libero, egoismo, rapporti usa e getta.

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Inoltre, purtrop­po, molte coppie che si accingono a sposarsi hanno vissuto con sofferenza la separazione dei genitori: è necessario infondere coraggio, rispetto verso l’altro, aiuto reciproco, pazienza dell’attesa, dominio di sé, dono gratuito, con­tando sul sostegno della grazia del sacramento. Sì, i percorsi di fede hanno un’importanza fon­damentale se non si limitano a pochi incontri. Dovrebbero continuare la formazione durante l’intero anno liturgico per permettere loro di vivere in coppia le tappe dei tempi forti con meditazioni mirate al loro stato e imparare a pregare insieme. È necessario responsabilizzar­li e abituarli ad essere protagonisti e testimoni della “famiglia bella” nella società. Le esperienze che abbiamo fatto negli anni passati ci hanno dato buoni risultati. Alcune coppie continuano ad incontrar­si anche dopo il matrimonio portando con loro i figli. Hanno chiesto di essere accompagnati spiritualmente dal sacerdote e per consigli pratici da noi. A volte basta ascol­tarli, smussare alcuni aspetti critici perché si evitino rotture o malumori. Sì, i percorsi di fede sono importanti nel periodo del fidanza­mento per consolidare o riallacciare il rapporto con Dio, per far nascere tra le coppie dei nu­bendi amicizie che hanno gli stessi interessi e per scambiare tra loro esperienze quotidiane e arricchirsi vicendevolmente. Quindi l’obietti­vo di questi incontri è lungimirante: preparare i fidanzati all’impegno di amarsi per tutta la vita per sostenersi nelle difficoltà, avere fiducia nel futuro, per essere catechisti dei figli che il Signore vorrà affidare loro e per diffondere intorno a loro l’amore di Dio. 

Luciano e Regina Monticchio

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