Pubblicato in: Sab, Ott 17th, 2015

Pilates… Ogni movimento si irradia in tutto il corpo

A colloquio con Alessandra Graziuso/Parole chiave, precisione, concentrazione, respirazione, fluidità ed equilibrio. 

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“Consiglio le persone a provarlo. Io stessa la prima volta, al vederlo in America, ho detto: ‘Che noia’, perché si accompagna con una musica soft, occorre essere concentrati, lenti. Sembra tediosissimo”. 

Nel nostro mon­do palestrato un fenomeno de­gno di risonanza è sicuramente la diffusione e il successo del metodo pilates. È importante sapere come na­sce, perché il suo primo nome era “antiginnastica”. Infatti, era proprio il contrario di ciò che ai tempi della sua origine era la ginnastica. Il suo inventore Joseph Hubertus Pilates ha elaborato questo metodo pra­ticamente da autodidatta, su se stesso. Era un ragazzo molto debole, malaticcio in un’epoca in cui il mito del superuomo andava per la maggiore. Di origine tedesca, però, egli nel 1912 si trasferì in Inghilterra. Durante la guerra fu messo in prigione e lì, non sapendo come impiegare il tempo, non solo escogitava gli esercizi che ave­va calibrato per sé per mante­nersi in forma e lottare contro il suo stato di salute sempre vale­tudinario, ma li faceva praticare anche ai suoi compagni di cel­la. Moltissimi prigionieri mori­rono di banalissima influenza, per l’inverno particolarmente rigido e per le condizioni igie­niche precarie, ma nessuno dei compagni di cella di Pila­tes ebbe problemi. Pertanto, si cominciò a pensare che i suoi esercizi per quanto stravaganti avessero validità. Poi, nel 1925, Pilates si spostò in America come fisioterapista per curare i malati della guerra. Persone che avevano subito interventi pesanti o amputazioni, per l’o­pinione dei più, erano destinate alla sedia a rotelle, mentre egli era fermamente convinto che i suoi metodi potessero servire a chiunque in qualunque stato di salute si trovasse. I suoi strumenti erano mac­chine, realizzate con ciò di cui Pilates disponeva: inventò il body reformer, che constava di un lettino e, per gli allenamen­ti specifici dei muscoli, delle molle del letto. Tutta la sua strumentazione si nota che sia un adattamento del materiale che aveva in ospedale (adesso sono macchine stratosferiche). Finito il periodo di emergenza aprì uno studio, dove si allena­va una compagnia di ballerini e fu il successo. Già era un bravo fisioterapista. Però, tutto sareb­be potuto rimanere nell’ambi­to della riabilitazione. Invece, molti ballerini, avendo il suo studio così vicino, lo andaro­no a trovare e rimasero incantati dal fatto che questo tipo di allenamento tonificava tutta la muscolatura senza gonfiarla, preveniva gli infortuni e chi li avesse subìto riusciva a recupe­rare in un tempo molto più bre­ve del consueto. Un ballerino, di solito, non può permettersi in una tournèe di stare in malattia: accade che i ballerini danzino in condizioni di salute non adatte che danneggiano la carriera a vita. Al contrario, con gli eser­cizi di pilates, riuscivano a ri­mettersi in sesto in brevissimi tempi. Si diffuse la voce e il metodo pilates divenne base per i ballerini classici e ben presto si diffuse tra tutte le persone di spettacolo. Cantanti impegnate in performance complesse, ma anche attori che devono essere sempre in forma, pur con ritmi di lavoro massacranti, trovano nel pilates il loro allenamento ideale: esso rende il fisico agi­le e snello, sottile e apparente­mente poco muscoloso. Abbiamo incontrato l’insegnan­te di pilates Alessandra Gra­ziuso che ce ne fornisce ulterio­ri ragguagli.

Qual è il segreto di questo metodo?

È un risultato geniale di Pilates, che lo ha vissuto sulla propria pelle: mentre di solito gli esercizi venivano impostati militarmente, nella ginnastica del tempo destinata alle reclute, in modo rigido, duro e basato sul movimento degli arti, lui al contrario si convinse che la base dei movimenti dovesse partire dal centro dei muscoli postura­li: la Powerhouse, cioè addomi­nali, dorsali e glutei. Per poter lavorare correttamente s’inven­tò un metodo in cui questa Po­werhouse diventa il centro dei movimenti e tutto il resto è una conseguenza.

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Quale vantaggio se ne trae?

Qualunque sequenza di movimenti si faccia, anche con il solo braccio, siccome parte dalla struttura di sostegno, dal baricentro del corpo, lo benefi­cia in toto.

Perchè lei lo consiglia?

Lo consiglio perché non ha controindicazioni, dissolve, quindi, qualunque tipo di problematica, dal dolore di cervi­cale, lombare alla lassità dei legamenti. È destinato a molte persone impedite nel fare movi­menti delle ginocchia o anche delle articolazioni delle spalle. Se fatto bene risolve molte pro­blematiche. Ho esperimentato che persone piegate per i dolori e che non hanno beneficio né dalla terapia medica né da al­tri esercizi di riabilitazione, dal pilates traggono giovamento. Non c’è nulla di magico. Il pila­tes rinforza la muscolatura, che sostiene lo scheletro. Per que­sto, per chi avesse le vertebre schiacciate, dà sostegno alla colonna senza più percezione del dolore. Anche la muscolatu­ra delle ginocchia viene corro­borata, la giuntura non patisce.

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