I Giovani e il Vescovo s’incontrano in Discoteca/Se in pista l’animatore ha una croce sul petto
Nel cuore della Visita Pastorale un incontro diverso, persino strano. Al Planet di Lequile i giovani delle Parrocchie hanno incontrato il Padre Vescovo. Sguardi, parole, musica, preghiera e poi… balli.
Ha fissato su di noi il suo sguardo e ci ha amati come piace a noi.
“Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”… una domanda di senso, quella del giovane ricco, una domanda come le tante domande chiuse nel cuore dei numerosi giovani e giovanissimi che per una sera si sono messi in gioco lasciando i loro paesi per radunarsi a Lequile a incontrare il loro “maestro buono” in un luogo un po’ insolito per un Vescovo: una discoteca! Nel cuore della Visita Pastorale il nostro Padre Domenico ha voluto, anche lui come Gesù, fissare lo sguardo sui suoi giovani delle Vicarie di Monteroni e Vernole, e amarli. Uno sguardo, come lui stesso ha sottolineato giocando e scherzando col latino, che entra in profondità: “Iesus autem intuitus eum dilexit eum” (Mc 10,21).
Un coro da stadio ha accolto il Padre Vescovo sulle note della bellissima “Emmanuel” e a fargli da corona, tra una riflessione e l’altra, quattro giovani testimoni: Silvia, giovane di AC; Matteo, scout “partente”; i giovani dell’Oratorio di Melendugno e Danilo, giovanissimo alla ricerca del volto vero della Chiesa. Testimoni semplici di storie quotidiane di vita parrocchiale, che però, con la condivisione emozionata della propria esperienza di fede, hanno contribuito a dare un segno di speranza che l’esortazione del caro Papa Giovanni Paolo II a “prendere in mano la nostra vita e farne un capolavoro” non è solo uno slogan da manifesto, ma la realizzazione possibile di un sogno!
E’ stato proprio questo, infatti, questo incontro: un invito a sognare, a fidarsi, a rimettere tutto e tutto sé stessi nella mani di Colui che ancora, per una sera, attraverso le parole del nostro buon pastore, ci esortava: Seguimi! “Padre mio, io mi abbandono a Te… Non desidero altro, mio Dio, perché è un bisogno del mio amore, il donarmi”, le parole di questa preghiera, ora come quella sera, continuino a essere le parole di ogni giovane che nella ricerca del senso vero e bello della propria vita incontra sulla sua strada uno sguardo d’amore per il quale vale davvero la pena scommettere tutto!
Ilaria Quarta
TESTIMONIANZE
ABBIAMO “SCONSACRATO” UNA DISCOTECA
Dovrei essere abituata a vivere incontri e serate come quella passata venerdì 8 giugno al Planet, per l’incontro dei giovani con il Vescovo, perché sin da bambina ho respirato quell’aria di entusiasmo e semplicità che solo momenti così possono donarti. Dovrei esserci abituata, eppure ogni volta rimango sorpresa e colpita. Poteva essere un venerdì come tanti altri, i soliti luoghi, le solite abitudini. E invece, noi eravamo lì, con i nostri vent’anni, i nostri sorrisi, gli abbracci sinceri. E’ bastato che Mauro Stiky iniziasse a parlare ed eravamo già pronti a scatenarci e ballare, come tutti i nostri coetanei fanno abitualmente. Ma per noi, quella sera, c’era un Senso. Infatti, all’arrivo del nostro Padre Domenico, sulle note di “Emmanuel” cantata dai meravigliosi Gemic1, ci siamo stretti forte, cantando a squarciagola la nostra gioia e la nostra lode a Lui. Ed è stato in quel momento che ho capito.
Ho capito che non potrò mai abituarmi all’emozione di vedere tanti ragazzi come me, che con un canto, un abbraccio, le mani intrecciate, ribadiscono la loro scelta, il loro semplice e quotidiano sì. Ribadiscono come anche nei semplici gesti della nostra età, possiamo essere dei puntini luminosi. Ed io, quella sera, sono rimasta abbagliata dalla luce di quelle mani strette. Quella luce che, ascoltando le testimonianze dei ragazzi sulle loro esperienze di vita è riuscita a coprire il senso di inquietudine ed incertezza che da un po’ di tempo mi avvolge. Quella luce che si chiama Speranza.
