Pubblicato in: Sab, Apr 7th, 2012

Lu Riu “dell’Angelo”…Incantevole Salento

Cartoline dalla Valle della Cupa. In città e nei paesi riti e tradizioni che si ripetono ad ogni Pasquetta.

LECCE

IL BAROCCO AI TURISTI, IL PARCO DI RAUCCIO AI LECCESI

C’è la Pasqua al termine degli intensi e suggestivi riti della Settimana Santa. Ma c’è anche il Lunedì dell’Angelo, la cosiddetta pasquetta, primo giorno del tempo che porta alla Pentecoste, che per la Chiesa è il periodo della gioia e della luce. La passione e la morte del Signore lasciano spazio alla Sua resurrezione; e la festa intima va condivisa. La lettura popolare di queste dinamiche ci riporta all’essenza della tradizione:c’è voglia di gioire dopo l’austerità quaresimale. Ma anche la necessità di uscire “fuori porta”, probabilmente declinando in maniera semplice il significato dell’annuncio. E’ “festa comandata”il giorno di Pasqua, che a Lecce si ripete anche il giorno dopo. Momento da vivere in casa, magari con i parenti. E a differenza della comune tradizione del Bel Paese, per la gita fuori porta si aspetta il martedì, nella cosiddetta “Pasquetta dei leccesi”, “lu Riu”. Non ci sono documenti precisi che spiegano il perché di questo “posticipo”. Le radici sono molto antiche, tanto che la tradizione lo fa risalire alla venerazione per la Madonna di Loreto (in dialetto “d’Aurio” poi “d’Auriu” infine “Lu Riu”). I fedeli erano soliti recarsi in pellegrinaggio alla chiesa dedicata alla Madonna che si trova nelle campagne a nord della città, condividendo in qualche modo la festa con gli abitanti di Surbo. Il pellegrinaggio si concludeva poi con un momento di convivialità, con il consumo dei pasti che si erano portati da casa. Negli ultimi anni, inoltre, la tradizionale gita fuori porta ha fatto tappa nelParco di Rauccio, a pochi chilometri dalla Capitale del Barocco. Più recentemente, “lu Riu”si è spostato Lecce, anche per accogliere i turisti, allettati dal caldo e dai monumenti delle nostre latitudini. Sono rimaste “tradizionali” le brevi puntateal mare, nelle mete adriatiche e ioniche.Magari nelle seconde case riaperte per l’occasione, che accolgono in maniera familiare parenti ed amici. In qualche modo riportando ad un austerity quaresimale, questa volta dettata dai tempi di crisi.

Salvatore Scolozzi

ARNESANO

FUORI PORTA A MONTEVERGINE

Tradizione vuole che la Festa della Madonna di Montevergine si celebri il Lunedì dell’Angelo, in concomitanza con il tradizionale “riu”. Restano oggigiorno da scoprire le ragioni più profonde del culto ma, nonostante tutto, per circa quattro secoli la Madonna di Montevergine ha attraversato le vie del Paese, raccogliendo a sé numerosi fedeli. Nell’agro di Lecce, al confine con Arnesano, sorge una piccola chiesetta dedicata a Maria Santissima di Montevergine. Numerosi documenti ne attestano il culto e la devozione fin dal 1635, anno in cui si documenta la costruzione del tempio mariano. Nell’anno 1848, la Festa era celebrata con Messa cantata e, dieci anni dopo,fu riconosciuta come solennità. Datata 14 gennaio 1876, una bolla di Pio IX concedeva indulgenza plenaria ai visitatori nella feria secunda post Pascha (il Lunedì dopo Pasqua), che si estendeva anche alle anime dei defunti. A dare il via ai festeggiamenti anche quest’anno la tradizionale processione per le vie di Arnesano e del Rione Riesci; due Celebrazioni Eucaristiche, poi, si terranno nella giornata di martedì.

Matteo De Nanni

 

SALICE SALENTINO

Quinta edizione della “La Puddhrica di Pasquetta”, con escur¬sioni negli angoli più suggestivi della nostra terra e degustazioni dei piatti tipici salentini nel cuore di un territorio dalla bellezza ancora selvaggia.

NOVOLI

IN UN AFFRESCO LA PRIMA TESTIMONIANZA

A Novoli, nell’attuale chiesa dell’Immacolata, vi è un significativo affresco legato alle festività pasquali. Esso spiega ed aiuta a capire meglio una tradizione tipicamente leccese: quella del “riu”. Per chi di Lecce città non sia, “lu riu” è il festeggiare la “pasquetta” il martedì dopo Pasqua.  L’affresco ci è stato descritto da Antonio Tamiano il quale ricorda come  tale rappresentazione è “ l’unica testimonianza bizantina dell’apparizione del Risorto alla Madre”. “Anche a Novoli” , afferma Tamiano, “come in tanti paesini dell’area bizantina, fino alla metà del Settecento il martedì dopo Pasqua si faceva festa, si inneggiava al Signore Risorto = Ri[trovato viv]o”. Nell’affresco sono rappresentati l’Angelo, Maria ed una tavola su cui sono poggiati “l’orciolo del vino, il padellone per cuocere le azime, il trespolo per arrostire l’agnello e un piatto con sopra l’agnello pasquale non consumato perché, secondo antiche tradizioni, nel Cenacolo Gesù celebrò solo la prima parte dei riti della Pasqua ebraica, utilizzando le azime e il vino. Non consumò l’agnello perché tutte le profezie erano compiute: era Lui il vero Agnello che si immolava per la salvezza di tutti ” .

