Pastorale sociale: un solco ben tracciato
Pur nella drammaticità della crisi economica e del lavoro, è possibile infondere un messaggio di fiducia e speranza. Il canale è la Parola del Vangelo, la base da cui partire i quarant’anni di pastorale sociale, da sempre attenti alle tematiche della dignità del lavoro e della persona. “Un solco ben tracciato che può aiutarci” a patto che i vari Uffici Cei e le varie associazioni cattoliche “operino insieme”. Il direttore dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro, mons. Angelo Casile, sintetizza così uno dei principali risultati emersi durante il convegno “Educare al lavoro dignitoso” che dal 25 al 28 ottobre ha riunito a Rimini direttori e operatori degli Uffici diocesani della pastorale sociale.
Passato e futuro. La quattro-giorni, oltre a richiamare il lavoro fatto in quattro decenni dall’Ufficio Cei, ha anche anticipato, nell’ intervento del vescovo ausiliare di Milano, mons. Franco Giulio Brambilla, le sfide del VII Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano dal 28 maggio al 3 giugno 2012. La famiglia, il lavoro e la festa, ha spiegato citando il titolo dell’appuntamento, sono rispettivamente “spazio di relazioni, oggi sempre più appartato”, spazio “dove si abita il mondo” e di “umanizzazione del mondo”. Per mons. Brambilla tendono ad essere, oggi, come “tre lati di un triangolo che non s’incontrano”, in particolare famiglia e società, l’una “sempre più appartata”, l’altra ridotta a “galassia di individui”. “Il lavoro e la festa – sottolinea mons. Brambilla – sono i due momenti che devono infrangere il muro che oggi separa famiglia e società, uno dei muri più difficili da abbattere”. Il vescovo ausiliare di Milano sottolinea l’esigenza di “aprire la casa” perché “l’amore vero in una famiglia, può essere vissuto solo dentro un disegno più ampio a livello ecclesiale e sociale” ricordando l’esempio dei coniugi Bruno ed Enrica Volpi che con Villa Pizzone e l’associazione Mondo di Comunità e famiglia, hanno dato vita ad una casa “accogliente e generante”. E invita gli operatori della pastorale a verificare la qualità della loro vita familiare, delle loro scelte e speranze prima di passare ad aiutare gli altri”.
Tempo libero e festa. In un contesto in cui “la famiglia moderna ha bisogno del lavoro di entrambi i coniugi per poter sopravvivere”, lo stesso lavoro rischia di diventare motivo di destabilizzazione della coppia. Un rischio che, secondo il vescovo ausiliare di Milano, si può verificare su due fronti: quando prevale “l’immagine sociale che la persona vale tanto quanto più produce e guadagna” e quando il tempo del riposo dal lavoro dell’uno e dell’ altra non coincidono. “Il lavoro può divenire luogo di corretta abitazione nel mondo – afferma ancora mons. Brambilla – solo se comprende la festa. C’è bisogno di un giorno dove l’uomo e la donna cessino di essere macchine produttive e abbiano il coraggio di perdere tempo con la consapevolezza che non è tempo perso”. È anche vero però che i cambiamenti nei turni lavorativi e la sempre più diffusa abitudine al lavoro domenicale tendono a minare questa necessità. “Oggi si assiste ad un nuovo rapporto tra tempo del lavoro, del riposo e della festa”, aggiunge mons. Brambilla citando l’economista riminese Stefano Zamagni. “Il rischio – conclude – è che il tempo libero sia solo concepito come tempo del riposo del singolo individuo che come momento di condivisione all’interno e fuori dalla famiglia”.
I laboratori. Quello del lavoro domenicale, insieme alla necessità del recupero di una concezione più evangelica dell’uomo e della festa, è uno dei temi che sono stati trattati nei dieci laboratori tematici riservati ai direttori e operatori della pastorale sociale delle varie diocesi. Tra gli altri, la necessità di educare alla sobrietà e a nuovi stili di vita meno dediti ai miti del consumo, del benessere a tutti i costi e del lusso e il rapporto tra economia ed etica. Alta l’attenzione dei partecipanti anche sulle problematiche relative all’impegno sociale e politico dei cattolici (77 i corsi promossi dalle diocesi italiane per formare specialisti in questo settore, molti però ancora non strutturati) e alla formazione professionale. “L’87% dei corsi di formazione professionale in Italia, è di matrice cristiana e la maggior parte dei ragazzi che li frequentano trova un’occupazione stabile”, evidenzia il formatore di Caritas italiana, coordinatore delle attività, Giuseppe Dardes. Tra le altre proposte emerse dai laboratori, anche quella di dedicare alla precarietà dei giovani o al conflitto generazionale le prossime Settimane Sociali e di riscoprire l’importanza dell’accompagnamento dei giovani, da parte delle associazioni cattoliche e della pastorale, verso gli ambiti del lavoro e dell’imprenditorialità.















