Pubblicato in: Ven, Nov 22nd, 2013

L’EREDITÀ DEL VATICANO II…SPERANZA INCOMPIUTA?

Alla fine degli incontri sul Concilio/L’accoglienza e i riflessi del Magistero nella Chiesa di Lecce. La ricezione di quelle istanze fa ancora parte di un lungo cammino di rinnovamento.

QUATTRO PASTORI, 50 ANNI DI SPIRITO SANTO

Gli incontri sul Concilio che si sono svolti nella basilica del Rosario nelle scorse settimane e che hanno visto una costante e numerosa partecipazione portano a interrogarci se e quali tracce del rinnovamento conciliare sono riconoscibili nelle chiese locali e dunque nella nostra Chiesa di Lec­ce. Una domanda così ampia rinvia ad una risposta molto meditata e frutto di un’accurata e documentata ricerca. Questa vorrebbe essere solo una riflessione introduttiva.

vaticano-II

L’originalità del Concilio Vaticano II è anzitutto l’aspetto che merita di essere messo in risalto. I Concili precedenti erano stati sempre convo­cati a motivo di eresie da condanna­re, verità da “blindare”, da definire, problemi disciplinari da risolvere. Anche il Concilio di Trento, che è caratterizzato da un’ampia ventata di riforma si muove dentro frontiere dottrinali ben delimitate: rapporto scrittura-tradizione, peccato origina­le, giustificazione, sacramenti. 

IL PROFETA: RONCALLI

I motivi che hanno spinto il Pon­tefice Giovanni XXIII a questo storico passo sono da addebitarsi fondamentalmente a un bisogno di manifestare l’amore per la Chiesa e l’urgenza di mostrare l’amore che la Chiesa ha per il mondo, per il gene­re umano. Il Vaticano II mette in atto un processo che raggiunge la Chiesa universale a tutti i livelli. All’univer­salità dei temi fa eco l’universalità della rappresentanza dei vescovi.

Giovanni XXIII

Per la prima volta esperti da tutte le parti del mondo lavorano per la re­dazione dei testi conciliari, rendendo presente la voce di lunghe tradizioni culturali e teologiche. Per la prima volta un concilio affronta, accanto a temi teologici quali la liturgia, la S. Scrittura, la natura e la missione della Chiesa, temi assolutamente inediti: la spaventosa miseria di tanta parte dell’umanità, le diverse forme di oppressione della libertà e dei diritti fondamentali dell’uomo, il dialogo con le religioni, l’unità dei cristiani. I sedici documenti conci­liari rappresentano così il frutto di un lavoro immane, che meglio si può vedere nei 26 volumi (di fatto 80 tomi) che raccolgono gli Atti del Concilio (Acta Synodalia). Il Concilio fu aperto da Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 e concluso da Paolo VI l’8 dicembre 1965.

PAOLO VI: LA CHIESA FUORI

Rappresenta certamente la più vasta operazione di riforma com­piuta nella Chiesa di tutti i tempi, per il numero dei Padri conciliari (2540 rispetto ai 750 del Vaticano I), dell’unanimità delle votazioni, dell’ampiezza dei temi affrontati. La Chiesa doveva guardare dentro se stessa (Lumen Gentium) e fuori di se stessa, al mondo (Gaudium et Spes); dentro se stessa per cogliervi lo splendore e la bellezza della luce trinitaria (dimensione misterica della Chiesa) ma anche per rinnovare e riformare ciò che era invecchiato e inadeguato.

Paolo VI

Fuori di se stessa, per cogliere i segni dei tempi, le istanze dell’umanità contemporanea. La Lumen Gentium rappresenta il volto della Chiesa da amare, la Gaudium et Spes rappresenta un mondo da amare da parte della Chiesa. Il Concilio indica a noi una Chiesa da amare, non una società perfet­ta di cui noi siamo funzionari o clienti. Mons. Mariano Magrassi, monaco benedettino e arcivescovo di Bari, aveva scritto che “il più e il meglio della Chiesa è quello che non si vede”, vale a dire la dimen­sione misterica, trinitaria, a cui ci si può accostare solo con uno sguardo d’amore. Anche nella nostra Chiesa di Lecce il Concilio ha alimenta­to speranze e lasciato tracce ben evidenti. 

MONS. MINERVA: RINNOVAMENTO AL VIA

La guida saggia e determinata, qual è stata quella di Mons. Francesco Minerva, ha consentito una gra­duale e costante assimilazione delle istanze conciliari un po’ in tutte le dimensioni della pastorale dioce­sana e parrocchiale. Come si può dimenticare il fervore nel campo del rinnovamento liturgico e della catechesi?

