Pubblicato in: Ven, Ott 7th, 2011

Assemblea annuale del Forum nazionale degli Oratori

Si è chiusa il 1 ottobre (dal 29 settembre), a Siracusa, l’assemblea annuale del Forum nazionale degli Oratori (Foi) che abbraccia oltre 6000 realtà oratoriane di tutta la penisola, frequentate da più di 1,5 milioni di bambini coadiuvati da 200 mila animatori, in gran parte adolescenti. L’oratorio “è l’investimento più concreto con cui una comunità cristiana esprime vicinanza e attenzione alle giovani generazioni, donando loro la possibilità di spazi di accoglienza, di tempi dedicati, di percorsi significativi che hanno come scopo la crescita di tutta la persona, umana e spirituale” spiega il presidente del Foi, don Marco Mori, che è anche responsabile del Centro Oratori della diocesi di Brescia. Il Foi, di cui fanno parte circa 40 membri in rappresentanza di associazioni, diocesi e Servizi regionali di pastorale giovanile, “ha lo scopo di dare più forza agli oratori, cercando di aumentarne la visibilità, di coordinarne le riflessioni offrendo suggerimenti e incrociandone le esperienze”.

Don Mori, quali sono le novità emerse da questa assemblea?
“La novità è che è stata fatta a Siracusa per significare che la dimensione oratoriana è patrimonio di tutta la penisola. Lo spirito dell’assemblea, al di là delle decisioni prese, è stato quello di condividere con la chiesa locale l’idea di oratorio”.

Quali, invece, le decisioni assunte?
“Abbiamo varato un documento, un vademecum, per incentivare le diocesi a costituire gli oratori in parrocchia e quindi favorire una pastorale degli oratori. Sono sempre di più in Italia coloro che ci chiedono di aiutare le singole diocesi a strutturarsi sul tema degli oratori. Strutturarsi significa, innanzitutto, avere un’identità oratoriana – ed il documento descrive in breve i passaggi e le parole chiave dell’oratorio in Italia oggi – e, in secondo luogo, significa coordinarsi a livello diocesano perché da soli non si riesce. Deve esserci sempre un coordinamento diocesano che aiuti gli oratori a vivere la loro vocazione educativa. Abbiamo poi messo in cantiere l’incontro nazionale del 2012, che si svolgerà a Bergamo e Brescia dal 6 al 9 settembre, e accolto il protocollo firmato a maggio scorso con il ministero della Pubblica Istruzione per un tavolo di lavoro comune”.

In cosa consiste questo Tavolo ?
“Nel suo servizio al Paese, l’oratorio cerca alleanze educative con realtà amministrative, territoriali, sociali. Pensiamo, per esempio, alla legge sugli oratori che il Parlamento approvò (nel 2003) a stragrande maggioranza. Nel caso del Tavolo di lavoro con il ministero dell’Istruzione cercheremo di collaborare su temi che riguardano l’educazione. Tre i campi di impegno: ricognizione di quanto in Italia si sta facendo sul rapporto tra oratori e scuola; sostegno reciproco su attività a favore della legalità e contro le mafie; promuovere progetti per rafforzare le reti educative”.

Di alleanze con altre agenzie educative si parla anche negli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il 2010-2020, centrati proprio sull’educazione…
“Negli Orientamenti, al punto 42, per la prima volta, i vescovi definiscono l’Oratorio ‘espressione, tipica dell’impegno educativo di tante parrocchie’; si tratta di un riconoscimento ecclesiale vero e concreto e di una richiesta da parte dei vescovi ad incentivare questo strumento educativo. L’oratorio è uno strumento, a servizio delle singole parrocchie, che intreccia esigenze che gli Orientamenti fanno proprie come l’accoglienza, il lavoro in rete, non solo ecclesiale, ma anche sociale e civile, e che usa il linguaggio dell’esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione, sport, musica, teatro, gioco, studio”.

Uno strumento che pare non risentire, visto la fiducia che suscita nelle famiglie, dello scandalo abusi sessuali: è proprio così?
“Le vicende di abusi sessuali compiuti da preti e religiosi non hanno scalfito la fiducia delle famiglie verso l’oratorio e ciò vale per tutto il nostro Paese. Solo in Lombardia abbiamo 90 mila adolescenti che d’estate fanno gli animatori dei Grest. Se non ci fosse una reale fiducia verso l’oratorio nessuno di questi muoverebbe un passo. L’oratorio è una struttura educativa tra le più controllate perché ha dietro una comunità, non è un luogo di nessuno, ma di tutti. È uno dei luoghi di più alto controllo sociale con diversi ambienti educativi, con più educatori. Incrocia talmente tante persone che ciò che non va bene è visibile immediatamente. Questo non significa che non ci sono problemi, ma che questi vengono affrontati. Fatti gravi accadono dove manca controllo e partecipazione. Giovanni Paolo II, parlando ai giovani della diocesi di Roma, il 5 aprile del 2001, definì l’oratorio ‘ponte tra la chiesa e la strada’. Questa immagine del ponte è molto cara agli oratori e li descrive bene. Essi sono l’immagine e il volto di una comunità che crede nei ragazzi e nei giovani”.

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