Ed era questo il senso diverso di quel venerdì, di una lunga serata passata a ballare, sorridere, cantare, “morire di caldo e di entusiamo”. Era il senso del ripetere che noi ci siamo, con le nostre difficoltà, le nostre paure, gli sbagli, i difetti, le delusioni e vogliamo continuare ad esserci, crescendo e unendo le realtà dei nostri piccoli paesi nell’amicizia vera, per essere sale e luce del futuro che ci aspetta. Abbiamo “sconsacrato” una discoteca – come ci ha ironicamente detto il nostro Vescovo – ma l’abbiamo riempita d’Amore.
Francesca
UNO SCOUT PARLA POCO MA CAMMINA TANTO
Non è mia abitudine esprimere ad alta voce quello che sento di fronte a tanti miei coetanei, perché solitamente uno scout non è abituato a parlare ma a camminare con lo zaino sulle spalle. Però ho ritenuto importante dare la mia testimonianza da scout. Una scelta di vita che molti giovani fanno. Perché lo scout da quello che vedono gli altri non è solo colui che fa servizio d’ ordine o monta una tenda lo scout progetta un cammino educativo che lo porterà ad essere un buon cristiano e un buon cittadino.
Solitamente quanto una persona sa che fai lo scout ti chiede cosa ti spinge a farlo, bè se chiedi ad un lupetto la prima cosa che ti dirà è: “perché mi diverto ed incontro nuovi amici. Se chiedi ad un esploratore ti dirà sicuramente: vado all’ avventura, c’ è una sana competizione ed incontro nuovi amici. Invece se chiedi ciò ad un rover o a una scolta come noi c’ è qualcuno che risponde per servire il prossimo,altri addirittura per uno stile di vita, per me personalmente rappresenta la voglia di mettersi in gioco provando a superare i propri limiti personali perché sono convinto che ogni problema può diventare un opportunità soprattutto con l’ aiuto dei compagni di strada.
Per il semplice fatto che quando sei pronto a servire ti stai lasciando alle spalle per quel tempo tutte le tue preoccupazioni, tutti i tuoi problemi e ti stai facendo carico di emozioni e sensazioni che non sono semplici da descrivere ma che possono comprendere solo le persone che hanno fatto la tua stessa scelta. Scegli di servire ma quello che ti ritorna è il doppio se non il triplo di quello che hai dato. Ho avuto la possibilità di fare molte esperienze e non dimenticherò mai Lourdes. Quello che si doveva fare era la semplice azione di spingere una carrozzina, un gesto che tutti noi sappiamo fare.
Ma è straordinario vedere tante persone e tanti giovani come noi che purtroppo non si possono muovere, reagire alla vita in maniera così straordinaria, sanno che molto probabilmente il giorno seguente non avranno la possibilità di svegliarsi ma vivono. La loro disabilità non è più un problema mentre spesso noi giovani vediamo quel bicchiere sempre mezzo vuoto. Questo è solo uno dei tanti esempi che dimostra che il gesto che stai facendo in realtà sta aiutando te stesso a capire e a crescere.
È da quando avevo otto anni che faccio lo scout ed ora mi sento in condizione di dire se fino ad adesso ho ricevuto, ora sono pronto a servire chiedendo la possibilità di entrare nella mia comunità capi. proprio come hanno fatto molti altri prima di me. E di fronte a questa scelta non torni indietro ma soprattutto devi credere in quello che stai andando a fare. Attraverso il servizio hai un’ altra visione di Dio effettivamente nella cerimonia della promessa ti chiedono per quanto tempo farai ciò e la risposta di tutti noi è se Dio vuole per sempre.
Arrivato a questo punto da scout guardando il nostro territorio e i tanti movimenti ecclesiali ognuno con un carisma diverso, mi chiedo perché sia così difficile mettere tutti questi carismi insieme per dare vita ad una nuova pentecoste che possa rinnovare dal profondo il nostro territorio e il nostro essere cristiani.
