Pubblicato in: Sab, Dic 27th, 2014

Maria SS. Madre di Dio… “Custodiva queste cose meditandole nel suo cuore”

Ad otto giorni dalla solennità del Natale del Signore, ricorre la festa liturgi­ca di Maria SS. Madre di Dio. Tale ricorrenza era già celebrata a Roma il primo gennaio ancor prima del VII se­colo, con una statio a S. Maria ad Martyres. Successivamente, l’ottava di Natale assunse carattere più cristologico e la festa della Theotokos venne rivalutata solo nel XVIII secolo in Portogallo. Nel 1914 le fu assegna­ta la data dell’11 ottobre. E nel 1931, Papa Ratti estese tale memoria all’intera Chiesa, nel quindicesimo centenario del concilio di Efeso, che ne aveva solennemente definito la dottrina teologica contro Nestorio. A seguito della riforma liturgica del Vaticano II, Paolo VI ripristinò la data originaria, il primo gen­naio, ricollocando la festa mariana nel giusto contesto del tempo di Natale, nel cuore delle celebrazioni dell’incarnazione. In realtà, il 1° gennaio è ricco di ricorrenze: l’ottava di Natale, l’inizio dell’anno civi­le, la giornata mondiale della pace.

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Ma, su tutti questi motivi, sovrasta il tema liturgico dominante della maternità divina e verginale di Maria, ed infatti, i testi ecologici propri sono pertinenti ad esso. Soprattutto il brano evangelico di Luca 2, 16-21 fa risaltare il carattere della maternità di Maria mediante il suo atteggiamento di fede: Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Il suo rapporto con Gesù va aldilà del fatto fisico. A questo si aggiunge la partecipazione interiore, la sua fede, esaltata dai padri della Chiesa: “Maria concepì il Fi­glio prima nel suo cuore che nel suo corpo”. Tra tutti, Sant’Efrem è particolarmente espressivo e poetico nel raccontare lo stret­tissimo legame tra Cristo e la Vergine Madre: “Mentre dimoravi in me, la tua maestà divina dimorava in me e fuori di me. E quando ti ho partorito visibilmente, la tua potenza invisibi­le non se n’è andata da me. Tu fuori di me e tu dentro di me, sconcerto di tua madre!” (Inni sulla Natività 16, 2). 

Vincenzo Martella

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