Pubblicato in: Sab, Ott 10th, 2015

Unisalento/Come ti trasformo la lezione in 3D

Workshop/L’evento organizzato dal Siba ha mostrato come la tecnologia può essere applicata alla ricerca e alla didattica.

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Mercoledì 30 set­tembre, nella sede del Coordinamen­to Servizi Infor­matici Bibliotecari d’Ateneo dell’Università del Salento si è tenuto il workshop “La modellazione 3D per la Ricerca e la Didattica. Metodo­logie e Applicazioni”. Durante l’evento, organizzato dal Siba dell’Unisalento, è stato mostra­to come, grazie all’applicazio­ne delle nuove tecnologie 3D, dipartimenti e musei abbiano potuto sperimentare innova­tive metodologie di studio, di ricerca e didattiche. Durante il Workshop che si è svolto nell’arco dell’intera giornata, è stato mostrato come sia pos­sibile sfruttare l’applicazione delle tecnologie 2D e 3D sia nell’ambito umanistico che in quello scientifico. Per quanto riguarda l’area umanistica è stato applicato questo passo in avanti della scienza riprodu­cendo tridimensionalmente alcuni reperti recentemente rinvenuti dai ragazzi dell’Uni­salento a Supersano e i reperti fossili dello Zygophyseter va­rolai portati alla luce qualche anno fa in una cava di pietra leccese a Cavallino.

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In campo scientifico, invece, sono stati illustrati gli elaborati tridi­mensionali dei fondali marini salentini e di alcuni reperti os­sei di età neolitica provenienti dalle sepolture di Carpignano Salentino e Serra Cicora, inoltre la tecnologia 3D è stata applicata anche su alcuni reper­ti del Museo Storico Archeolo­gico Unisalento. Il programma del Workshop è stato condotto tra le illustrazioni di queste tecnologie all’avanguardia e linee guida teoriche riguardo questo nuovo metodo di lavoro che aiuterà l’università del Salento nell’informatizzazio­ne dei servizi bibliotecari in relazione alle esigenze sempre nuove delle strutture espositive e di ricerca dell’Ateneo. All’evento hanno partecipato figure di spicco dell’Università salentina, come il professor Paul Arthur, direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Universi­tà del Salento e il professor Genuario Belmonte, do­cente di Zoologia e direttore del Maus oltre all’ingegner Angelo Beraldin del Canadian National Research Council, al professor Giuseppe Piccioli Resta, responsabile scientifico del Laboratorio di Fotografia Subacquea e Monitoraggio dei Sistemi Costieri, alla dotto­ressa Grazia Maria Signore, responsabile tecnico scientifico del Musa e alla dottoressa Adriana Bandiera, respon­sabile del Laboratorio 3D del Siba. Questo evento, che rientra nel calendario per le celebrazioni in onore dei 60 anni dell’Ate­neo dell’Università del Salen­to, mostra come l’Unisalento sia attenta a restare al passo dell’evoluzione scientifica, in modo da migliorare i propri servizi.

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ARCHEOLOGIA TRIDIMENSIONALE

Con l’applicazione delle tecnologie 3D ai reperti ar­cheologici è possibile avere a portata di mano, sul proprio pc o sul proprio smartphone una riproduzio­ne tridimensionale di essi estremamente fedele e funzionale. Infatti, grazie agli scanner 3D, si creano nuove forme di accessibilità ad oggetti che altrimenti potrebbero essere difficili da trovare per uno studioso che abbia la necessità di visionarlo, ma anche di un semplice appassionato d’arte che voglia accrescere le proprie esperienze. Grazie alla tecnologia chiunque potrà avere nel palmo della propria mano la riprodu­zione tridimensionale di un reperto che magari po­trebbe trovarsi a chilometri di distanza.

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IL CETACEO DI CAVALLINO

Tra i reperti riprodotti tridimensionalmente nel Wor­kshop “La modellazione 3D per la Ricerca e la Didat­tica. Metodologie e Applicazioni” ci sono anche gli unici reperti al mondo dello Zygophyseter varolai. Tali reperti, rinvenuti nel 1990 da Angelo Varola in una cava di pietra leccese a Cavallino, appartengono ad un cetaceo lungo circa sette metri, vissuto circa dieci milioni di anni fa. Questi reperti sono custoditi presso il Museo dell’Ambiente dell’Università del Salento, di­retto dal prof. Genuario Belmonte. Oggi si conservano 166 frammenti delle 66 ossa che formavano l’appa­rato scheletrico di questo esemplare ormai estinto, di cui ora sarà anche possibile beneficiare di una ripro­duzione tridimensionale.

Giovanni Mangiullo

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