OTRANTO IN TV. PROTAGONISTI GLI 800 MARTIRI
Parla il produttore del Colossal, Nello Marti: “Girerermo tutto nel Salento tranne poche scene in Turchia già da marzo. Depardieu interpreterà Primaldo, mentre Omar Sharif potrebbe essere Maometto II. I contratti sono pronti a breve dovrebbero firmarli”.
Nello Marti, il noto produttore e autore Tv, ideatore, fra l’altro, di eventi per il piccolo schermo come l’Oscar Tv e il Premio Barocco, continua ad essere provvido e ricco di idee. Fuor dal cilindro un nuovo progetto, una grande idea, un nuovo colossal: un film sui Martiri di Otranto.
Nello Marti, perché?
Per un produttore di eventi di intrattenimento, lontani dal mondo della fiction, la domanda è legittima. In realtà, da bambino, in gita con l’Azione cattolica, durante una gita in corriera nel Salento, ho visto per la prima volta Gallipoli, S. Maria di Leuca, Porto Cesareo e infine Otranto, dove visitai la Cattedrale. E quei teschi e l’impressione del racconto dell’eccidio non si sono più cancellati dalla mia mente. Da grande ho letto e studiato molto quella storia. Poi, Papa Wojtyla a Otranto, nella sua prima visita pastorale in Puglia, alla quale partecipai rimanendo tutta la notte all’addiaccio per guadagnare le prime file, fu un segnale importante. Quando iniziarono le proiezioni delle fiction in tv, pensai che prima di chiudere la carriera e la vita terrena, ne avrei voluto fare una. I presupposti si sono creati da un anno in qua, con tutti i rischi e i problemi che comporta un colossal; l’impegno è stratosferico, ma, a quanto sembra, stiamo arrivando alla meta.
Il 12 maggio 2013 Papa Francesco ha proclamato santi gli 800 eroi della fede. Cosa ha significato per lei?
Mi sono sempre chiesto, a partire dall’adolescenza, perché si chiamassero 800 Santi martiri, benché non fossero riconosciuti ufficialmente tali. Sono diventato da autodidatta uno studioso profondo di storia, perché ne sono appassionato, del Salento in particolare. Tentativi di canonizzazione sono disseminati, già dopo 30 anni dall’ecatombe. La città fu praticamente sterminata prima di loro, poi essi, per non voler abiurare alla loro religione, furono decapitati. E per 530 anni non sono stati elevati agli onori degli altari a causa di strani retroscena e vicende politiche poco edificanti: la Repubblica di Venezia era in affari importanti con la Turchia e premeva sul Vaticano per impedirlo. La faccenda è stata celata, perché, tranne noi della provincia e pochi altri, fino a qualche tempo fa nessuno al mondo conosceva la vicenda, un eccidio della cristianità più grande di quello delle persecuzioni romane. E lo dico come profondo cristiano e come amico dell’arcivescovo di Otranto, mio compagno di scuola. Ho trovato documenti a Venezia, a Roma, in tutta l’Italia che ci hanno fatto comprendere perché per tanti secoli, questi santi, e che santi, non sono stati proclamati tali. E di questo sono grato a Papa Ratzinger, che li ha voluti santi prima di Bergoglio: un momento supremo.
Per il rapporto tra Oriente ed Occidente, Otranto fu un baluardo contro l’assalto dei Turchi a Roma.
Era ed è avamposto e linea di demarcazione tra est ed ovest. A maggior ragione in quel periodo fu rocca difensiva contro gli Ottomani, non per motivi religiosi, bensì politici e militari. Ma perché il più grande condottiero, l’ammiraglio Akmet Pascià, mosse la più poderosa flotta esistente al mondo, da 200-250 a 400 navi, cui è pari solo quella della Battaglia di Lepanto, e, con il dispiegamento di forze così ingenti, andò a prendere una cittadina dal valore militare irrisorio, tanto che non era presidiata? C’era una piccola guarnigione di aragonesi, ma evidentemente per i turchi non si trattava solo di prendere un avamposto, ma una testa di ponte che significava la definitiva conquista e sottomissione di tutto il mondo cristiano. Ci sono documenti che ci suffragano in ciò che affermiamo, su cui stiamo lavorando nella sceneggiatura e nel soggetto, in gran parte già scritto. Maometto II riuscì con difficoltà ad espugnare Otranto e da lì pensò a Roma. Per fortuna, sottovalutò le reazioni che avrebbe suscitato in seguito, perché gli Aragonesi, resisi conto di quanto stesse accadendo, si organizzarono e il Papa suscitò tutto l’Occidente per la Battaglia di Lepanto. Dai luoghi più remoti d’Europa, ogni piccolo nobile contribuì a rimpolpare le forze col suo piccolo drappello di 50-100 armigeri cristiani e da lì nulla è stato più come prima.
Quali sono le fonti a cui ha attinto per il Colossal?
Sono tutte quelle note, libri, scritti, trattati; per fortuna ho un piccolo archivio personale, alcune riviste della Zagaglia del ’50, un antico libro della scuola media di Gallipoli del ’61, dove furono raccontati con dovizia di particolari alcuni dettagli e parte di documentazione che mi sarà fornita dall’Arcivescovado di Otranto, da Roma, Venezia, dagli Archivi di Stato.
Chi cura la sceneggiatura?
Mariella Sellitti, che è stata impegnata anche in “Don Matteo”, ultimo lavoro in ordine di tempo. Regista è Giulio Base, il numero uno nelle fiction, soprattutto nel genere colossal. Tra i suoi capolavori “Padre Pio”. Il film si aprirà raccontando un fatto di cronaca: la visita di Giovanni Paolo II a Otranto.



















