L’Arte nel ferro di D’Andrea
Antonio D’Andrea nacque in Lecce il 23 luglio 1908 da Consolato e da Giuseppina Ciancio. Dopo una breve esperienza al ginnasio Palmieri passò alla Scuola Artistico- Industriale “G. Pellegrino” di Lecce, dove seguì i corsi di scultura e ferro battuto. Il curriculum scolastico gli consentì di partecipare a diversi viaggi premio istituiti dal Ministero della Pubblica Istruzione che lo misero a contatto con le realtà artistiche di Monza, Milano, Firenze.
Gremigni Guido, Ritratto di Antonio D’Andrea, 1950-55,Terracotta patinata,
Lecce- Museo Provinciale
Il suo girovagare nei centri italiani gli fece acquisire molta esperienza e gli permise di dare inizio, sebbene ancora molto giovane, alla sua attività espositiva. Nel 1923 prese parte a una mostra indetta dalla scuola, esponendo una Rosa in ferro battuto che gli valse il primo premio. Nel 1925, subito dopo il diploma, seguì a Bologna il suo maestro Walter Lodi.
D’Andrea Antonio-Lumiera, 1935 ca., Ferro batturo,
Monteroni-Ch. S. Giovanni-Facciata esterna
L’anno successivo si trasferì a Roma dove frequentò, al Museo artistico industriale, i corsi di scultura e disegno di Alfredo Biagini (1886-1952) e quelli di Alberto Gerardi (1889-1965). L’incontro col Gerardi fu decisivo nella vita artistica del D’Andrea; il Gerardi, infatti, scoprì nel giovane allievo salentino una straordinaria capacità artistica nella lavorazione del ferro battuto e nelle tecniche dello sbalzo e del cesello.
Pantaloni Raffaello, Studio per lumiere, 1935 ca., inchiostro, Lecce-Pinacoteca Fulgenzio
La carriera d’insegnante di Antonio D’Andrea ebbe inizio nel gennaio del 1929 ad appena diciannove anni, quando gli fu affidata la cattedra di ferro battuto dell’Istituto d’Arte di Fuscaldo, poi nell’Istituto d’Arte “G. Toma” di Galatina. Dal 1938, poi, fino alla sua morte, avvenuta il 10 ottobre 1955, ottenne l’incarico presso la Règia Scuola Artistica Industriale di Lecce, dove lascerà la sua impronta d’artista e di maestro. Nel 1938 “Maestro” Antonio impiantò a Lecce la sua prima “bottega” d’arte nell’atrio dell’Istituto Garibaldi.
D’Andrea Antonio, Lumiera, 1950 ca., Ferro batturo, Monteroni-Matrice
In seguito trasferì il proprio laboratorio in via Monte Pasubio che ben presto divenne un punto di riferimento per gli artisti e i letterati leccesi tra i quali Vittorio Pagano, Geremia Re, Lino Suppressa e Michele Massari. Sono questi gli anni in cui Antonio D’Andrea produsse diversi scritti, oggi conservati dal figlio Marcello, e fondò il periodico “Artigianato Salentino” (1949-1950). La produzione del D’Andrea è costituita da oggetti in ferro battuto e rame sbalzato in cui l’artista rielabora con grazia e leggerezza i motivi decorativi del barocco leccese, legandoli agli arabeschi Art Déco.
Pantaloni Raffaello, Studio per lumiere, 1935 ca., inchiostro, Lecce-Pinacoteca Fulgenzio
Sono numerosissime le opere dell’artista sparse in chiese e palazzi pugliesi, ma anche in musei e collezioni private nel resto dell’Italia e all’estero. Osservando la produzione artistica di Antonio D’Andrea, infine, colpisce la ricorrenza nelle sue opere dei motivi francescani. La figura del Santo d’Assisi; le parabole e gli attributi francescani ritornano continuamente nella produzione del maestro salentino.
D’Andrea Antonio, Le cerve al corso d’acqua, 1950 ca., Ferro batturo, Monteroni –
Matrice-Cancello Balaustra
Si deve rilevare, a tal proposito, che al D’Andrea furono commissionati le lumiere e alcuni oggetti d’arredo di ferro battuto per la chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio di Lecce e per la chiesa di San Giovanni Battista e la Matrice di Monteroni. Di questi lavori si conservano ancora oggi nella Pinacoteca d’Arte Francescana di Lecce molti disegni e bozzetti che padre Raffaello Pantaloni (1888-1952) preparò per il D’Andrea.
D’Andrea-Lumiera, Pantaloni Raffaello, 1935 ca.,
1935 ca. Monteroni-Ch. S. Giovanni-Navata Studio per lumiere, Lecce-
Pinacoteca Fulgenzio
La collaborazione tra questi due artisti determinò un sodalizio artistico che ancora oggi colpisce i visitatori di questi stupendi scrigni di fede. Così si esprimeva Enzo Panareo nel 1976 nei confronti di questo maestro: “Quando Antonio D’Andrea modulava nel ferro i motivi delle sue creazioni era come se la materia incandescente cantasse, sprizzando faville, e le figure che a mano a mano emergevano stupite, si librassero in un cielo che solo a loro era riservato […]”.
Giuseppe Mancarella























