L’agonia delle imprese salentine: chi chiude, chi soffre
L’allarme di Confindustria/In provincia di Lecce tra gennaio e marzo 2013 hanno chiuso 723 attività commerciali.
A colloquio con il Presidente di Confidustria Lecce, Piernicola Leone de Castris .
“DAL NUOVO GOVERNO CI ATTENDIAMO LA RIDUZIONE DEL COSTO DEL LAVORO”.
“Nessun settore è immune dalla crisi: Tac, edilizia e sanità i più colpiti. Regge l’agroalimentare”.
Bilancio in rosso, grave crisi di liquidità e l’accesso al credito negato dalle banche, nell’ultimo anno, hanno portato numerose aziende a dichiarare il fallimento. A dare il colpo di grazia alle speranza di rimettere in piedi il mondo imprenditoriale salentino, anche la totale assenza di imprenditori disposti a rilevare le nostre aziende.
Quasi mai si arriva a comprendere su chi incombano le maggiori responsabilità in questo o quel caso, ma poco importa. Rimane da riflettere, piuttosto, sullo stato generale dell’imprenditoria salentina che, poco alla volta, si vede costretta a depennare dalla sua lunga lista colossi del calibro di Filanto, Adelchi e ora anche Omfesa sembra essere giunta al capolinea. A conoscere bene i segni lasciati dalla crisi sulle nostre imprese Piernicola Leone de Castris, presidente di Confindustria Lecce.
Ogni giorno i quotidiani locali riportano bilanci devastanti sugli effetti che la crisi economica sta avendo sulle nostre imprese. Quali sono i settori più colpiti?
Credo che nessun settore sia immune dalla crisi. Quelli più colpiti rispetto ad altri ritengo siano il settore edile, la sanità, ma c’è anche il Tac (tessile-abbigliamento-calzature) che ha presentato anche in un passato recente un forte calo di occupazione. È da valutare anche il fatto che sia il settore edile che la sanità hanno rapporti molto stretti con il mondo pubblico e quindi, dato che i pagamenti con le pubbliche amministrazioni se avvengono, avvengono anche a distanza di anni, alcune volte si rischia di morire di lavoro nel senso che si hanno le commesse ma non si hanno tempi concretamente giustificabili di pagamento per i lavori svolti.
Quali settori, invece, respirano un po’ di più, almeno nel Salento?
Forse il settore agroalimentare è quello che, in questo momento, pur risentendo della crisi, sta reagendo in una maniera migliore rispetto ad altri. Poi, qui nel Salento c’è il fenomeno del turismo che è sempre molto importante ma, a dire degli operatori del settore, anche quello sta risentendo l’effetto della crisi.
Come si sta muovendo Confindustria per far fronte a questo?
Stiamo cercando di portare avanti le proposte presentate circa due mesi fa nel “Manifesto delle imprese”, un documento in cui Confindustria ha avanzato alcune possibilità relative a prospettive di lavoro. Le problematiche nel Salento sono quelle generali, a partire dalla pressione fiscale eccessivamente alta che non permette di creare investimenti. Avere degli utili da reinvestire all’interno della propria azienda è indispensabile se si vuole guardare al futuro, ma questo risulta molto difficile se non si riesce ad avere una tassazione ragionevole, in linea con quella europea, che incentivi il lavoro. Altre problematiche riguardano l’eccessiva lentezza con cui le pubbliche amministrazioni erogano i crediti, oppure il costo del lavoro. Quando parliamo di costo del lavoro non ci riferiamo all’importo netto che va in busta paga che, in alcuni casi, può essere non elevatissimo, ma ci riferiamo a tutti quei costi che rendono la busta paga pesante per le imprese.
















