Pubblicato in: Sab, Feb 8th, 2014

OTRANTO IN TV. PROTAGONISTI GLI 800 MARTIRI

Parla il produttore del Colossal, Nello Marti: “Girerermo tutto nel Salento tranne poche scene in Turchia già da marzo. Depardieu interpreterà Primaldo, mentre Omar Sharif potrebbe essere Maometto II. I contratti sono pronti a breve dovrebbero firmarli”. 

locandina

Nello Marti, il noto produttore e auto­re Tv, ideatore, fra l’altro, di eventi per il piccolo schermo come l’Oscar Tv e il Premio Ba­rocco, continua ad essere prov­vido e ricco di idee. Fuor dal cilindro un nuovo progetto, una grande idea, un nuovo colossal: un film sui Martiri di Otranto.

nello marti

Nello Marti, perché?

Per un produttore di eventi di intrattenimento, lontani dal mondo della fiction, la domanda è legittima. In realtà, da bambi­no, in gita con l’Azione cattoli­ca, durante una gita in corriera nel Salento, ho visto per la pri­ma volta Gallipoli, S. Maria di Leuca, Porto Cesareo e infine Otranto, dove visitai la Catte­drale. E quei teschi e l’impres­sione del racconto dell’eccidio non si sono più cancellati dalla mia mente. Da grande ho letto e studiato molto quella storia. Poi, Papa Wojtyla a Otranto, nella sua prima visita pastorale in Puglia, alla quale partecipai rimanendo tutta la notte all’ad­diaccio per guadagnare le prime file, fu un segnale importante. Quando iniziarono le proiezioni delle fiction in tv, pensai che pri­ma di chiudere la carriera e la vita terrena, ne avrei voluto fare una. I presupposti si sono crea­ti da un anno in qua, con tutti i rischi e i problemi che comporta un colossal; l’impegno è strato­sferico, ma, a quanto sembra, stiamo arrivando alla meta.

papa-francesco

Il 12 maggio 2013 Papa Fran­cesco ha proclamato santi gli 800 eroi della fede. Cosa ha significato per lei?

Mi sono sempre chiesto, a partire dall’adolescenza, per­ché si chiamassero 800 Santi martiri, benché non fossero riconosciuti ufficialmente tali. Sono diventato da autodidatta uno studioso profondo di sto­ria, perché ne sono appassio­nato, del Salento in particola­re. Tentativi di canonizzazione sono disseminati, già dopo 30 anni dall’ecatombe. La città fu praticamente sterminata prima di loro, poi essi, per non voler abiurare alla loro religione, fu­rono decapitati. E per 530 anni non sono stati elevati agli ono­ri degli altari a causa di strani retroscena e vicende politiche poco edificanti: la Repubblica di Venezia era in affari impor­tanti con la Turchia e premeva sul Vaticano per impedirlo. La faccenda è stata celata, perché, tranne noi della provincia e po­chi altri, fino a qualche tempo fa nessuno al mondo conosce­va la vicenda, un eccidio della cristianità più grande di quello delle persecuzioni romane. E lo dico come profondo cristiano e come amico dell’arcivescovo di Otranto, mio compagno di scuola. Ho trovato documen­ti a Venezia, a Roma, in tut­ta l’Italia che ci hanno fatto comprendere perché per tanti secoli, questi santi, e che santi, non sono stati proclamati tali. E di questo sono grato a Papa Ratzinger, che li ha voluti santi prima di Bergoglio: un momen­to supremo.

Per il rapporto tra Oriente ed Occidente, Otranto fu un baluardo contro l’assalto dei Turchi a Roma.

Era ed è avamposto e li­nea di demarcazione tra est ed ovest. A maggior ragione in quel periodo fu rocca difensiva contro gli Ottomani, non per motivi religiosi, bensì politici e militari. Ma perché il più gran­de condottiero, l’ammiraglio Akmet Pascià, mosse la più po­derosa flotta esistente al mon­do, da 200-250 a 400 navi, cui è pari solo quella della Batta­glia di Lepanto, e, con il dispie­gamento di forze così ingenti, andò a prendere una cittadina dal valore militare irrisorio, tanto che non era presidiata? C’era una piccola guarnigione di aragonesi, ma evidentemente per i turchi non si trattava solo di prendere un avamposto, ma una testa di ponte che signifi­cava la definitiva conquista e sottomissione di tutto il mondo cristiano. Ci sono documen­ti che ci suffragano in ciò che affermiamo, su cui stiamo la­vorando nella sceneggiatura e nel soggetto, in gran parte già scritto. Maometto II riuscì con difficoltà ad espugnare Otran­to e da lì pensò a Roma. Per fortuna, sottovalutò le reazioni che avrebbe suscitato in segui­to, perché gli Aragonesi, resisi conto di quanto stesse accaden­do, si organizzarono e il Papa suscitò tutto l’Occidente per la Battaglia di Lepanto. Dai luo­ghi più remoti d’Europa, ogni piccolo nobile contribuì a rim­polpare le forze col suo piccolo drappello di 50-100 armigeri cristiani e da lì nulla è stato più come prima.

Quali sono le fonti a cui ha attinto per il Colossal?

Sono tutte quelle note, libri, scritti, trattati; per fortuna ho un piccolo archivio personale, alcune riviste della Zagaglia del ’50, un antico libro della scuola media di Gallipoli del ’61, dove furono raccontati con dovizia di particolari alcuni dettagli e parte di documentazione che mi sarà fornita dall’Arcivescovado di Otranto, da Roma, Venezia, dagli Archivi di Stato.

Giovanni-Paolo-II

Chi cura la sceneggiatura?

Mariella Sellitti, che è stata impegnata anche in “Don Mat­teo”, ultimo lavoro in ordine di tempo. Regista è Giulio Base, il numero uno nelle fiction, so­prattutto nel genere colossal. Tra i suoi capolavori “Padre Pio”. Il film si aprirà raccon­tando un fatto di cronaca: la visita di Giovanni Paolo II a Otranto.

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