50 anni fa moriva “L’Usignolo”… Lecce in festa per Tito Schipa
Tito Schipa junior/“Sul rapporto con la città se ne sono dette tante. Il 26 agosto però eravamo sempre qui”.
“Mio padre, il più grande esempio di qualità canore, musicali e interpretative in campo maschile”
Parlare dei propri genitori non è mai facile, ancora di più quando questi appartengono alla memoria ed al patrimonio collettivo di diverse generazioni di tutto il mondo. Il padre in questione è Tito Schipa, il più grande tenore di grazia del ‘900, il figlio Tito Schipa junior, a suo volta compositore, regista e cantante che, tra l’altro, è riuscito a ritrarre il celebre padre in un bel libro pubblicato da Argo dove l’affetto si univa ad una rigorosa ricostruzione della sua vita personale ed artistica. Ed ora Titino è tra i protagonisti della settimana di manifestazione legate al cinquantesimo anniversario della morte del padre, avvenuta a New York il 16 dicembre 1965.
A cinquant’anni dalla scomparsa la popolarità di Tito Schipa è rimasta immutata, come ha testimoniato qualche anno fa il gioco di RadioTre che indicò nel tenore leccese ed in Maria Callas le voci del secolo.
Effettivamente allora rimasi anch’io un po’ sorpreso. D’altronde ho sempre sostenuto che mio padre è stato qualcosa più di un tenore. A me è capitato di scoprire la sua grandezza solo dopo la morte avvenuta quando avevo 19 anni. Allora ho capito che è stato un gigante nel suo campo. Tito Schipa è stato il più grande esempio, in campo maschile, di qualità canore, musicali e interpretative. Le sue esecuzioni erano semplicemente perfette. Se pensiamo ad altri generi artistici, possiamo paragonarle a quelle di Louis Armstrong per il jazz, di Frank Sinatra per la canzone popolare, di Carmelo Bene per la recitazione. Stiamo parlando di personalità non comuni e inarrivabili.
Qual era il rapporto di Tito Schipa con Lecce?
Se ne sono dette tante, ma posso tranquillamente affermare che non c’era estate che non si scendesse per la festa di S. Oronzo. Io ero un bambino ma ricordo tutto. Si partiva dalla provincia di Alessandria dove vivevamo ed in due giorni eravamo a Lecce. Due giorni di auto con le strade di allora con mia madre che guidava! Ci fermavamo al Risorgimento, che mio padre considerava la sua casa leccese. E della festa mi sono rimasti impressi i colori, l’atmosfera, i palloni, i giocattoli.
In questa settimana ci sarà anche lo spazio per proiettare al Paisiello il 15 dicembre “Orfeo 9”, l’opera rock da lei composta rappresentata a Roma nel 1970 e diventata successivamente un film, nella versione restaurata e risonorizzata dal giovane film-maker Ermanno Manzetti. Nell’occasione ci sarà la presentazione del triplo dvd prodotto di recente dall’Associazione Culturale Tito Schipa.
Sono molto felice per questa nuova proiezione, che permetterà di far vedere un film all’epoca ingiustamente censurato dalla Rai, con interpreti i giovani Renato Zero e Loredana Bertè. “Orfeo 9” rappresenta infatti uno dei più clamorosi casi di censura sul prodotto giovanile avvenuta nel nostro paese. Era un grido di allarme molto ragionato e artisticamente efficace contro i pericoli della tossicodipendenza e del mal uso delle sostanze psicotrope. Noi avevamo sperimentato e capito il trucco, quindi lanciavamo l’allarme che in realtà voleva rappresentare un grido d’allarme contro la droga che veniva dalla stessa generazione che ne era protagonista. C’è da dire però che dalla sua uscita il doppio album è stato venduto ininterrottamente senza mai uscire di catalogo.