Pubblicato in: Ven, Feb 1st, 2013

Niente crisi per il Carnevale

Da Corsano a Galatone. da Gallipoli a Martignano: iniziative mascherate e tanto altro.

Tante le maschere locali: lu Paulinu, lu Tidoru lu Sciaccaddhuzzu e la Mielina.

A Monteroni la 53a edizione dell’evento voluto dal compianto Don Antonio Giancane.

Riesplode il Carnevale Salentino tra lazzi e frizzi, manifestazione nata nel periodo greco-romano con la cerimonia pagana propiziatoria del raccolto, tributata al dio Saturno e poi entrata nel Calendario liturgico tra Epifania e Quaresima.

A Corsano se ne festeggia la 31a edizione a cura della Pro Loco con la sfilata dei carri il 10 e il 12 febbraio, una grande festa in maschera all’Hotel Messapia e il 17la Pentolaccia. Sitratta di una grossa pentola, una pignatta, contenente confetti e dolciumi di ogni tipo, che i bambini bendati devono rompere con un bastone. Questo rappresenta gli ultimi momenti di divertimento, prima dei digiuni quaresimali.

A Galatone, giunto alla 56a edizione, il Carnevale sarà animato da balli in maschera allegorici e sfilate. Il 27° Carnevale della Grecia Salentina e 33° Carnevale Martignanese prevede a Martignano il 2 febbraio una serata cultural-gastronomica con degustazione dei piatti “te lu Paulinu”, il 10la Grande Sfilatadei Gruppi e Carri Allegorici, il 12 “Lu Consulu” e “La morte te lu Paulinu”, una rappresentazione comicoteatrale, dove per celebrare la dipartita della figura carnevalesca, si metteranno in scena parodie dei fatti avvenuti in città. Gallipoli, dal 7 al 12 febbraio, proporrà un Carnevale atipico più sul modello dei Cortili Aperti.

I gruppi mascherati non sfileranno, ma si esibiranno nelle corti del centro storico su un percorso incentrato intorno a via Antonietta De Pace. Interverranno anche le rappresentanze dei Carnevali di altri comuni: Acquarica, Racale, Aradeo. Insieme alla fiera di prodotti Salentini della ricorrenza e in collaborazione conla Coldiretti, si terrà un concerto in piazza. Seguirà la rappresentazione teatrale sul “Tidoru”, una figura del Carnevale di Gallipoli, che riaffiora e rivive ogni anno. Infatti, lu Tidoru era un soldato, che, per festeggiare il Carnevale, tornava nella sua amata città.

Nel periodo del suo ritorno era usanza abbondare con il cibo, perché poi bisognava lasciare spazio al digiuno della Quaresima. Il soggetto in persona si abbuffò così tanto di polpette e di carne che rimase strozzato e morì. Egli è il logo della manifestazione, per la quale si esibiranno artisti in strada, mentre tutto il centro storico sarà adornato con i manufatti dei carristi e maestri della cartapesta locali e un carro di Carnevale.

Nel mercato coperto sarà allestita una mostra fotografica e un museo temporaneo su questa ricorrenza gallipolina, con immagini e manufatti provenienti da carri storici di fine anni ’80 e ’90. Dopo il Mercoledì delle Ceneri, il giovedì della settimana successiva si farà festa con la “Pentolaccia”. Ad Aradeo il 10 e 12 febbraio sfileranno gruppi mascherati e carri allegorici.

A proposito della kermesse quest’anno ricorrerà la 53^ edizione del “Carnevale dei Ragazzi” a Monteroni, voluto dall’ormai scomparso don Antonio Giancane, e da quattro anni organizzato dal Comitato Permanente dell’Oratorio San Giovanni Bosco con sede presso i locali della Parrocchia Maria SS. Assunta. La manifestazione attira anche turisti d’occasione ed è allietata da vedette nazionali (basta ricordare la Farinon, la Carlucci, Gegia, Frassica).

Si festeggerà il 9 febbraio con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e l’APT di Lecce e la partecipazione della Monteco srl. Novità unica nel Salento sarà lo spettacolo del Mapping 3D architettoriale: colori, immagini tridimensionali, scene di crolli, spostamenti, ricostruzioni produrranno in piazza Falconieri, nel buio più assoluto, un effetto strabiliante.

SIMBOLO POPOLARE

LA QUAREMMAO CAREMMA

Sui balconi e terrazze di molti paesi del Salento viene espostala Quaremmao Caremma termine di derivazione francese, probabilmente dato dai soldati francesi durante la loro presenza nel Salento nel XXIV secolo (dal francese Careme, tradotto in Quaresima).

Fantoccio tipico del costume popolare salentino simbolo dell’inizio della Quaresima e la fine del Carnevale, raffigurante una vecchia brutta e magra, tutta vestita di nero in segno di lutto per la morte del Carnevale, nella mano destra un filo di lana con un fuso, simboli della laboriosità e del tempo che scorre e nella sinistra una arancia amara (marangia) con dentro infilate sette penne di gallina, una per ogni domenica mancante dalla Quaresima alla Pasqua.

L’arancia amara (marangia) con il suo sapore acre rappresenta la sofferenza, e ognuna delle sette penne – una per ogni settimana di astinenza e sacrificio che precede il giorno di Pasqua – viene tolta ad ogni scorrere di settimana. Alla fine del periodo, ormai esaurito il filo da tessere, con l’arancia amara (marangia) secca e le penne esaurite, la caremma viene rimossa dal terrazzo e appesa ad un filo su un palo, quando il suono delle campane annunciala Resurrezione; viene bruciata con scoppi di mortaretti tra l’allegria di tutti e con il fuoco inizia il periodo della purificazione e della salvezza.

La tradizione alimentare, del periodo Quaresimale è caratterizzato da grande moderazione, difatti vengono eliminati dalle tavole la carne, le uova e i formaggi. Tali privazioni terminano durantela Settimana Santae si preparano i dolci tipici pasquali, tra questi la “Cuddhura” o “Coddura”, dolce di forma circolare, con dentro uova sode col guscio, regalate dalle ragazze ai fidanzati nel giorno della Resurrezione.

Sonia Marulli

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