Lecce/Ricordando Mons. Ruppi: Unità, Sinodalità, Missione
Quarto Anniversario della Morte/Santa Messa di Suffragio in Cattedrale il 30 maggio.
Ricordare la figura di un Vescovo e di un Pastore, quale è stato mons. Cosmo Francesco Ruppi, non può limitarsi solo a presentare i tratti di una persona cara, alla quale continuare a riservare riconoscenza e affetto, ma saper vedere, da parte nostra, un tratto di storia della Chiesa leccese nei suoi contorni peculiari. Sono convinto che soprattutto la fedeltà alle note essenziali della Chiesa e l’amore per la cura del gregge (cura pastorale) nella sua quotidianità, più che l’eccellere in uno specifico carisma, rende il magistero e l’azione di un Vescovo oltre che autorevoli e duraturi nel tempo anche attraenti. Le linee guida che hanno ispirato l’azione pastorale e magisteriale di mons. Ruppi a Lecce nel ventennio del suo episcopato possono essere ricondotte a tre parole: unità, sinodalità, missionarietà. Tre parole che costituiscono il naturale tracciato su cui ogni vescovo illuminato e zelante ha cercato e cerca di far camminare la Chiesa di cui è responsabile.
Tre parole che per mons. Ruppi hanno rappresentato fedeltà al Concilio Vaticano II e impegno per l’attuazione dello stesso. Gli anni di preparazione e di svolgimento del Sinodo Diocesano hanno rappresentato il massimo dell’impegno profuso da mons. Ruppi e il massimo del coinvolgimento della Chiesa di Lecce in tutte le sue componenti: laici, religiosi e presbiteri, insieme ad ampi settori della società civile. Mons. Domenico D’Ambrosio, attualmente Pastore e Guida della Chiesa di Lecce, ha più volte richiamato l’attenzione su questa preziosa eredità, qual è il Sinodo diocesano, su cui innestare una rinnovata visione pastorale, così come è richiesta dai veloci e profondi cambiamenti sociali. La possibilità del cambiamento, del rinnovamento autentico ed efficace dipende molto dalla capacità di saper conservare e valorizzare ciò che abbiamo ricevuto. E da mons. Ruppi la Chiesa di Lecce ha ricevuto molto.
Luigi Manca