Fabio Grasso

CALIMERA

Anche quest’anno si ripropone l’usanza nel giorno di pasquetta, di passare attraverso una pietra calcarea, che fuoriesce dal terreno, nei pressi della Cappella di S. Vito per assicurarsi prosperità nella stagione a venire; segue la tradizionale scampagnata nel bosco.

SURBO

GRANDIOSI FESTEGGIAMENTI PER LA MADONNA DI LORETO

Accanto alle celebrazioni in memoria della passione, morte e resurrezione di Cristo, il periodo pasquale a Surbo si caratterizza anche per la devozione alla Madonna di Loreto, il cui culto si celebra il Martedì successivo alla Domenica di Pasqua. Pur non essendo la Madonna la ‘patrona’ del paese, la tradizione che accompagna tale ricorrenza è certamente, e di gran lunga, la più sentita dai fedeli surbini; una tradizione le cui radici si intersecano con la stessa storia del paese, e che contribuisce ad alimentare e rinnovare il clima di raccoglimento e preghiera che si respira in questi giorni. La Festa della Madonna di Loreto, infatti, oltre ad attirare di anno in anno un numero crescente di fedeli provenienti dai paesi vicini, costituisce un autentico punto di riferimento per la vita spirituale dei cittadini di Surbo. Emblema della devozione del paese è il vestito che ricopre la statua della Madonna: un vestito interamente costituito da gioielli in oro, donati ex voto dalle famiglie del paese, e divenuto nel tempo il tratto distintivo di questa festa.
Benché i riti collegati a tale culto prendano le mosse già a partire dal Lunedì dell’Angelo, la festa si sviluppa nella sua pienezza il giorno successivo: il momento culminante è rappresentato dalla Processione che accompagna la Madonna, dalla chiesa a lei dedicata, attraverso le principali vie del paese, fino a giungere sul piazzale antistante la chiesa matrice, dove le celebrazioni religiose si concludono con la Santa Messa.  

Mauro Spedicati

MONTERONI

LA CUCCAGNA A ‘SANTU FILI’

La vita di un paese più che dai grandi eventi è caratterizzata dalle piccole tradizioni e i  monteronesi, quello che comunemente dai cristiani viene ricordato come il Lunedì dell’Angelo, è il giorno della festa “te Santu Fili”. Da sempre la pasquetta è stata caratterizzata dalla visita alla chiesa di San Fili per pregare davanti all’icona di Maria e del suo Santo Figlio per poi proseguire con una passeggiata alla fiera nella mattinata, scampagnata tra gli alberi di ulivo nelle campagne della stessa zona del paese e nel pomeriggio una delle tradizioni più caratteristiche è l’albero della cuccagna, un gioco popolare i cui partecipanti devono cercare di prendere dei premi (in genere alimentari) posti in cima ad un palo ricoperto di grasso o altra sostanza che renda difficile l’arrampicata da parte dei concorrenti (anche se di recente questo gioco è stato spostato al martedì). La festa prosegue con la messa, la processione e con una sagra serale allietata da musica dal vivo. Un programma semplice ma che rappresenta molto bene la vita tranquilla di un paese molto attento al culto e alle tradizioni che si cerca di tramandare di generazione in generazione nonostante la rapida evoluzione della società.

Serena Favale

TORCHIAROLO

AL SANTUARIO DI GALEANO

Risale al XVI secolo la tradizione che nel Lunedì dell’Angelo si celebra a Torchiarolo. Si addobbano a festa le strade e il piccolo Santuario situato a pochissimi chilometri dal centro abitato. Fu un bue ad inchinarsi per primo alla vista dello splendido ritratto di Maria, da lì è nato un amore cittadino nei confronti della Vergine che nel corso dei secoli ha portato gioia tradizioni ma anche alcune diaspore con il comune di San Pietro Vernotico. La festa per i torchiarolesi ha inizio con l’ingresso della Madonna nella Chiesa madre la notte di Pasqua, così da accogliere per prima il suo Figlio nella splendida visione della Resurrezione. Il lunedì dell’Angelo i torchiarolesi donano alla Madre il pellegrinaggio al Santuario insieme alla processione del Martedì dopo Pasqua che finisce con l’intronizzazione della Vergine da parte del rione vincitore della battaglia cittadina che si è svolta a suon di giochi e partite di pallone nelle settimane precedenti. Preparazioni liturgiche, canti, addobbi, fiere, luminarie e spettacoli si svolgono in suo onore, nella gioia della Pasqua.

Chiara Tondo

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