La Madonna di Roca e Donna Celeste De Carlo
Feste nel Salento/A Vernole…
“Rocca vecchia” è la località marittima sul canale di Otranto tra il capoluogo salentino e la città dei martiri. I recenti scavi hanno messo in luce reperti archeologici, alcuni figuli sono stati esposti nel castello di Acaya. Su Roca vecchia si sono susseguite antichissime civiltà, le tracce più vistose sono greche, romane e cristiane. Roca vecchia è il punto più orientale d’Italia e quindi il più vicino alla sponda greca da dove le trecce cristiane partirono fin dalla prima ora dell’era cristiana mettendo qui radici. Già nel IV sec. d. C. San Paolino da Nola (vedi codex Petropolitanus sec.VIII) annotava ammirato il corale e robusto canto che tra Otranto e Lecce saliva al cielo da parte di monaci ed anacoreti che abitavano le tante chiese rupestri e laure. Si venne a fissare così una onomastica religiosa che conferma l’antica appartenenza greca. Radicato e diffuso è il culto verso la Madre di Dio (meter tou Teou) a cui segue il culto degli apostoli Pietro e Paolo e poi un serie di santi tutti greci: san Nicola, san Antonio, santi Cosma e Damiano, San Basilio, San Gregorio, San Foca, Sant’Irene (…). A Roca vecchia vi è un santuario dedicato alla Madre di Dio a cui fanno particolare riferimento le località limitrofe di Borgagne, Melendugno, Vernole, Calimera. Voglio riferire in particolare sulla Madonna di Roca onorata a Vernole in una viva partecipazione di popolo e nell’impegno generoso di una donna meravigliosa Celeste De Carlo nella cui abitazione ha trovato sistemazione l’immagine lignea della Madre di Dio.
La presenza della statua della Madonna di Roca all’ingresso di quella abitazione donava a quella casa una atmosfera di sacralità. Questa statua ogni anno, nei giorni dopo la santa Pasqua, veniva prelevata e portata a Roca vecchia seguita dal popolo di Vernole che a piedi raggiungeva il santuario sul mare e qui pregava. Poi la gente si intratteneva in riva al mare dove per terra e per gruppi consumava il frugale pranzo portato da casa. L’ultima erede di quella abitazione e di quella statua ivi collocata è stata Donna Celeste De Carlo che donòdefinitivamente l’una e l’altra alla chiesa di Vernole. La memoria di Donna Celeste è cara a tutti gli abitanti di Vernole, non solo per questo dono fatto alla chiesa, ma soprattutto per la sua personalità: una donna dal profondo sentire cristiano espresso in una vita semplice, laboriosa e generosa, sempre e molto paziente con la sofferenza presente nella sua stessa famiglia e paziente con la gente tutta, sempre attenta alle necessità delle persone che amava servire garbatamente e sempre con un sorriso. Di Donna Celeste posseggo due “reliquie” che mi onoro di consegnare alla chiesa di Vernole nella persona del Parroco don Elio Quarta ben consapevole che la chiesa di Vernole saprà custodire meglio di me questi cimeli. Si tratta di due scritti autografi di Donna Celeste De Carlo indirizzati a me in due circostanze importanti e significative per me e per la mia famiglia. Nel primo scritto Donna Celeste esprime la gioia per la mia Ordinazione sacerdotale (1968): lei mi vide bambino, mi vide crescere, mi vide sacerdote. Il secondo scritto contiene l’estremo saluto rivolto al mio papà (1982) con parole che ancora mi commuovono. Dopo qualche settimana dalla morte del mio papà anche Donna Celeste concluse i suoi giorni lasciando a tutti noi della chiesa di Vernole il profumo della sua generosa carità. Grazie Donna Celeste per la buona testimonianza cristiana che ogni giorno ci hai offerto, continua dal cielo a volerci bene.
Antonio Febbraro
















