Pubblicato in: Ven, Giu 26th, 2015

Jurassic World parla Salentino e veste Cordella

Sulla scia della prestigiosa tradizione di famiglia, Christian Cordella tra i più richiesti costume designer di Hollywood.  

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“Ho sempre pensato che la creatività fosse un processo che parta da una situazione di nulla,di vuoto, una sorta di big beng, benché in misura più piccola: tramite continui meeting, prove e riprove si crea forma”.  

Cordella

Christian Cordella con l’attore Tom Cruise

Nel 1783 nacque a Copertino, in pieno Salento, la sartoria Cor­della: un climax di successi che hanno portato alla famiglia la Medaglia d’oro dalla Camera di Commercio di Lecce, nel 1988 il titolo di Cavaliere Ufficiale dell’Orine al Merito della Re­pubblica, nonché importanti riconoscimenti internaziona­li come l’incarico di creare la divisa della Marina Militare Cilena e la casula e la stola per San Giovanni Paolo II, in oc­casione della sua visita a Lecce.

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Christian Cordella con l’attore Will Smith

Forte di questa esperienza fa­miliare, Christian Cordella si affaccia al mondo dell’arte per entrare a pieno titolo tra i più richiesti costume designer di Hollywood: Total Recall, G.I. Joe 2, Snow White And The Huntsman, Men in Black III, Hansel And Gretel: Witch Hunters, Millennium: Uomini Che Odiano Le Donne, Cow­boys & Aliens, Captain Ame­rica, Thor, Fast And Furious 5, Mangia, Prega, Ama, Iron Man 2, La Mummia 3 sono solo alcuni dei film per cui ha lavorato.

Christian Cordella tu appar­tieni all’ottava generazione di una famiglia che ha de­dicato la propria vita alla moda e all’arte. Cos’è la creatività?

Ho sempre pensato che fosse un processo che parta da una situazione di nulla,di vuo­to, una sorta di big beng, benchè in misura più piccola: tramite continui meeting, prove e ripro­ve si crea forma, si concretizza questo sviluppo di visioni che alla fine devono essere appro­vate da una pletora di persone, Quindi bisogna trovare e creare il giusto equilibrio tra le varie parti.

Che cosa significa umiltà nel lavoro che svolgi?

È senza dubbio ritenersi fortunato di poter far parte di queste grandissime produzioni e operare con persone dal talen­to incredibile anche in altri vari department a partire dalle luci, i costumi, le scenografie, l’edi­ting, il suono e rendersi conto di essere un tassello che deve aiutare a vedere il mosaico di questo dipinto.

Perché mettere mano all’era dei dinosauri nel film Juras­sic World?

L’era dei dinosauri ha sem­preaffascinato l’essere umano, perché rappresenta l’epoca ata­vica, di cui non riusciamo a dare una spiegazione esaustiva, della scomparsa di tali esseri talmen­te lontani dal nostro modo di vedere oggi, con questo senso di una forza bruta primordiale che aiuta molto a riprendere in mano e riscoprire la cognizione di chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, perché alla fine si parla sempre anche in Jurassic World di cosa succederà nel dopo, con le fusioni genetiche creando mostri che poi sono al di là della natura stessa.

Come hai reagito all’invito di Spielberg?

Sono sempre stato un gran­de fan di Spielberg, di Jurassic Park. Ho coltivato il desiderio di avere a che fare con i dino­sauri fin da piccolo. Anche nella mia giovinezza andavo a di­segnare al museo di Londra le ossa dei tirannosauri, dei cera­topi. L’essere stato chiamato a far parte di quei progetti tanto agognati anni fa, che mi pare­vano impossibili da realizzare, senza dubbio ha dato loro un valore incredibile.

Qual è il personaggio che ti è piaciuto maggiormente ve­stire?

