ORDINAZIONE SACERDOTALE/L’ECCOMI DI DON FEDERICO ANDRIANI
25 marzo 2015/Eccomi… con coraggio e senza paura.
Siate benedetti dal Signore e da lui ricolmati di ogni dono, voi tutti che questa sera siete convenuti nella Chiesa Cattedrale per condividere la grande gioia della Santa Chiesa di Lecce che in questo anno celebra in tutta la pienezza del suo significato la Solennità dell’Annunciazione del Signore perché all’Eccomi inimitabile e irraggiungibile di Maria che risuona nella casa di Nazaret e apre all’ingresso nella storia del Figlio dell’Altissimo, c’è il piccolo ma significante Eccomi del nostro Federico. Un Eccomi che lo aprirà e inserirà a pieno titolo nel mistero della Chiesa chiamata ad annunziare e a portare Gesù, Colui che salva il suo popolo dai suoi peccati. Ancora una volta la pagina del Vangelo di Luca ci trasforma in spettatori non curiosi ma attenti, interessati e coinvolti nell’ineffabile dialogo dell’Angelo Gabriele con Maria di Nazaret: è l’ingresso della benedizione di Dio nella storia umana. Un dialogo con una cornice del tutto insignificante: la parola dell’Angelo è rivolta a una ragazza sconosciuta, con un nome tanto comune in Israele. Nessuno è presente. Dal punto di vista esteriore c’è qualcosa di sostanzialmente grande: tocca all’Angelo andare incontro a Maria ed entrare. La sua prima parola è un saluto intriso di gioia che annunzia una grande grazia. Questa grazia è sottolineata in modo particolare: “Rallegrati, piena di grazia”. “A queste parole ella fu molto turbata”: è una chiamata inaspettata. Non era nelle attese di Maria. Tutto viene da Dio e solo da Lui. Maria non aspetta nulla ed è sorpresa e vinta dalla Parola di Dio. “Non temere, Maria, hai trovato grazia… concepirai un figlio”. La Parola si fa carne nella sua carne. La parola dell’Angelo non porta solo una dichiarazione, ma una missione: “tu devi concepire”. Maria deve collaborare con la sua adesione a quello che ascolta. A questo sorprendente annunzio Maria non pone alcuna condizione ma solo la domanda. Vuol sapere quale sia la volontà di Dio. Conosciutala, diventa per lei evidente l’adesione a questa volontà. Non è lei a domandare un segno come Zaccaria. È l’angelo che le dà un segno: la sterile Elisabetta sta per diventare madre: “Nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile. Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,36- 37).
La traduzione letterale dice: presso Dio ogni parola non resta inefficace. La parola che l’Angelo Gabriele annunzia è una parola pregna di forza creatrice, è energia della volontà divina, perciò si compie: è un’azione creatrice di Dio. Per questo la seconda ed umile risposta di Maria suona con umile grandezza: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (v. 28). Due termini opposti messi uno accanto all’altro: serva e Signore. È l’umile riconoscimento della distanza tra Creatore e creatura. “Avvenga per me secondo la tua parola”: qui c’è soltanto una piena e schietta adesione alla volontà di Dio chiaramente conosciuta. Quello che è determinante per Maria non è il suo desiderio, la sua volontà ma unicamente la volontà e la Parola del Signore. “È l’angelo si allontanò da lei” (v. 38). Nell’annuncio a Zaccaria fu lui a uscire dal tempio. Qui invece è l’angelo ad andar via. Ora la casa di Nazaret si è trasformata in tempio. In questa pagina del Vangelo di Luca si fondono tenerezza e grandezza insieme ad una disarmante semplicità che mostra che la vera grandezza sta nel mettersi davanti a Dio nell’atteggiamento del servo: nulla da sé e per sé, ma la piena disponibilità e servizio a Dio. Questa sera nella maestosa solennità di questa nostra Chiesa Cattedrale, è risuonata ancora una volta, ne siamo tutti testimoni, la stessa parola di Maria: “Eccomi”. L’ha pronunciata, credo, cum timore et tremore, il nostro Federico. Carissimo, questo è il momento in cui devi superare tutte le paure e le umane resistenze: non sta a noi fermare i tempi di Dio e l’urgenza del suo annunzio.
– Non contano le nostre labbra impure (Isaia)
– Non può attardarci la giovane età che ci impedisce di parlare (Geremia)
– Non fa testo il nostro giudizio sul rifiuto di coloro a cui siamo mandati (Giona)
– Non serve di fronte alla elezione divina la povertà e l’anonimato delle origini come Amos, pastore e raccoglitore di sicomori o d’altra parte la nobiltà delle origini sacerdotali come Ezechiele e Zaccaria.
In quest’ora stiamo assistendo al solo atteggiamento che il Signore pretende da coloro che egli sceglie e chiama: Una risposta libera, chiara, radicale, definitiva.
Questa sera, figlio e fratello carissimo, il tuo Eccomi mutua tutta la sua verità e il suo sostegno dall’Eccomi di Maria, in quel meraviglioso avvento della Parola che si fa carne nella nostra intricata ma invocante storia. Prova ad immaginare ma in una ottica di fede che Dio da sempre ha pensato per te questo giorno, al di là dei tempi scelti dal Vescovo: Quanta attesa, quanti calcoli, quante margherite hai sfogliato per indovinare e prevedere la data della tua ordinazione presbiterale. Dio, non solo ha pensato da sempre per te questo giorno ma anche la Parola da far risuonare dentro questa Assemblea santa e dentro il tuo cuore. Quando – e succederà – avvertirai la fatica del tuo ministero, del tuo essere prete, dovrai tornare a che cosa il Signore ti ha detto in questo giorno della tua ordinazione sacerdotale. Il tuo eccomi è inserito nel rito di presentazione ed elezione.
È in questo momento che vien detto il tuo nome e c’è la tua risposta. Non è la riposta a un appello, non è un verificare la certa tua presenza. Questa chiamata, per te, per noi, ha una sorta di valore simbolico, quasi un memoriale per noi di tutte le chiamate che Dio ha fatto nella nostra vita per poterti portare oggi a dire il tuo grande SI. L’eccomi di oggi è una consegna più radicale, è un consegnarti definitivamente al Signore, ma contiene tutti gli eccomi della tua vita, quelli già detti e quelli che dovrai ancora dire fino all’ultimo, forse il più sofferto ma il più liberante, nel momento ultimo della nostra vita, ma che è già contenuto nell’eccomi di oggi. Sta qui la forza di questa parola eccomi che contiene tutta la consegna della nostra vita. È un eccomi, dicevo poc’anzi, quasi memoriale, che rende vive e presenti nella Chiesa tutte le risposte dei chiamati: quelle dei Profeti, degli Apostoli, della Vergine Maria, dei Santi. Noi tutti siamo dentro questa storia di salvezza. Il tuo, il nostro eccomi è sulla stessa linea, me è soprattutto dentro il grande eccomi di Gesù: Ecco, io vengo per fare la tua volontà. Fratelli e sorelle che con tutti noi vivete questo momento di gioia e di lode al Signore, non manchi la vostra preghiera per questo giovane che fra poco ordinerò presbitero per e nella santa Chiesa di Dio, perché ogni giorno possa ridire l’eccomi di oggi con trepidazione ma con grande abbandono e sicura fiducia nel sostegno e nell’intercessione della Santa Madre di Dio e Madre nostra, la donna del SI, la serva della Parola.

















