Pubblicato in: Ven, Gen 31st, 2014

ALLA FINE DELLA TERRA

Issr/La Tesi di Laurea di Dolores Nuzzo: Il Pellegrinaggio verso Leuca. 

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Che cos’è il pelle­grinaggio?

Il pellegrinaggio è un percorso di aper­tura a visioni nuove e più ampie, di uscita dal gu­scio della ritualità, confronto con gli altri e spinta verso l’in­crocio delle culture. Per questo il termine “pellegrino” viene usato con l’accezione di stra­niero o viandante. Peregrinus è un termine affermatosi nell’alto medioevo e stava ad indicare individui che percorrono il ter­ritorio esterno della città e il suo cammino è un rito comun­que alla maggior parte delle religioni; in particolare nella Bibbia è inteso come cammino dell’uomo verso la felicità, de­stino per cui Dio ci ha creato.

Qual è la sua importanza?

Il pellegrinaggio, prati­ca che nel corso dei secoli ha coinvolto ogni tipo di classe sociale, ha un valore simbolico: alcuni lo compiono mossi da un profondo sentimento religioso e penitenziale; altri, invece sono alla ricerca di un incontro con la fede per la prima volta; altri ancora per recuperare la fede perduta. Pertanto, riassumen­do, il pellegrinaggio è cammi­nare insieme nella fede.

Quali sono le mete più co­nosciute in Europa?

Di sicuro i più conosciuti sono quelli che portano verso San Giacomo di Compostela in Spagna, San Michele Arcange­lo in Italia e Lourdes in Fran­cia. Il primo, situato in Galizia conserva i resti dell’apostolo Giacomo detto il Maggiore, fra­tello dell’evangelista Giovanni. Il santuario di San Michele Ar­cangelo è sito, invece, a Monte Sant’Angelo, al centro del Gargano, dove si conserva la cin­quecentesca statua marmorea a lui dedicata. Il santuario di Lou­rdes, poi, è ai piedi dei Pirenei francesi e il suo pellegrinaggio è dovuto alla famosa apparizio­ne della Vergine alla giovane Bernadette, l’11 febbraio 1858.

MadCoelimanna-Supersano

Cripta Madonna di Coelimanna a Supersano

Abbiamo un solo esempio italiano?

No, in realtà in Italia ci sono molte mete di pellegri­naggio, forse meno conosciute, ma degne di nota. Negli itine­rari pugliesi altomedievali, per esempio, compare anche quello verso il Santuario di San Nico­la a Bari e ci sono notizie più tarde che vedono i pellegrini anche presso il Santuario di Santa Maria di Leuca. Nell’an­no 1300, si afferma nelle Cro­nache di Lecce, un pellegrino oltremontano si apprestava a raggiungere la chiesa di Santa Caterina di Galatina e di San­ta Maria di Leuca (dove quel 1300 è da intendersi come ul­timo decennio del XIV secolo, quando fu costruita la chiesa galatinese).

Quindi nel Salento c’erano solo due luoghi di culto?

In effetti no. Il Salento an­tico presentava percorrenze trasversali che mettevano in comunicazione. Lo Jonio con l’Adriatico, Taranto con Brin­disi e Gallipoli con Otranto. Di conseguenza gli edifici di culto incardinati nel percorso furo­no: la chiesa di Santa Maria di Sombrini e Madonna di Coelimanna a Supersano; la chiesa della Madonna della Serra a Ruffano; la chiesa di Sant’Elia a Cardigliano di Leuca.

Quali sono le loro caratte­ristiche principali?

La chiesa di Santa Maria di Sombrino a Supersano, per esempio, risale al XIII secolo e, nonostante ad oggi sia poco più che un rudere, è ancora possibile ammirarne affreschi e iscrizioni. La chiesa-cripta del­la Madonna di Coelimanna, in­vece, ospita una splendida volta e un’icona in cartapesta della Vergine incastonata nell’altare a Lei dedicato, oltre alle diverse immagini affrescate di Cristo e dei santi, risalenti dal X al XIV secolo. L’antichissima chiesa di Santa Maria della Serra a Ruf­fano, poi, nonostante sia stata più volte oggetto di lavori di re­stauro nel corso del tempo, con­serva ancora il cinquecentesco affresco raffigurante la Madon­na del Latte, una delle immagi­ni popolari più famose dell’Eu­ropa tre-quattrocentesca. Infine a Cardigliano di sotto, sempre nel feudo di Ruffano, si rinviene un insediamento archeologico, il cui centro è la distrutta chiesa medievale di Sant’Elia.

DS

Che notizie ci sono, inve­ce, sulla Chiesa di Santa Maria di Leuca?

Leuca, come sappiamo, è sita sul punto più estremo del tacco d’Italia e, per questo, conserva una ricca storia le­gata anche alle religioni paga­ne. Sul promontorio di punta Meliso, ad esempio, vi era un tempio dedicato a Minerva che nel 43 d.C. fu consacrato alla Madre di Dio dall’Apostolo Pietro. Un primo noto miraco­lo ad opera della Vergine risale probabilmente al 13 aprile del 365, quando la popolazione leucana fu salvata da una forte burrasca. Sull’altare maggiore, costruito in marmo nel 1726, è collocata la tela miracolosa della Madonna di Leuca, rea­lizzata dal pittore Jacopo Pal­ma il Giovane, di scuola vene­ziana. In realtà, quella che noi vediamo é solo parte di una tela più ampia: le fonti scrivono che nel 1624, durante l’assedio de­gli algerini, il dipinto fu gettato nel rogo, ma, miracolosamente, si salvò la parte centrale con il volto della Vergine e del Bam­bino.

Eugenia Quarta

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