Tempi duri per l’Informazione in Puglia
Cosa vuol dire essere un giornalista in Puglia, piuttosto che nel resto d’Italia?
In Puglia c’è, intanto, un livello di professionalità mediamente elevato rispetto ad altre regioni: ci sono giornali fatti bene, informazione locale di qualità e gruppi editoriali, penso a Telenorba, che vantano primati anche nel mondo dell’emittenza nazionale. Quanto ai settori dell’informazione, penso allo Sport piuttosto che alla giudiziaria, non abbiano da invidiare nulla a nessuno. Fare questo lavoro, però, comporta anche tanti sacrifici, tante illusioni e sogni infranti. Il lavoro autonomo giornalistica, che in Veneto o Liguria è ormai una realtà consolidata e diffusa, dalle nostre parti è sinonimo di inoccupazione: lo svolge, mediamente, chi non è riuscito ad avere un posto di lavoro in una redazione e prova a svoltare la giornata con collaborazioni estemporanee.
Cosa si potrebbe fare per aiutare i giornalisti a svolgere al meglio la loro professione?
Il sindacato può provare ad arginare lo sfruttamento dei colleghi, spingendo gli editori ad investire nell’occupazione e nel turn-over nelle redazioni e incentivando il ricorso alle stabilizzazioni dei tanti “occupati a singhiozzo”. Dobbiamo evitare le divisioni tra presunti “privilegiati”, coloro che un posto di lavoro stabile ce l’hanno, e “penalizzati”, coloro cioè che sono costretti al precariato a vita. E, piuttosto, provare ad allargare il recinto dell’occupazione stabile, consentendo l’accesso ai benefici dei nostri istituti (l’assistenza sanitaria della Casagit e la previdenza tutelata dall’Inpgi) anche a chi è tenuto fuori da questi ambiti.
Come si fa oggi a diventare un giornalista?
Come si è sempre fatto: cominciando a frequentare le redazioni, collaborando con le testate, trovando notizie o spunti di approfondimento che possono risultare utili per chi produce informazione ogni giorno. Ma da anni esistono anche forme di autoimpiego, la possibilità cioè con costi esigui – grazie alle nuove tecnologie – di mettere in piedi realtà che producono informazione nel vasto mondo dell’on line. E in tal senso credo che offra molte più prospettive la dimensione locale, l’informazione dalla piccola provincia, piuttosto che il giornalismo generalista dei grandi quotidiani. Altri spazi, probabilmente, sono da cercare nella cosiddetta informazione di servizio. È questo il consiglio che mi sento di dare: avere delle idee e seguirle con tenacia, rinunciando agli specchietti per le allodole agitati da editori improvvisati, che promettono mari e monti e poi ti lasciano con le tasche vuote, e impegnandosi a ritagliarsi nel mercato della domanda, ormai ben più saturo dell’offerta di lavoro, uno spazio che altri non occupano.
Pagine a cura di Giovanni Mangiullo