La Passio di Oronzo… Fede e Tradizione
L’edizione ampliata da Carlo Bozzi…
Nel soffitto a cassettoni della navata centrale della Cattedrale di Lecce sono incastonate tre pregevoli tele attribuite a Giuseppe da Brindisi raffiguranti la predicazione, la protezione e il martirio di Sant’Oronzo. In quest’ultima, il santo è presentato in ginocchio, mentre un soldato gli fa da guardia e il boia sta per decapitarlo con un colpo di spada. In alto, il preside Antonino dà l’ordine di esecuzione e un angelo porta la corona e la palma del martirio. La scena è ispirata alla passio oronziana documentata per la prima volta da Iacopo Antonio Ferrari nell’Apologia Paradossica della Città di Lecce scritta tra il 1577 e il 1586, ma rimasta inedita fino al 1707, quando venne stampata a Lecce a cura di Lazzaro Greco su istanza di Giusto Palma, ripresa con alcune varianti da mons. Paolo Regio, vescovo di Vico Equense, in un opuscolo dal titolo Vita de’ SS. Giusto et Orontio MM. stampato a Napoli nel 1592 e ampliata da Carlo Bozzi ne I primi martiri di Lecce, Giusto, Orontio, et Fortunato scritto nel 1672. Racconta il Bozzi: “Su le cinque ore dunque della notte seguente a 25 di agosto, che è principio de’ 26 circa gli anni 66 del Signore, cavati i Santi martiri dalla prigione, furono menati fuori della città per lo spazio d’una mezza lega o poco più di strada […]. Quivi dopo fatti spogliar nudi a forza di crudelissime sferzate per maggior loro disprezzo i Santi martiri, più, e più volte fattili cascar per terra, e strappatili a viva forza spietatamente i capelli, non mancarono quegli animi incipienti rinnovare in loro tutt’i tormenti di battiture, schiaffi, calci, sputi, strascinamenti, e trattarli peggio, che vilissime spazzature della terra, senza mai essersi notato in loro segno alcuno fuorchè d’eroica fortezza, e costanza, e sempre starne con gli occhi fissi al Cielo, offerendo i loro tormenti, a martirii al loro amato Signore, e glorioso Re de’ Martiri.
Lecce (S. Oronzo Fuori le Mura) – Abside
Apparecchiavansi quivi i crudeli carnefici a mozzar loro il capo, e l’avrebbero tosto eseguito se non fossero stati soprappresi da repentino spavento per un celeste splendore comparso di repente su la testa de’ Santi martiri, nel quale si vedevano scintillare lucidissime palme, e corone pendenti per l’aria, ed una voce che fu da tutti udita, discioglienti in tai detti: Giusto, et Orontio già siete aspettati alle corone in Cielo, e sappiate che qualunque anima pe’ vostri meriti, chiederà grazie al Signore sarà tosto esaudito dalla divina clemenza. A questa Angeliche voci a sì insoliti splendori caddero mezzi morti atterriti i manigoldi, ed i Santi intanto diedero le dovute grazie al Signore di un così segnalato favore concesso per i loro meriti ai loro divoti. Rizzaronsi però di lì a poco, et avventatisi come fieri mastini contro de’ Santi trascinaronli presso di un gran sasso per troncarli sopra di quello le venerabili teste; ma per replicati colpi che facessero calare ad Orontio sul collo, non fu mai possibile troncarlo, se non dopo orato alquanto, che sottoposto di nuovo gli fu in primo luogo reciso”. Secondo la tradizione il luogo in cui avvenne il martirio si trova a circa due miglia a nord di Lecce dove attualmente sorge la chiesa di “S. Oronzo fuori le mura” nella quale una tela di Luigi Scorrano realizzata nel 1907 immortala, con diverso stile, l’estrema testimonianza che Sant’Oronzo rese a Cristo.
Michele Giannone
















