TRE GIORNATE/IL CLERO LECCESE A SCUOLA DI COMUNIONE
Intervento dell’Arcivescovo all’inizio degli incontri di formazione svoltisi a Roca dal 6 all’8 ottobre.
Ha detto Mons. Lambiasi: “Noi pastori, preti e vescovi, corriamo il serio pericolo di trasmettere, oltre all’odore delle pecore, l’olezzo sgradevole del nostro sudore e delle nostre frustrazioni, anziché il profumo della gioia di una vita spesa per il regno di Dio e il bene del suo popolo”.
“FATEVISENTIRE A CASA”
Dal 10 al 13 novembre prossimo ad Assisi l’Assemblea straordinaria della Cei avrà come tema La formazione e la vita dei presbiteri. Papa Francesco nel discorso a noi Vescovi nell’Assemblea ordinaria dello scorso maggio ci ha detto: “i nostri sacerdoti, voi lo sapete bene, sono spesso provati dalle esigenze del ministero e a volte anche scoraggiati dall’impressione dell’esiguità dei risultati… fate che nel vostro cuore possano sentirsi sempre a casa; curatene la formazione umana, culturale, affettiva e spirituale”. Le ragioni di una tale scelta partono dalla volontà di aiutare voi presbiteri a una più evidente fedeltà alla missione affidata alla Chiesa e a una risposta più pertinente alle provocazioni e sfide di questo tempo che, non possiamo nasconderlo, sono tante e non sono frutto di soffiate o di mormorii, sono chiare e a volte impietose. In questi giorni approfondiremo con l’aiuto dei relatori, in particolare di don Antonio Mastantuono che ringrazio per la disponibilità e l’offerta sicura e competente che ci offrirà nei laboratori del pomeriggio. La sua è competenza nata e verificata di continuo sul campo. La sua storia sacerdotale e il suo apporto di pastoralista sarebbe incomprensibile e monco senza la lunga esperienza della guida di una parrocchia, che è il laboratorio di una costante e puntuale verifica.
Di sicuro l’esercizio del ministero è un fattore decisivo per la formazione permanente. Non possiamo non pensare a quel singolare e necessario ambito di formazione permanente che è la nostra costante e responsabile docilità e obbedienza, sostenuti dal dono dello Spirito, all’unico Pastore Cristo Gesù. Da ultimo, sentire e vivere la propria appartenenza a questo presbiterio come ambito proprio della formazione permanente. Anche nel nostro immaginario collettivo l’idea di formazione permanente talvolta viene ridotta automaticamente ad aggiornamento per quanto riguarda la competenza, e a esercizi spirituali per quanto riguarda la vita spirituale personale. In realtà la Formazione Permanente andrebbe declinata, andrebbe vista e vissuta in esercizi di comunione nel presbiterio. Esercizi di comunione possono essere le riunioni pastorali (assemblee presbiterali, ritiri, lectio divina…, momenti residenziali come quello che viviamo per qualificare il nostro ministero, interventi di correzione fraterna). Un’attenzione particolare va data all’esercizio del diaconato transeunte, la cura per i primi anni di ministero, i trasferimenti, il passaggio da vicario a parroco, la rinuncia al ministero di parroco del 538/3 del CJC, ma c’è anche quello del can. 401/1 del vescovo, la continuazione del ministero negli anni della vecchiaia, i preti anziani e malati.
“RIFORMA DEL CLERO”
Questo capitolo richiede una attenzione particolare. Papa Francesco nella EG/17 ha usato l’espressione “la riforma della Chiesa in uscita missionaria”. Questa riforma chiama in causa soprattutto noi: vescovi e presbiteri. L’esigenza di una più evidente tensione missionaria è un principio di rinnovamento decisivo che riguarda in modo particolare i sacerdoti nel presbiterio. In secondo luogo, i cambiamenti, tanti nella situazione ecclesiale e sociale italiana, non possono non richiedere cambiamenti importanti nella vita del presbitero per continuare la sua missione.
In terzo luogo c’è una percezione abbastanza diffusa che vede il ministero come un giogo pesante e un carico insostenibile per l’eccesso di compiti e mansioni. Questo richiede di sicuro un ripensamento che non può ridursi ad un aggiustamento superficiale o a una serie di generiche raccomandazioni. Ecco alcuni paragrafi di questo impegnativo capitolo: la figura del vescovo nel presbiterio; la condivisione di responsabilità con i diaconi; la condivisione di responsabilità con i laici; le forme di vita comune del clero diocesano; la collaborazione, anzi l’interazione tra clero diocesano e clero religioso.
L’ODORE DELLE PECORE
Guidati e stimolati da quanto i relatori e i dialoghi tra noi ci diranno, dovremo uscire da questo nostro incontro con la consapevolezza che solo la sfida della comunione tra noi ci aiuterà a venir fuori da alcuni rischi e pericoli che a volte pregiudicano la gioia e la fecondità del ministero. In una interessante intervista rilasciata e Settimana nello scorso mese di agosto da mons. Lambiasi, presidente della commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, il vescovo ci mette in guardia da un rischio: “, preti e vescovi, corriamo il serio pericolo di trasmettere, oltre all’odore delle pecore, l’olezzo sgradevole del nostro sudore e delle nostre frustrazioni, anziché il profumo della gioia di una vita spesa per il regno di Dio e il bene del suo popolo”.
Se in noi vien meno l’amore per il Pastore grande delle pecore, se l’entusiasmo del ministero crolla, se si assottiglia la ‘grinta’ per il Vangelo, come possiamo presentarci come ‘messaggeri di lieti annunci’? Mi piace riportarvi alcune parole dette da papa Francesco ai vescovi di nuova nomina il 18 settembre scorso. Sono parole che valgono di sicuro per me, ma anche per voi: “Non servono vescovi contenti in superficie…, non vescovi spenti o pessimisti, che, poggiati solo su se stessi e quindi arresi all’oscurità del mondo o rassegnati all’apparente sconfitta del bene, ormai invano gridano che il fortino è assalito. La vostra vocazione non è di essere guardiani di una massa fallita, ma custodi dell’Evangelii gaudium, e pertanto non potete essere privi dell’unica ricchezza che veramente abbiamo da donare e che il mondo non può dare a se stesso: la gioia dell’amore di Dio”.


















