La Domenica delle Palme/I ‘bambini filosofi’ in festa con Gesù
L’ingresso nella Città Santa…
Una singolare antifona introduceva anticamente i fedeli alla suggestiva celebrazione della Dominica in Palmis: Pueri hebraeorum. Mediante il testo commemorativo e la melodia gregoriana suggeriva l’atteggiamento più opportuno per una degna e fruttuosa partecipazione alla liturgia della settimana santa, ovvero quello dei bambini: “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”. La città di Gerusalemme, nella quale il Messia entra solennemente cavalcando un asinello, ne è una profetica immagine. All’arte musicale fa da specchio quella iconografica. I pittori sacri della tradizione orientale hanno messo in forte rilievo l’importante avvenimento: mentre l’animale si affretta verso la città santa, i farisei e i dottori ne bloccano l’ingresso: “Avete tolto la chiave della scienza, Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito”. I bambini, invece, con sembianze di adulti, fanno festa a Gesù riconoscendolo Messia. Così dimostrano maggiore saggezza dei farisei, e Origene li chiama “bambini filosofi”. In ogni particolare è presente il tema della regalità crocifissa del Figlio di Dio: “Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo Re, mite” (Zc 9,9), che sarà apertamente rivelata nel Venerdì Santo: Ecco l’uomo, ecco il vostro re.
Ma la Domenica delle Palme, “non è cosa del passato. Come allora Cristo era entrato nella città santa cavalcando l’asinello, così ora la Chiesa lo vede arrivare sempre di nuovo sotto le apparenze umili del pane e del vino” (Gesù di Nazaret, 21). E ciò si realizza sacramentalmente nella seconda parte della celebrazione odierna, che dal brano evangelico proclamato prende anche il nome di Domenica di Passione. Alla lettura della passione segue la liturgia eucaristica, mediante la quale, umilmente e gloriosamente, Cristo nuovamente fa il suo ingresso nella Chiesa e nella vita del fedele. Anche nel mistero pasquale, la Parola si fa carne e la salita si realizza come discesa (T. Spidlik). C’è da riflettere su questa storia, nella quale l’umiltà vince. Sarà anche oggi difficile da comprendere ed accettare un sistema di vita che scelga consapevolmente, e non di ripiego, la via dell’umiliazione e della mitezza. Per questo occorre vivere i giorni santi come bambini, perché “ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1, 25). Possiamo concludere con la bella orazione della compieta del venerdì: “Donaci, o Padre, di unirci nella fede alla morte e sepoltura del tuo Figlio, per risorgere con lui alla vita nuova”.
Vincenzo Martella
















