Pubblicato in: Mar, Ago 28th, 2012

Satira e Festa un binomio antico

Testate locali per sorridere un po’/Rovistando tra le pagine di tanti giornali pubblicati in passato, qualcuno fino ad oggi, per scoprire cultura, politica cittadina, personaggi, storie e polemiche di ogni tempo. Quanta Lecce su fogli di carta vecchia, delicata e ingiallita…

 “UNA RISATA VI SEPPELLIRÀ”

“Castigat ridendo mores”, l’aforisma che Jean de Sauteul riferiva alla capacità della satira di correggere comportamenti deridendoli, esprime l’essenza dei giornali pubblicati in occasione della festa di Sant’Oronzo, dal sec XVII patrono della città insieme a San Giusto e San Fortunato. Intelligente satira di costume e politica, garbata ma incisiva ironia, equili­brio tra lingua e dialetto sono tratti comuni alle varie testate, pur nella loro specificità. Alcune hanno avuto lunga vita, altre breve, altre ancora pubblicano il loro numero; tutte hanno tramandato la storia della città. Tra i giornali storici l’indimenticato “Festa No­scia” a cui erano invitati a collaborare “tutti quelli che hanno spirito allegro e simpatia per Lecce”. Fondato nel1937 hacontinuato le pubblicazioni per 67 anni. Logo, fin dal pri­mo numero, un cavallo su un pallone aerosta­tico, come quelli lanciati alla fine della festa, cavalcato di volta in volta da un personaggio di spicco. “La Carrozza” festeggia XLIII anni di pubblicazione, suo logo una carrozza, di quelle che in passato sostavano vicino alla stazione per un giro in città, con a cassetta il mezzobusto di un personaggio significativo.

“Da ricordare, tra gli altri, Santu Ronzu nesciu”con la promessa di protezione del Santo “Semper protexi et protegam”, “Lu Pettaci” il cui singolare titolo fa riferimen­to ad un mitico rione di Lecce, abitato dai discendenti dei profughi di Rudiae, deposi­tari perciò del puro dialetto della città; “La Giulia” dedicato al personaggio immortale nell’immaginario cittadino; “Città noscia”, “foglio per sorridere e far sorridere”. La testa­ta “L’Addhruzzo te santu Ronzu”, alla X edi­zione, ricorda uno dei piatti tipici della festa insieme alla parmigiana: il galletto ruspante che secondo tradizione veniva preso da picco­lo e allevato, per mangiarlo il 26 agosto.

“SIMU LECCESI CORE PRESCIATU”

Se incontrate nel mondo una persona di nome Oronzo, sicuramente sarà di origine leccese o al più salentina. Se oggi il nome è caduto in disuso, come sostiene l’anagrafe, Lecce, lega­ta al suo Santo protettore, lo ricorda con una grande festa civile e religiosa. Parte integrante ne sono i giornali umoristici con le rubri­che che raccontano tic, manie, vizi e virtù, folklore, colore locale, le barzellette, le sagaci caricature le sarcastiche vignette, gli spazi del ricordo e tanta poesia, soprattutto dialettale. Sfogliare una collezione di quasi quarant’anni di “Festa Noscia” e di altre riviste del genere vuol dire ripercorrere la vita della città.

La carta dei numeri più vecchi è delicata e ingiallita.

Nel fragile fruscio delle pagine trascorre la voce di eventi, fatti, luoghi, persone ,che rivivono con la forza del ricordo e prendono una diversa prospettiva dal tempo che ne ha rivelato senso, direzione e conclusione. Pol­vere di ricordi si deposita sulle pubblicità con nomi di ditte, negozi, attività, alcune ancora in auge,altre un tempo note e ora scomparse.

Bersaglio centrale dei giornali la politica citta­dina e non. Una poesia di Vanna Caforio, “Lu Senatore” su“Festa Noscia” del 1989, re­cita: “Caligula, Rumanu imperatore /niminau nnu caval senatore/Cussì passau alla storia./ Ma nui certu alla storia nù passamu/Eppure ciucci, quanti ‘ndepurtamu”.

Sembrerebbe poter affermare“niente di nuovo sotto il sole”. Cambiano i tempi, i personaggi in primo piano, ma molti problemi rimangono gli stessi: traffico, parcheggi, lungaggini buro­cratiche nella realizzazione di opere pubbliche che, nate con progetti d’avanguardia, risultano obsolete alla realizzazione; spreco di denaro pubblico, lunghezza dei restauri, come il Pai­siello iniziato negli anni settanta e riconsegna­to alla città nel 1993; il mistero della tettoia liberty dell’antico mercato coperto.

Non mancano riferimenti al degrado ambien­tale, alle strade dissestate, la diatriba sulla fontana di piazza Mazzini, il dilemma di Cerano, l’odissea della Fontana dell’Armonia. Che dire dell’articolo “Carosello bancario” uscito nel 1976 su “Santu Ronzu nesciu”, carrellata di bancari leccesi, presentati “uno per uno come le figure che governano la vita economica di Lecce e del Salento e che posso­no decidere sulla vita e sulla morte di molte aziende e sulla “rovina” di molte persone, società e commercianti”. La maggior parte di queste banche, soprattutto le locali, non c’è più, assorbite da altre, ma il potere è il medesimo.

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