Pubblicato in: Mar, Dic 23rd, 2014

Natale di Speranza/Alla grotta con il nostro Pastore

L’incedere della speranza caratterizza il cammi­no dei popoli e soprattutto dei “poveri”. Ma come si può constatare, quanta oppressione, violenza, intrighi di palazzo, anche ai nostri giorni, nel nostro paese, cercano di spegnere la speranza che, dai primi passi dell’umanità ha guida­to il cammino dei puri di cuore, dei veri cercatori della luce; dei tanti che, per amore del popolo, hanno annun­ciato “cieli nuovi e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2 Pt 3,13), e hanno pagato spesso con il sangue, o con il carcere il desiderio della pace. Da Abele, il giusto, simbolo di Uno che verrà e non tarderà; ad Abramo, padre dei credenti nel Dio miseri­cordioso; dai profeti, sentinelle del mattino, a Giovan­ni Battista, portatore di riconciliazione e di speranza per tutti coloro che attendevano il Veniente, desiderio di ogni cuore; dai santi Innocenti: testimoni ignari della malvagità del cuore umano, ma segno profetico di Colui che avrebbe fatto dei due un popolo solo ab­battendo il muro di separazione che era nel mezzo (Cf Ef 2,14); ai tanti costruttori di pace, beati perché indi­catori della bellezza del cuore dell’uomo aperto a Dio e all’uomo.

Il mondo, con il Natale di Cristo, ha visto finalmente la grande luce che non tramonta “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce…” (Is 9,1). Lì, nella grotta luminosa dell’amore di Dio, fattosi uomo, la speranza ha trovato la sua casa definitiva, e i suoi adoratori, investiti dal fulgore della stella che “non conosce tramonto”, hanno visto la pace: “pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc 2,14). Una casa visitata, abitata dai puri di cuore, dai semplici, dagli inquieti cercatori di Dio. Quanti “pa­stori” da allora, hanno visto, hanno toccato la speranza che ha fatto risplendere il volto di Dio sui tanti vessati da ingiustizie, emarginazioni perpetuate da singoli, da gruppi di potere, come Erode, da società dagli occhi ciechi e dal cuore indurito nel male, contro l’uomo ed il suo ambiente. Quanti “Magi” hanno offerto da allora a Colui che è venuto ad abitare in mezzo a noi non oro, incenso e mirra, ma il calore della carità, la fragranza della verità, la luce della speranza.

Giorgione

Giorgione, Adorazione dei pastori Allendale, olio su tavola, 1500, Washington

Quanti innamorati dell’uomo, della sua vita, hanno trovato in Colui che è nato a Betlemme il senso, il segreto della pienezza, perché, abbagliati dal mistero del Venuto e che viene ancora, hanno compreso che “chi si accosta Cristo, l’uomo perfetto, diventa a sua volta più uomo” (GS) e lottano con le sue armi per un mondo più a misura di uomo e, direi di più, a misura di Dio, del suo amore per la sua creatura, fatta sua immagine somiglianza. E di questi innamorati, che sono stati gioiosamente abbagliati dal mistero di quella grotta, che non è più quella di Betlemme, ma la Chiesa, la storia ha scritto e scrive pagine meravigliose: sono i suoi discepoli, luce del mondo, sale della terra. A questi adoratori di Dio in spirito e verità e servi dell’uomo, luminosi perché” vedono” la Parola, la ricordano grati e la raccontano con la vita, il compito di fare la storia annunciando la presenza dello Sposo che cerca la Sposa per prepararla alle nozze e al banchetto della gioia e della vita. Nella porzione del popolo di Dio che è in Lecce, il compito primario spetta a di colui che la guida come successore degli apostoli: il vescovo.

Da 25 anni mons. Domeni­co D’Ambrosio è l’angelo che annunzia il Mistero; il pastore che, in comunione con il collegio apostolico, stupìto, “vede” Colui che giace nella “grotta” che è la Parola, l’altare, il fratello; il Magio che adora la divina presenza nel cuore della storia, mettendosi in cammino per annunciare a tutti la venuta del Re. Dono grande e compito fondamentale perché deve confermare fratelli nella fede; fasciare le piaghe dei cuori spezzati, predicare l’anno di grazia del Signore. Grazie al suo ministero la Chiesa di Lecce continua ad essere il “luogo” dove Gesù si compiace di abitare. Gli auguriamo di continuare ad annunciare Colui che “vede”; che le sue mani toccano con trepidazione; che il suo cuore ascolta con avidità. Che i suoi occhi risplendano sempre della luce del Risplendente che ha trasformato la notte di Betlemme in giorno senza tramonto; che il suo cammino e la sua testimonianza aprano strade alla speranza. Per questo, come Chiesa gioiosamente orante, saremo un cuore solo e un’anima sola, il giorno dell’Epifania, in cattedrale, per lodare e benedire il Signore. 

Pierino Liquori

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