Pubblicato in: Ven, Nov 2nd, 2012

Se l’edicola chiude anche alla Stazione

CARTA STAMPATA/Da mesi il giornalaio ha abbassato le saracinesche come anche quello di fronte al tribunale a cui il divieto di fermata imposto dal filobus ha dato il colpo di grazia.  

Parlano gli edicolanti: Solo gli over 50 acquistano i giornali. Occorrerebbe diversificare il servizio per sopravvivere.  

Un piacevole rito diffuso nelle stazioni è prendere un caffè e comprare un giornale. L’edicola della stazione, costituisce perciò un punto strategico, un “porto di mare”. Questo non accade a Lecce dove è tristemente chiusa. È opinione diffusa che le cause dello strano fenomeno siano economiche e … logistice; a monte della diminuzione delle vendite, ci sarebbe, infatti, lo spostamento della struttura all’interno di locali. Come dire “lontan dagli occhi, lontan dal cuore”. Che la facilità di accesso sia un requisito fondamentale per chi intenda acquistare giornali lo dimostra la chiusura di un’altra edicola in un punto strategico, quella di fronte al tribunale, a cui il divieto di fermata imposto dai fili della metropolitana di superficie avrebbe dato il colpo di grazia. Se si aggiunge la crisi, il gioco è fatto.

Una crisi che la sig. ra Rosanna con più di trent’anni d’esperienza nell’edicola di piazza Mazzini fa risalire agli anni Novanta, dopo il boom dei decenni precedenti. Ipotesi confermata da Antonio Sergio dell’edicola di piazza Sant’Oronzo, dagli trenta del Novecento gestita dalla sua famiglia, che parla di “vendite giunte a livello del 15%” e aggiunge che “già nel 2007 la crisi era stata chiaramente percepita nell’ambito della distribuzione dei giornali, ma non dagli editori” che oggi tentano di far fronte alle conseguenze di una business basato sulla pubblicità, offrendo abbonamenti a prezzo stralciato, con grave danno per i venditori. Che la situazione sia grave lo dimostra la chiusura negli ultimi tempi a Lecce di almeno 10 edicole, alcune storiche e in luoghi centrali, di una città che ne contava circa 97, troppe in relazione al numero di abitanti.

Non sono invece diminuite le spese che anzi aumentano tra tasse e balzelli statali e locali. Quanto alle cause del crollo delle vendite, i pareri sono discordi. C’è chi, come la signora Rosanna, l’attribuisce all’abitudine sempre più radicata di leggere on line; altri come Antonio Campilongo che da 15 anni gestisce l’edicola di via XXV Luglio presente in loco da più di sessanta, si riferisce alla crisi incalzante che ha colpito tutti i settori: “Alla gente piace leggere, soprattutto da una certa età in poi e continua a leggere il giornale sulla carta”. Alessio Giancane dell’Edicola Multiservice in viale Lo Re parla di una “disaffezione dei giovani alla lettura come fatto sociale, con la conseguenza che solo gli over 50 acquistano i giornali”.

Tutti affermano la necessità di diversificare il servizio, ma la maggioranza ritiene di non aver ottenuto risultati con la vendita dei biglietti delle varie lotterie e con le ricariche o il pagamento delle bollette. “Al nord-afferma la sig.ra Rosanna- tutte le edicole già da vent’anni, sono edicola, bar e tabacchi. Viene meno così la professionalità e il ruolo sociale e culturale delle edicole”. La necessaria trasformazione, deve essere, perciò, graduale e sostenuta da una politica ad ampi respiro.

Se i giovani sono latitanti come clienti delle edicole, non così i bambini che rappresentano anzi, non solo una clientela “forte”, ma la sopravvivenza di rapporti umani con il gestore. “Zio Antonio” chiama con la sua vocina ancora incerta un bimbo in braccia al suo papà, indicando con l’apposizione un rapporto di regolare frequentazione. “Zio” Antonio sa che vuole i palloncini, si rivolge al bambino, dialoga con i genitori. e non attraverso uno schermo. Intorno, i giornali, la carta stampata da leggere, rileggere segnare delle proprie emozioni, che fanno dell’edicola un “tempio”, come suggerisce l’etimologia della parola, di informazione, un “baluardo di libertà” da non perdere. 

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