Maestri Leccesi… Artisti e Poeti del Bambinello
Letture di Cartapesta…
Salvatore Sacquegna, Gesù Bambino, Monteroni-Chiesa Matrice
Sin dalla fine dell’Ottocento le sculture sacre di cartapesta, nell’immaginario collettivo dei Salentini sono sinonimo di Natale. In molte famiglie si iniziava già nel mese di settembre a progettare il presepe e si attendeva con ansia la festa di Santa Lucia. Proprio la ricorrenza di questa festività segnava l’inizio delle feste natalizie e l’inizio del momento di devozione popolare rappresentato dalla realizzazione del presepe. Nella “Fera te Santa Lucia”, sull’esempio di quanto accade ancora oggi nel tradizionale mercatino dei pupi in San Gregorio Armeno a Napoli, si potevano acquistare nuove statuine e splendide Natività e figure presepiali, veri capolavori di cartapesta.
Salvatore Sacquegna, Natività, Cartapesta, Monteroni-Chiesa Matrice
Ancora oggi, si conservano queste opere d’arte dal valore eccezionale. Erano tanti i maestri della cartapesta, ma tra tutti piace ricordare Achille De Lucrezi (1827-1913) – alcune dei suoi preziosi lavori sono conservati nell’Istituto Marcelline di Lecce – Antonio Maccagnani (1807-1892), Luigi Guacci (1871-1934), Arturo De Vitis (1872- 1937) e Salvatore Sacquegna (1877-1955). Un posto di rilievo nella realizzazione del presepe leccese era riservato alla scena della Natività che era rappresentata in una grotta o in una stalla e vedeva la presenza del bue, dell’asinello, della Madonna con San Giuseppe e al centro Gesù Bambino.
Guacci L., Zampognaro, Cartapesta, Lecce-Ch. S. Giovanni Evangelista
I maestri cartapestai si dimostrarono molto esperti nella realizzazione di Bambini Gesù nelle diverse forme: la scelta iconografica variava dalla rappresentazione di Gesù Bambino dormiente, oppure seduto, alcune volte vestito con eleganti abitini. Alcune usanze antiche natalizie si sono perdute nel tempo e quindi vanno ricordate per poterle riportarle alla luce, nella continuità della nostra tradizione popolare. Brevemente possiamo dire che la fase preparatoria al Natale, iniziata con la Novena in chiesa, terminava il giorno della vigilia caratterizzato dal digiuno. In serata si mangiavano tante cose buone, per chi se lo poteva permettere ovviamente.
De Lucrezi A., Sacra Famiglia, Brindisi-Cattedrale
I preparativi delle pietanze del cenone natalizio avvenivano in un religioso rituale. Si preparavano: i vermicelli col baccalà (jermiscéddhri cu’‘llu baccalà), le rape stufate (rapacáule ‘nfucáte), il capitone al sugo o all’agrodolce (capitòne ‘llu súcu), il capitone arrostito (capitòne rustútu), il baccalà fritto (baccalà fríttu), i cavoli fritti o in umido (caulifiúri frítti o ‘ndilissáti), le pettole (píttule), i frutti di mare crudi (frútti te máre crúti), le lenticchie (lintícchie), e così via, tutto accompagnato da un buon vino (miéru) primitivo: “quíddhru másculu”. Dopo la cena, mentre si giocava a carte o a tombola con la famiglia, in attesa della messa di mezzanotte, si gustavano i taralli col pepe (taráddhri cu’‘llu pípe) inzuppati nel vino, i ceci arrostiti (cíciri rustúti), i lupini salati (ruppíni salati), li purciddhrúzzi e le cartiddhráte, le páste te méndula.
Maccagnani A., Figura Presepiale, Lecce-Chiesa Sant’Angelo
Il fuoco della cucina “lla munacále” riscaldava grandi e piccoli; gli anziani mantenevano viva la fiamma del camino e, allo stesso tempo, raccontavano ai bambini qualche storiella. Il giorno di Natale, all’ora fatidica, faceva il suo ingresso nell’ambiente familiare Gesù Bambino, la figura cen trale, la più importante e la più attesa dai bambini assonnati. Dopo aver cantato tutti assieme la dolcissima melodia natalizia “Tu scendi dalle stelle”, scritta Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), la cui famiglia possedette in Terra d’Otranto il casale di Pozzomauro e il principato di Presicce, faceva il suo ingresso trionfale sorretto dalle mani innocenti del più piccolo di casa e, prima di essere posato nell’umile mangiatoia, era baciato a turno da tutti i presenti.
Gesù Bambino benedicente, Monteroni-Chiesa Matrice
A Gesù Bambino, poi, erano indirizzati tanti sonetti che erano recitati dai bambini presenti, i quali facevano a gara per recitarli bene. Sono in molti, ancora oggi, coloro che ricordano i versi del famoso sonetto “Mmamminieddhu ‘zzuccaratu”.
Giuseppe Mancarella





