Minerva

In tutte le parrocchie sorgevano i gruppi di animazione liturgica, venivano date indicazio­ni per il canto, incoraggiata una formazione liturgica specifica a cui tanti laici aderivano con entusiasmo. Nel campo della catechesi, la nostra diocesi è stata all’avanguardia a livello nazionale per l’impulso dato dall’allora Ufficio catechistico per la formazione degli operatori della catechesi delle diverse fasce di età. Venivano sistematicamente organiz­zati laboratori a livello vicariale per lo studio dei nuovi catechismi Cei.

MONS MINCUZZI: LAICI, IN PIEDI

Il breve ma intenso episcopato di Mons. Michele Mincuzzi ha contribuito a portare nella nostra diocesi il rinnovamento conciliare in una dimensione più profetica e più aperta alle istanze della società, proprio nella linea della Gaudium et Spes. Un’attenzione alle povertà del territorio ha fatto nascere i centri caritas e soprattutto il bisogno di una cultura della carità.

Mincuzzi

Anche il bisogno di dialogare con la società civile e con la cultura laica ha dato vita a strumenti di comuni­cazione sociale, come il quindicinale “Rosso di sera”, una voce evangeli­camente limpida che permetteva il confronto a tutto campo tra le istan­ze della fede e le attese della cultura contemporanea.  È in questo periodo che nella Chiesa di Lecce si è creduto e si è investito sul diaconato permanente: una realtà promettente che è cresciuta ma che attualmente ha bisogno di essere rimotivata nelle sue ragioni teologi­che e pastorali. 

MONS. RUPPI: IL SINODO A 30 ANNI

Mons. Cosmo Francesco Ruppi, soprattutto nel suo primo decennio di episcopato, pur nella diversità di stile pastorale, ha continuato a cu­rare la recezione del Concilio nella vita diocesana. Tutte le strutture pastorali esistenti sono state conso­lidate, in particolare gli strumenti della comunicazione sociale con il settimanale “L’Ora del Salento”, la pastorale familiare i cui frutti sono stati numerosi gruppi famiglia sorti nelle diverse parrocchie della dioce­si, una più compiuta ministerialità.

Ruppi

Il bisogno di una maggiore e qualifi­cata formazione per i fedeli laici ha portato all’erezione dell’Istituto di Scienze religiose a Istituto Superio­re e alla nascita di una Scuola per operatori pastorali. Il Sinodo dio­cesano è stato il momento di sintesi dopo poco più di un trentennio dal Concilio.

MONS. D’AMBROSIO: LE NUOVE SFIDE

L’attuale Arcivescovo, Mons. Do­menico D’Ambrosio, ha dato dei chiari segnali di apprezzamento nei confronti dell’esperienza sinoda­le vissuta dalla Chiesa di Lecce, valorizzando e proponendo in alcuni campi della pastorale le indicazio­ni contenute nella “Costituzione sinodale”. L’impulso al rinnovamento avviato dal Concilio è stato concentrato da Mons. D’Ambrosio, sulla vita del presbiterio, con una maggiore cura della spiritualità, della formazione permanente e della dimensione fra­terna. La necessità della formazione dei laici si è nel frattempo sempre più ampliata.

L’Issr e la Scuola di operatori pastorali, divenuta Centro Teologico Pastorale, rimangono i centri di maggior riferimento, accan­to a numerose altre realtà formative curate dagli uffici diocesani , dalle parrocchie e dai movimenti eccle­siali. Il sinodo dei Giovani, forte­mente voluto dall’Arcivescovo, ha già cominciato a muovere i primi passi e si profila come un’esperien­za dell’intera Chiesa di Lecce, in grado di raccogliere le sfide della postmodernità e nello stesso tempo di dare voce alle tante promesse che sono nascoste nel cuore del mondo giovanile.

d'ambrosio

Anche per la nostra diocesi come per la Chiesa universale, il Concilio Vaticano II, accanto a una lettura dottrinale e pastorale, attende una lettura ispirata dall’amore verso la Chiesa e il mondo. Su dimensione della Chiesa universale: cogliere le sensibilità di pontefici, di padri conciliari, di teologi esperti, di figure che hanno svolto la funzione di pionieri, che hanno anticipato e orientato in certe direzioni.

Sul piano diocesano: cogliere le sensibilità con cui vescovi, presbiteri e laici hanno recepito le istanze conciliari, pur in un contesto qual è il nostro tenden­zialmente portato alla conservazione più che al rinnovamento. Trasmettere alle nuove generazioni di presbite­ri e di operatori pastorali non solo dottrina e progetti pastorali ma anche amore per la Chiesa. C’è da augurar­si che il cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio, che nella nostra diocesi abbiamo vissuto in­tensamente con numerose e signifi­cative iniziative, stimoli a un’ampia verifica dei modelli pastorali e porti una nuova stagione di rinnovamento, prima che delle strutture, del presbi­terio, delle comunità religiose e del laicato.

 Luigi Manca

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