Santa Rosa/La mensa speciale di Natale
Non è una badinage, cioè uno scherzo, né un “calzare il coturno”, ossia vestire i panni della tragedia, l’attività che ferve nella mensa dei poveri di S. Maria delle Grazie in S. Rosa, a Lecce. L’atmosfera è molto serena e a Natale, come ogni giorno dal 21 settembre 2003, puntualmente alle 12.00 quella che la gente definirebbe “una colluvie di guitti, obliterata dalla società e dileggiata dai riccometri” si raccoglie intorno ai tavoli con l’umiltà e la verecondia propri di un popolo regale. Sì, un popolo regale che sa celare le sue ferite, la sua inanizione (la fame, in parole povere), la sua molteplice provenienza, dalla stessa Italia, dalla Polonia, dall’Africa, dalla Romania, avvolto dalla riverente e accorta attenzione dei volontari a suo gratuito servizio. La mensa è un momento di ritrovo, di condivisione quasi edenica, in cui governa sovrana la legge della carità, l’amore cristiano concreto, non speculativo o ideale o interessato.
La solidarietà ha un pasto speciale, che stride con ciò che è prosaico, con l’oniomania frenetica, che caratterizza i giorni di Natale, anche in tempi di spending revieuw. Nella mensa ci si sforza, nei propositi, nelle intenzioni, nell’impegno, di promuovere la dignità della persona oltre a risolverne i bisogni primari. Non c’è uno sgavazzare di una gazzarra o un fastidioso tramestio, ma un corroborante e tranquillo consumare un pasto caldo completo, condito con l’amicizia e la Provvidenza. Per questo, ad essa non mancano, pur se occasionali, gli aiuti di enti, associazioni e istituzioni e gli inesausti i contributi dalla Cee, dal Banco Alimentare e dalla generosa premura dell’Arcivescovo. O di quanti offrono anche un cicchetto di spumante per “libare” con speranza “ai lieti calici” e festeggiare con fiducia Gesù che viene.
Sonia Marulli
