Le varie divise militari nella distinzione tra coloro che devo­no proteggere i dinosauri e quelli che alla fine dovranno prendere i dinosauri. E’ stato necessario più studio per creare un netto discrimen tra soldati buoni e cat­tivi. Sono state vagliate con varie iterazioni tutte le possibilità . Tra gli altri personaggi, soprattutto tra i principali, mi ha affascinato quello di Brice Dallas Howard, la figlia di Ron Howard, ovvero il Richie di Happy Days. È stato molto divertente anche quel tipo di distruction o il distroyed effect, cioè il processo che inizia quan­do si parte da un nuovo abito e poi, un’avventura dopo l’altra, pian piano si distrugge, come per questa donna che in princi­pio deve essere pulita, bianca, marziale alla fine dovrà ritrovar­si sporca, tagliata, bagnata.

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È stato un lavoro sicuramen­te molto impegnativo.

Sì, che ha richiesto molta pazienza, perché un continuo lavoro di equipe, nello stesso tempo costellato da continui cambiamenti, revisioni. Occorre rendere il lavoro eccellente ma­gari nonostante sia la ventesima volta minimo nel rifare il me­desimo disegno. A volte ci sono personaggi chiari da definire, ma in altre, come nei film della Marvel, si possono impiegare e profondere mesi di fatica. Biso­gna avere la pazienza e l’umiltà di tenere sempre il lavoro ad un certo livello per non stancare i personaggi.

La strada del tuo successo è stata certamente irta e ricca di difficoltà ed è per questo che ti proponiamo la doman­da “Che consiglio dare ai giovani che studiano?”:

Ho iniziato davvero da zero, non conoscevo nessuno in Ame­rica. Consiglio sempre di essere svegli ed attenti a ciò che c’è in giro. Nessuno magari busserà alla porta per dire “Questo è il biglietto per l’America. Vie­ni e ti apriamo le porte”. Ma se si sta attenti agli eventi, alle associazioni che promuovono determinate propagande, com­petizioni, sfilate ci si comincia a creare una serie di rapporti e di possibilità per sfondare por­te invalicate, superare confini inesplorati. Avere, quindi, una vivacità di attenzione verso ciò che sta intorno e, oltre al saper disegnare, non rimanere chiusi nelle proprie stanze sono con­dizioni imprescindibili, perché nessuno altrimenti lo noterà. È importante essere socievoli e dinamici nel cogliere gli eventi che arrivano e saperli sfruttare al meglio.

Studio e ricerca continuano ad essere una costante del tuo lavoro. In questo mega progetto cosa ti ha messo in crisi?

Per fortuna non è stato un lavoro che mi abbia messo particolarmente in difficoltà. È stato piacevole lavorare, per portare quel progetto alla meta finale, al suo naturale compi­mento. Il supporto di tutto lo staff, l’aiuto e la collaborazione ne hanno fatto il film del qua­le ho gradito di più far parte.

Ci sono stati dei condiziona­menti, dei limiti alla tua liber­tà creativa?

Quelli ci sono sempre, per­ché si lavora con tante persone, da cui le idee che puoi conce­pire, che consideri nuovissime, originalissime non necessaria­mente possono essere accolte. Oltre tutto si va per esclusione per cui il costumista, il regista, il produttore, l’attore, lo studio devono plenariamente dare il proprio assenso. Alla conclusio­ne, quello che si vede dietro la pellicola deve essere considera­to la migliore possibilità per le persone che sono state intorno a quel tavolo di lavoro.

Di sicuro, come sempre, passerai da un progetto all’altro. In quali nuovi film ci sarà la tua mano?

Adesso sto lavorando al prossimo “Star Trek”, in cui sarò creatore in prima linea e che varcherà nuove frontiere ci­nematografiche.

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IL PROFILO

Il salentino Christian Cor­della, figlio dello stilista Pino, dopo la laurea in scenografia all’Accademia di Brera a Milano, è partito alla volta degli Stati Uniti dove ha vinto il concorso alla Disney in Florida.

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Ha maturato un’esperienza di alta sartoria. Nel contempo, però, si è dedicato alla spe­rimentazione: dal disegno alla creazione e all’utilizzo di materiali innovativi. La sue qualità artistiche, con il tempo, si sono trasformate in arte cinematografica ed è approdato così ai blockbu­ster americani, film ai quali dona un pizzico di italianità sia nei costumi che nelle il­lustrazioni.

Sonia Marulli

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