I segni nella Liturgia della Veglia Pasquale/La Luce e l’Acqua: è il Risorto
“Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro”. Queste parole risuonano nelle nostre comunità cristiane attraverso il canto dell’Exultet. Il mistero pasquale, celebrato solennemente in questi giorni del triduo, si pone al centro della nostra fede come colonna portante di tutta la vita cristiana: proprio perché il Signore è risorto dai morti possiamo credere nel suo vangelo di salvezza, possiamo vivere con gesti concreti il suo amore, possiamo sperare fiduciosi nella vita eterna. Dalla veglia pasquale per tutta la cinquantina siamo accompagnati da alcuni segni che hanno lo scopo di aiutarci a celebrare nel culto della vita il mistero pasquale celebrato nella fede.
Tra questi, due in modo particolare ci vengono affidati e consegnati come un testimone direttamente dalla celebrazione della veglia pasquale: il cero pasquale e l’acqua benedetta. Il cero rappresenta Cristo risorto, vincitore delle tenebre e della morte, sole che sorge dall’alto e che non conosce tramonto, luce vera che disperde la notte del peccato e illumina ogni uomo. Prima di essere acceso viene preparato con un’iscrizione a forma di croce, contornata dalla data dell’anno in corso e dalle lettere Alfa e Omega (prima e ultima dell’alfabeto greco): questi segni, incisi nel cero dal celebrante con uno stiletto, vengono chiarificati dalle parole che li accompagnano: “Il Cristo ieri e oggi, Principio e Fine, Alfa e Omega.
A Lui appartengono il tempo e i secoli. A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen”. Successivamente vengono incastonati nel cero pasquale anche cinque grani d’incenso, per ricordare le cinque piaghe di Cristo in croce. I gesti e le parole con cui abbiamo pregato la notte di Pasqua sul cero ci mostrano in modo lampante il profondo significato che esso assume per noi cristiani: è segno di Cristo stesso che con la sua Risurrezione ha squarciato le tenebre della morte e ci ha donato la luce della vita.
Ecco perché per tutto il tempo di Pasqua, come nella celebrazione di un battesimo e di un funerale, viene sempre acceso il cero pasquale: nel principio e nella fine della vita, ogni cristiano partecipa sempre alla luce di Cristo, quella stessa luce che scaturisce dal suo mistero di morte e di risurrezione per noi.
Il secondo segno principale del tempo pasquale è l’acqua benedetta. Elemento naturale che evoca in se stesso la vita e la purificazione, in ambito cristiano l’acqua viene a significare Cristo stesso, l’unico capace di estinguere la sete profonda del nostro cuore. Nell’acqua su cui è stata invocata la benedizione di Dio siamo stati immersi noi cristiani al momento del battesimo proprio per essere inseriti nella realtà profonda di Cristo, e, uniti a Lui, diventare “figli nel Figlio”, aver la fortuna e la bellezza di poter chiamare Dio “nostro Padre”.
Ecco perché nella notte di Pasqua è sempre stata celebrata l’iniziazione cristiana: è il momento migliore e più adatto per generare, in grembo alla Chiesa, i nuovi membri della famiglia di Dio. Viviamo bene questo tempo liturgico, ricco di grazia e di salvezza, perché insieme, come Chiesa, possiamo crescere sulla strada del suo amore e portare a tutti l’annuncio di gioia e di pace che ci dona il Risorto.
Mattia Murra
















