Pubblicato in: Gio, Nov 13th, 2014

La Politica dei tagli lineari: “I Comuni sempre più colpiti e i Sindaci riducono i servizi”

A colloquio con Antonio Scrimitore, Segretario Generale del Comune di Galatina. 

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“E poi ci sono gli effetti del patto di stabilità che negli ultimi anni ha compresso enormemente la capacità di spesa per investimenti”.

Dapprima la proposta di accorpamento dei Co­muni sotto i 15mila abi­tanti ed ora quella dei ta­gli mette i Comuni sotto la lente d’ingrandimento del Governo. L’ipotesi, presente nel pacchetto del disegno di legge di Stabilità 2015 sta allarmando l’opinione pubblica perché si prevedono già gli effetti de­vastanti semmai tale manovra finan­ziaria dovesse attuarsi. Il Presidente Puglia Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Gino Perrone ha di­chiarato: “è una manovra chiaramente insostenibile”!… La spesa dei Comu­ni, specialmente al Sud diminuisce, con pesanti ripercussioni economico-sociali mentre la spesa statale continua ad aumentare. Secondo il Sole 24 Ore Lecce sarebbe la quarta città italia­na più colpita dai tagli, preceduta da Reggio Calabria, Milano e Cosenza. Abbiamo sentito Antonio Scrimito­re, Segretario Generale del Comune di Galatina, per capire meglio di cosa stiamo parlando e per comprendere a che punto sta la situazione del disegno di legge.

Dott. Scrimitore, cosa prevede la manovra finanziaria della leg­ge di stabilità a carico dei Co­muni ed entro quanto tempo si dovrebbe compiere?

Per introdurre l’argomento è op­portuno fare una brevissima rifles­sione preliminare che potrà aiutare il lettore a comprendere meglio i termini ed i contorni della questione: i Comu­ni italiani rappresentano solo il 7,6% della spesa pubblica complessiva. No­nostante ciò, da anni, ogni manovra finanziaria intrapresa da qualunque governo nazionale pone al primo po­sto delle priorità quella dei tagli dei trasferimenti agli enti locali. La ma­novra contenuta nel disegno di legge di Stabilità per l’anno 2015 non si sot­trae a questa regola prevedendo ridu­zioni complessive per i comuni nell’or­dine di 1,5 miliardi di euro, tra tagli ai trasferimenti e riassetto generale delle risorse, stando ai dati forniti da Anci, che crescerebbero fino a 3 miliardi se­condo le stime di Anci Puglia.

Perché il Governo ha adottato queste manovre a carico dei Co­muni?

Il governo, come gli altri che lo hanno preceduto nell’ultimo decennio, trova evidentemente assai più facile ottenere i risparmi necessari a far qua­drare i conti del Bilancio della Stato at­traverso i tagli imposti ai Comuni con le riduzioni dei trasferimenti, che non operare scelte strategiche e strutturali sul proprio bilancio. I Comuni rappre­sentano l’anello debole della catena, il più lontano, l’ultimo centro decisionale nell’ambito della organizzazione della Repubblica, sempre più spesso destina­tario delle scelte più dure imposte dai governi centrali. Non v’è alcun dubbio sulla efficacia di simili interventi: ope­rando il taglio delle somme da trasfe­rire ai Comuni si impedisce a questi di spendere. Ma tale modo di operare non rende giustizia ai Comuni che dal 2007 ad oggi hanno contribuito più di ogni altro soggetto pubblico al raggiungi­mento degli obiettivi di spesa del Pae­se: per apprezzare questo dato è utile sottolineare che in questi ultimi anni i Comuni hanno ridotto la propria spesa corrente (la spesa derivante dalla for­nitura del complesso dei beni e dei ser­vizi alla comunità amministrata) del 2,5%, a fronte di un incremento della stessa voce di spesa da parte dello Sta­to centrale pari all’8%. Ma tanto non è stato sufficiente a far cambiare indiriz­zo da parte del governo centrale.

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I tagli ai Comuni sono davvero necessari? Ci sono tagli della spesa che si possono fare sen­za recare danni ai Comuni e ai cittadini?

