Il 14 dicembre/La Chiesa di Lecce accoglie due nuovi Diaconi
Servo di Cristo, Servo di tutti: La ferialità, ministero da vivere nella Chiesa Madre della Diocesi.
FRANCESCO MORELLI, DIACONO: CONSAPEVOLE DEL DONO
Papa Francesco, in un suo recente discorso, ha paragonato la vocazione all’Ordine sacro come il tesoro nascosto nel campo, “è come un diamante grezzo da lavorare con cura” ha detto. Il diamante, come la perla e l’oro, se vuole attirare l’attenzione, deve brillare; per essere visto deve essere prezioso. Tale splendore è suo di natura ma anche di luce riflessa. La Comunità del Centro storico ha accolto circa un mese fa l’accolito Francesco Morelli, di Trepuzzi, inviato dall’Arcivescovo per vivere l’esperienza pastorale prima di essere ordinato diacono il 14 dicembre prossimo nella nostra Cattedrale. La sua vocazione è certamente passata al vaglio di ottimi maestri spirituali e di sana dottrina che in questi anni l’hanno preparato al ministero del servizio perché brillasse come la luce di un diamante e attirasse a Gesù che di quella luce è la fonte. Vivendo nella complessa realtà della nostra Comunità in cammino, sta già vivendo e affinando la “forma e l’identità” del servizio che anche, ma ancor più nel suo caso, parte dal basso e non da deduzioni filosofiche o correnti culturali.
Vive l’esperienza dei sofferenti del CVS ed è stato toccato dalla sofferenza, l’ha servita con dignità e da essa ha assorbito quella luce che ora desidera trasmettere nella Chiesa che tra qualche tempo, se Dio vorrà, servirà come presbitero. Ora però lo attende un ministero particolare, l’Ordine del Diaconato, che permette a chi lo riceve di essere collaboratore stretto del vescovo nel servizio della carità. Certo, il servizio è la regola di ogni cristiano e non può essere considerato una esclusiva del diacono; tutti siamo chiamati a servire Cristo nel prossimo. Ma il diacono esiste per questo: per ricordare a tutti che la fede in Cristo si realizza nella ferialità del servizio, per cui, consapevole del dono che riceve, Francesco, come ogni diacono, non farà nulla di straordinario se prima servirà, a nome della Chiesa, il prossimo e poi all’altare, luogo in cui, in forza della sacra ordinazione ricevuta, occuperà il primo posto, dopo il presbitero, tra coloro che esercitano un ministero nella celebrazione eucaristica. La Lumen Gentium afferma che il diacono partecipa in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo. Il sacramento dell’Ordine imprime in lui un sigillo che nulla può cancellare e che lo configura a Cristo, il quale si è fatto “diacono”, cioè servo di tutti. L’intera sua vita e la sua stessa persona saranno un richiamo costante e ben visibile al dovere di servire che il battesimo porta con sé. Nella Comunità ecclesiale del centro storico Francesco sarà il segno luminoso di Cristo-diacono che serve l’uomo in cerca di Dio e che, sull’altare della Chiesa Madre della Diocesi, continua ad offrirsi nell’Eucaristia.
Antonio Bruno
DINANZI ALLA CHIAMATA/ “SÌ, LO VOGLIO”
Ricordo come fosse ieri: era il mese di luglio del 1997 quando un eccezionale sacerdote, la cui memoria custodisco nel cuore, mi provocò perché, scambiandomi per un seminarista, altro non fece se non dare involontariamente voce a desideri inespressi che volevo reprimere perché mi sembravano assurdi! La tentazione di fidarmi solo del mio pensiero, di ciò che ragionevolmente potevo pianificare sono stati la motivazione che mi ha spinto a verificare la vocazione al sacerdozio. Ripetutamente ho potuto constatare che il Signore, quando chiama al suo discepolato, dispone le condizione per consapevolizzare la chiamata.
All’inizio mi erano evidenti solo i miei limiti, ma sempre incoraggiante è risuonata in me la voce di tanti “angeli” che il Signore mi ha messo accanto: “Nulla è impossibile a Dio”. Ho vissuto il tempo del Seminario a Molfetta, palestra di crescita umana, spirituale, culturale e pastorale che mi ha fatto consapevolizzare di possedere tanti pregi che il Signore mi ha donato e che oggi sono il tessuto umano su cui il Signore realizza un progetto di gioia e felicità inesprimibili. Oggi, ormai, si apre dinanzi a me uno scenario affascinante: essere di fatto in mezzo ai fedeli segno e strumento di Cristo che ancora oggi serve con amore l’umanità, ma al contempo avverto la responsabilità di dovermi quotidianamente convertire.
Francesco Morelli


















