Missione Giovani… È bello con Te!
A LECCE DAL 19 AL 27 SETTEMBRE
UNA SCOMMESSA DA FARE… UNA SFIDA DA VINCERE
La Missione Giovani che si aprirà, sabato 19 settembre, è un’opportunità bella e importante per intercettare e incontrare i giovani delle nostre comunità. Sono essi i primi destinatari di tale evento di grazia perché ad ogni cuore giovane si rivolge la buona notizia del Vangelo. La missione è , quindi, un cammino vissuto con i giovani provando ad ascoltare i loro silenzi, i loro problemi, le lacrime, le gioie, i sogni e annunciando ad ognuno la bellezza che è Gesù Cristo. Non è pen sabile una missione senza l’aiuto, il calore, l’affetto e la preghiera dei giovani che incontreremo in quei giorni! La missione, però, è un percorso per i giovani tentando di metterci accanto per interpellare il loro cuore e la loro vita, a volte af fannata e stanca, con la nostra testimonianza di giovani in cammino vocazionale. Come è bello intessere relazioni autentiche, vere e durature proprio con i giovani che ci saranno affidati! Quanto bene emerge dalle loro storie, quanta volontà di met tersi in gioco e in discussione traspare dalle loro parole, quanta grazia si può apprendere e interiorizzare dalla loro presenza. Certamente tutto questo è una scommessa! Scommessa contro i facili e comodi pregiudizi, scommessa nell’accostarci a questi ragazzi come noi e con le nostre stesse fatiche e ferite, scommessa nell’ “ perdere” tempo con loro sapendo che è tutto tempo acquistato! È una sfida: sfida a rompere il ghiaccio, sfida a fare il primo passo, sfida ad annunciare il Signore in questo nostro tempo così bello e difficile! Allora la missione giovani diviene terreno di grazia per continuare a seminare la buona novella, per continuare a dare speranza e forza, per stringere la mano, per tergere una lacrima, per abbracciare e consolare, per far rimettere in piedi, per far ricominciare! Sogno e desidero questa missione: una missione con e per i giovani perché solo così il nostro cuore resta giovane e aperto al mondo!
Francesco De Matteis
DAL SEMINARIO DI MOLFETTA
UNA LUCE NELLA NOTTE IN PIAZZA SANT’ORONZO
Siamo ormai agli sgoccioli di quest’estate 2015 che come arcidiocesi ci vede protagonista nell’ospitare la missione giovani del seminario di Molfetta. Premettendo che sono un ragazzo di terzo anno è un esperienza che mi vedrà in prima persona, per la prima volta, visto che solo il triennio partecipa a questa iniziativa portata avanti dal nostro seminario Pugliese con grande entusiasmo. Per questo mi limiterò a raccontare un po’ della mia esperienza vocazionale legandola a quello che andremo a vivere nella settimana tra il 19 e il 27 settembre. Sulla scia del brano evangelico di Luca dei discepoli di Emmaus, già proposto anche nel sinodo dei giovani sono riuscito in questi due anni di seminario a Molfetta a rileggere la mia vita con il Vangelo. Penso che ogni storia di chiamato sia una scoperta graduale di colui che c’è stato sempre accanto, ma i nostri occhi non erano stati capaci di riconoscerlo. La solitudine è un’emozione che prima o poi nella vita si sperimenta perché guardando la propria storia si sente sempre più il senso di vuoto e nullità, si cammina senza nessuna consapevolezza e convinzione che Lui sia vivo e operante, ma la storia non finisce così.
Il brano dei discepoli di Emmaus è la Parola che ho sentito di più nel cuore perché i personaggi non lo riconoscono subito, ma paradossalmente Gli chiedono di rimanere con loro. Solo nel gesto di amore più eclatante, che pre-figura la croce, cioè lo spezzare il pane, Gesù riesce a fargli aprire gli occhi all’improvviso e permettergli di riconoscerlo come protagonista delle loro storie. È in quell’attimo che Gesù entra nei loro pensieri e nei loro occhi e senza indugio riprendono la strada giusta verso Gerusalemme la città santa per eccellenza. Scrivendo nei dettagli il mio partage, cioè il racconto della mia vita, mi sono reso conto che il filo rosso che univa tutto era Gesù Eucarestia non per ultimo l’episodio in Albania l’estate scorsa nel dare la comunione ai malati in maniera straordinaria. La scena più commovente dopo aver visto quella persona anziana e dolorante piangere, fu vederlo inginocchiato con tutti i suoi dolori. Infatti dopo la comunione si voltò a me e un altro seminarista e disse: “Due volte ho pianto nella vita, quando è finito il regime e quando oggi mi avete portato la comunione”. Spero che l’esperienza di Venerdì 25 settembre, non per altro quasi il centro della settimana possa essere vissuta con la stessa intensità.
Emanuele Tramacere
OGNI MATTINA…
TRA I BANCHI DI SCUOLA PER INCONTRI E CONFRONTO
Parliamo di Missione Giovani, parliamo anche di scuola. Si tratta di un binomio inseparabile che indica il tratto specifico di questi giorni. Dentro questo binomio è racchiusa la particolare bellezza di un incontro fra i ragazzi delle classi delle scuole superiori ed i seminaristi, che nei giorni di missione accompagnano i docenti di religione cattolica. Questo incontro non ha grandi pretese; non ha il sapore di una lezione. È semplicemente un piccolo tempo di condivisione, di confronto, di racconto: un tempo per guardarsi negli occhi, per provare a dirsi che cosa rende piena la vita, in semplicità. Sicuramente non è un racconto univoco, unidirezionale, ad una sola voce: è piuttosto un mettere insieme le voci, ciascuna con il proprio tono e con la propria unicità, una comunanza di idee e di vita. Può sembrare strano, ma negli scorsi anni, al termine dell’esperienza di missione, mi rendevo conto che dagli incontri nelle scuole portavo con me una ricchezza indescrivibile, che alimenta ancora oggi il mio camminare sulle strade del Vangelo. Non mi era chiesto di dare, quanto piuttosto di essere disponibile a ricevere. La scuola è il cantiere del domani, il laboratorio di maturità e di crescita per antonomasia, il crocevia di situazioni che insieme fanno l’armonia del vivere comune, una grande esperienza comunitaria. È la possibilità di incontrare tutti i ragazzi, cattolici e non cattolici, praticanti e non praticanti, credenti o scettici; è l’unico luogo in cui questo confronto è possibile. E proprio per questo è un’esperienza così piena, nella quale la vita scorre in tutte le sue sfumature. Gesù Cristo ci manda proprio qui. Per condividere, ascoltare, testimoniare, raccontare; per percorrere un tratto di strada in comune. Non importa che il tempo sia breve, in fin dei conti si tratta di un’ora; non importa che sia solo una volta. Ciò che conta è la coscienza di stare lì nel nome del Signore. È Lui e Lui soltanto il cuore di questo incontro. E poi chi ha mai detto che l’intensità di una relazione dipende dalla quantità di tempo trascorsa insieme?
Andrea Miceli
