I Comuni rappresentano da sem­pre l’anello debole della catena, gli ultimi in ordine di potere decisionale, ma i più vicini alla comunità alla qua­le devono garantire tutti i servizi e le attività necessarie alla cura del terri­torio, alla crescita e allo sviluppo, alla sicurezza, alla viabilità, alla istruzione primaria e ai servizi socio assisten­ziali per i soggetti più deboli e molte altre ancora. La ratio che governa la politica dei tagli o, per usare un ter­mine in voga in questi ultimi tempi, la spendig review, è quasi sempre stata ispirata dal metodo dei tagli lineari, ovvero a riduzioni di spesa operati in una certa percentuale della voce di co­sto senza preoccuparsi del modo in cui questo taglio inciderà sulla qualità del servizio, ovvero senza differenziare la percentuale dei tagli in funzione della rilevanza del servizio. Appare evidente che alla riduzione delle disponibilità finanziarie non possa che corrisponde­re una inevitabile riduzione dei servizi resi alla città.

Quali sarebbero le conseguenze immediate delle manovre finan­ziarie sulla città di Lecce e sugli altri Comuni della Regione Pu­glia? Vi è un reale rischio di au­mento tasse per i cittadini?

I trasporti pubblici, l’energia elet­trica per la pubblica illuminazione, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti domestici, il riscaldamento degli edifi­ci scolastici, le prestazioni sociali, gli asili, sono solo alcuni dei servizi che il Comune è chiamato a rendere ai cit­tadini ogni giorno, ed il costo di que­sti servizi aumenta anno dopo anno, a fronte di una diminuzione delle risorse finanziarie disponibili. A ciò si devono aggiungere le conseguenze determina­te dalla stretta finanziaria imposta dal Patto di Stabilità che nel corso di que­sti ultimi anni ha compresso enorme­mente la capacità di spesa per investi­menti, riducendola in cinque anni del 30%, impedendo di fatto la possibilità di realizzare opere pubbliche di prima necessità come scuole, strade e infra­strutture varie, ovvero provvedere alla manutenzione del patrimonio esisten­te. Ogni Sindaco, ogni amministratore è chiamato a operare delle scelte che non potranno che determinare tagli ai servizi erogati, e sarà giocoforza chia­mato a fare leva sulla fiscalità locale per compensare la riduzione dei trasfe­rimenti statali.

Un’ultima domanda. Cosa pro­pongono i Comuni della nostra Provincia per mitigare le conse­guenze della manovra ria? Ci sarà un ulteriore dialogo con il Governo e/o un accordo tra Comuni?

Come si è detto, stiamo discutendo e analizzando una manovra che ad oggi è ancora un disegno di legge e che è ancora, almeno sotto il profilo teorico pratico, suscettibile di interventi modi­ficativi. È appena il caso di ricordare che proprio in questi giorni i sindaci e l’Anci (associazione dei comuni ita­liani) stanno consumando ogni utile energia per proporre al governo emen­damenti che possano mitigare la ecces­siva onerosità della manovra proposta. Ad avviso dell’Anci è giunto il momen­to di chiedere sacrifici maggiori a com­parti dell’amministrazione che sino ad oggi hanno assai poco contribuito al risanamento del bilancio dello Stato. I Comuni hanno fatto la loro parte in questi anni e i dati lo testimoniano, e si chiede pertanto che a saldi invariati venga modificato il riparto delle risorse finanziarie a favore dei Comuni. Estre­mamente utile sarebbe altresì ottenere dal governo la possibilità di modificare la filosofia del patto di stabilità interno al fine di poter operare attraverso il si­stema dei saldi di spesa, ovvero senza vincoli indiscriminati alle singole voci di spesa, bensì perseguendo l’obiettivo dato in termini di saldo finale, lascian­do all’autonomia costituzionalmente garantita dell’ente la facoltà di deci­dere su quale servizio o quale voce di spesa operare il risparmio. In ultimo preoccupa la previsione contenuta nel­la manovra che impedirebbe l’utilizza­zione delle entrate derivanti da oneri di urbanizzazione per le spese corren­ti, circostanza questa che sottrarrebbe alla disponibilità dei Comuni risorse pari a complessivi 900 milioni di euro che fino al 2014 hanno contribuito a finanziare la spesa corrente, traducen­dosi così in un ulteriore danno.

Servizio a cura di Fatima Grazioli

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