Pubblicato in: Dom, Mar 31st, 2013

I segni nella Liturgia della Veglia Pasquale/La Luce e l’Acqua: è il Risorto

“Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vinci­tore dal sepolcro”. Queste parole risuonano nelle nostre comunità cristiane attraverso il canto dell’Exultet. Il mistero pasquale, celebrato so­lennemente in questi giorni del triduo, si pone al centro della nostra fede come colonna por­tante di tutta la vita cristiana: proprio perché il Signore è risorto dai morti possiamo credere nel suo vangelo di salvezza, possiamo vive­re con gesti concreti il suo amore, possiamo sperare fiduciosi nella vita eterna. Dalla veglia pasquale per tutta la cinquantina siamo accom­pagnati da alcuni segni che hanno lo scopo di aiutarci a celebrare nel culto della vita il mi­stero pasquale celebrato nella fede.

Tra questi, due in modo particolare ci vengono affidati e consegnati come un testimone direttamente dalla celebrazione della veglia pasquale: il cero pasquale e l’acqua benedetta. Il cero rappre­senta Cristo risorto, vincitore delle tenebre e della morte, sole che sorge dall’alto e che non conosce tramonto, luce vera che disperde la notte del peccato e illumina ogni uomo. Prima di essere acceso viene preparato con un’iscri­zione a forma di croce, contornata dalla data dell’anno in corso e dalle lettere Alfa e Omega (prima e ultima dell’alfabeto greco): questi segni, incisi nel cero dal celebrante con uno stiletto, vengono chiarificati dalle parole che li accompagnano: “Il Cristo ieri e oggi, Principio e Fine, Alfa e Omega.

A Lui appartengono il tempo e i secoli. A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen”. Successivamen­te vengono incastonati nel cero pasquale anche cinque grani d’incenso, per ricordare le cinque piaghe di Cristo in croce. I gesti e le parole con cui abbiamo pregato la notte di Pasqua sul cero ci mostrano in modo lampante il profondo significato che esso assume per noi cristiani: è segno di Cristo stesso che con la sua Risurre­zione ha squarciato le tenebre della morte e ci ha donato la luce della vita.

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Ecco perché per tutto il tempo di Pasqua, come nella celebra­zione di un battesimo e di un funerale, viene sempre acceso il cero pasquale: nel principio e nella fine della vita, ogni cristiano partecipa sempre alla luce di Cristo, quella stessa luce che scaturisce dal suo mistero di morte e di risurrezione per noi.

Il secondo segno princi­pale del tempo pasquale è l’acqua benedetta. Elemento naturale che evoca in se stesso la vita e la purificazione, in ambito cristiano l’acqua viene a significare Cristo stesso, l’unico capace di estinguere la sete profonda del nostro cuore. Nell’acqua su cui è stata invocata la benedi­zione di Dio siamo stati immersi noi cristiani al momento del battesimo proprio per essere inseriti nella realtà profonda di Cristo, e, uniti a Lui, diventare “figli nel Figlio”, aver la fortu­na e la bellezza di poter chiamare Dio “nostro Padre”.

Ecco perché nella notte di Pasqua è sempre stata celebrata l’iniziazione cristiana: è il momento migliore e più adatto per generare, in grembo alla Chiesa, i nuovi membri della famiglia di Dio. Viviamo bene questo tempo liturgico, ricco di grazia e di salvezza, perché insieme, come Chiesa, possiamo crescere sulla strada del suo amore e portare a tutti l’annun­cio di gioia e di pace che ci dona il Risorto.

Mattia Murra

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