Matteo
GRAZIE, PADRE PERCHÈ CREDE IN CIASCUNO DI NOI
Caro Padre,
è bello questa sera stare insieme a lei. Grazie per averci voluto incontrare. Grazie perché ci vuole ascoltare. In questi mesi in cui lei è in visita pastorale prima nella Vicaria di Vernole e ora in questa di Monteroni, ha incontrato tanta gente, tanti volti, tante storie; ha condiviso gioie e difficoltà del vivere umano. Questa sera è tutto nostro: noi vogliamo essere i suoi figli prediletti e come ha scritto nella Lettera Pastorale “noi chiediamo, a volte con modi e forme un po’ fuori dalle etichette e dallo stile delle regole recepite nel nostro galateo delle buone maniere, accoglienza serena, amicale e scevra da giudizi o pregiudizi, libera da atteggiamenti paternalistici. Domandiamo coerenza di vita e passione, accompagnate dalla testimonianza di una vita bella e gioiosa”. Grazie, perché scommette su di noi non solo per il futuro, ma già per il presente della nostra Diocesi e dei nostri paesi! Grazie per quello che ci dirà! Benvenuto!
Vito
NUOVI SENTIERI E NUOVE SFIDE CI ATTENDONO
Caro Padre,
avevo solo sei anni quando, tra i banchi di scuola, ricevetti un invito che era destinato a cambiare la mia vita. Mi chiedeva di partecipare a degli incontri in parrocchia nel gruppo di A.C.R. . Ricordo ancora il primo giorno, quando mi legarono al collo un grande foulard verde come segno distintivo del gruppo, ma, col tempo, mi legarono al cuore la gioia irrefrenabile di appartenere alla nostra Chiesa.
Mia madre ci teneva tanto che crescessi in un ambiante sano e con dolcezza mi accompagnava in questa avventura, mettendo i miei piccoli piedi, nelle orme segnate da Cristo sulla via del mondo e della storia.. orme che pensavo d’ aver smarrito nell’ adolescenza, quando il mondo mi ha attratto verso stili di vita apparentemente più allettanti: la furbizia, la menzogna, l’ ingiustizia, mi facevano da padrona. Ma poi un invito, l’ ennesimo da parte di Cristo, mediante un amico: “Partiamo a Roma!” . Era l’ anno del grande Giubileo. Il nuovo millennio scandiva il tempo del cambiamento e la voglia di un nuovo futuro nel cuore di tutti. Tor Vergata.. la grande croce.. il grande papa.. e migliaia di giovani.. milioni: volli salire sulla torretta delle luci per cercare di vederli tutti, ma l’ orizzonte sembrava non bastare più quella notte..
“Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo “: le parole di Giovanni Paolo entrarono nel cuore con forza! Dio consegnava a ciascuno di noi una missione: non ci chiedeva di essere dei supereroi, ne di compiere grandi imprese, ma semplicemente di essere noi stessi, ogni giorno.. nella verità, nella carità, nell’ amore reciproco.. cercando di ascoltare, comprendere e aiutare chi vive accanto a noi, nelle famiglia, nella scuola, nella parrocchia..
Ho compreso negli anni, tra le gioie e le difficoltà della vita, che ognuno di noi ha un posto nell’ Amore di Dio.. non mi ha abbandonato neppure quando mi chiedevo dei disperati “perché?” , non mi ha lasciato sola neppure quando ho dubitato della Sua presenza davanti la perdita improvvisa di mio fratello appena ventenne.. Lui era lì, abbandonato sulla croce ..come me..
E da li ancora nuove storie e nuova vita, nuovi incontri, tanti sguardi incrociati: il piccolo gruppo dei giovanissimi, i bambini del Grest, i campi estivi, gli incontri in diocesi e nuove Gmg… e poi il mondo, le serate con gli amici di sempre, la laurea, i lavoretti fortuiti, il mio fidanzato e i progetti di famiglia insieme.. tutto questo nelle Sue orme.. grandi e sicure.. che aprono a nuovi sentieri e sempre nuove sfide, ma ad una vita che scopre, nello stupore delle cose semplici, ciò che è immenso e ciò per cui vale la pena scommettere e vivere ogni giorno!
Silvia















