In mostra la storia del “Castrum Lecij”
Fino al 23 febbraio/Gli ambienti interrati e le gallerie dopo la campagna di scavo del Castello “Carlo V”: Tracce, memorie, protagonisti.
È giunto il momento tanto atteso di ospitare finalmente nel “Castrum Lecij” l’Imperatore Carlo V sul cui regno non tramonta mai il sole, con una mostra importante che restituisce la storia stratigrafica del monumento, attraverso le campagne di scavo promosse in sinergia costruttiva tra le Soprintendenze Regionali, l’Archivio di Stato di Lecce, l’Università del Salento e la Città di Lecce.
Il Castello di Lecce è noto con il nome di Castello “Carlo V” l’Imperatore che nella prima metà del cinquecento avviò il potenziamento del sistema difensivo dell’Italia meridionale in opposizione al pericolo costituito dal potente e minaccioso impero ottomano, uscito vittorioso dalla guerra turco ottomana a cavallo tra ‘400 e ‘500. Sebbene l’Imperatore non abbia mai varcato alcuna porta d’accesso alla città, il suo nome è strettamente legato all’addizione fortificata che ha creato una fodera di bastioni attorno al nucleo medievale della fabbrica. Gli scavi e i saggi archeologici hanno evidenziato che il terminus a quo per la realizzazione della fabbrica è l’epoca di Ruggero d’Altavilla, Re di Sicilia (1130-54).
La parte più antica visibile risalirebbe ad Ugo di Brienne Signore di Lecce alla metà del XIII e per alterne vicende dinastiche fu dimora e residenza degli Enghien e degli Orsini del Balzo, Principi di Taranto. Attorno al nucleo medievale costituito dalla torre magistra e dalla torre mozza tuttora esistenti e collegate da una serie di cortili, fu aggiunta la fortezza bastionata esterna ad opera dell’architetto Gian Giacomo dell’Acaya tra il 1536 e il 1546, che riutilizzò alcune strutture presistenti di epoca normanna e sveva. In mostra un prezioso e raro disegno conservato a Madrid nella Biblioteca del Palazzo Reale. Le campagne di scavo hanno evidenziato parte della struttura della cinta muraria medievale, così come del fossato esterno e, all’interno della cappella di Santa Barbara, si è rintracciato l’antico piano di calpestio a basoli , forse l’antica entrata alla fortezza.
Qui negli strati pre-castellari, gli archeologi hanno rinvenuto frammenti databili all’età repubblicana ed imperiale. Nella piazza d’armi invece sono stati trovate monete in bronzo di epoca bizantina databili all’XI secolo. Gli scavi si sono concentrati soprattutto nelle gallerie sotterranee il cui andamento spesso era il punto di congiunzione tra il fossato del castello e il fossato della città. Moltissimi i rinvenimenti nei vani ipogei relativi alla ceramica bizantina, sveva, angioina ed aragonese e di importazione: spicca un rarissimo e prezioso calice di vetro.


















