Focus/Buoni Maestri per la Buona Scuola
Un passaggio decisivo nell’ipotesi di riforma dell’Istruzione: Un voto al merito degli Insegnanti.
La Dirigente Scolastica/Valutare i docenti per valorizzare di più i talenti di ciascuno
Siamo sicuramente di fronte ad una proposta eclettica e pragmatica che ha l’ambizione di stimolare nei docenti maggior dinamismo, creare competizione tra scuole, mettere i genitori in condizione di scegliere. La novità del testo è l’introduzione senza possibilità di equivoco del concetto di merito che si accompagna ad unaltro grande tema che è quello della valutazione esterna delle scuole. Nuove regole dovrebbero presidiare le carriere dei docenti passando dall’attuale modello legato alla maturazione dell’anzianità di servizio (con 6 gradoni) al cosiddetto “scatto di competenza” che consente ad una quota consistente di docenti (i due terzi) di accelerare lo sviluppo di carriera attraverso il raggiungimento di tre gradoni ogni tre anni, al verificarsi di particolari condizioni di merito. Si apre anche per i docenti il concetto dei “crediti” cioè il riconoscimento da parte dell’amministrazione di particolari impegni, competenze acquisite dagli insegnanti nel corso del loro servizio. Ma già nel 2004 le organizzazioni sindacali, Miur e Aran avevano inserito questo pacchetto nel Contratto nazionale. In quel testo si ipotizzavano crediti formativi legati alla cura della propria formazione e crediti professionali legati ai livelli di partecipazione e di impegno nella vita della scuola. Poi tutto naufragò sotto gli effetti del Concorsone proposto dal Ministro Berlinguer che prevedeva un consistente aumento di stipendio solo per il 20% dei docenti, scrutinati per merito attraverso un curriculum, preparazione culturale, verifica didattica. La proposta del documento introduce cambiamenti di non poco conto, poiché affianca al modello dei crediti precedente anche i crediti didattici, relativi alla qualità del lavoro svolto in classe.
Quest’ultimo tutto da definire ricorda che il focus di un docente è la qualità del lavoro d’aula, ciò che riesce a realizzare con i ragazzi, la sua capacità di costruire efficaci ambienti di apprendimento, di coinvolgere gli allievi, di promuovere un insegnamento di qualità, di ottenere buoni risultati. I crediti una volta validati (questo compito spetterebbe ad un nucleo interno di valutazione), vanno a costituire un “portfolio professionale” su cui innestare i successivi riconoscimenti contrattuali. Si tratta di una prospettiva fortemente innovativa che apre al tema della documentazione educativa, della supervisione tra colleghi sul lavoro svolto, dell’autovalutazione che si confronta con punti di vista esterni. L’insieme dei crediti descrive una sorta di “standard professionali” che ci si aspetta da ogni insegnante. Tutti i docenti dovrebbero raggiungere tali livelli al fine di ottenere un riconoscimento giuridico ed economico, oggi in forte discussione per motivi di bilancio. Il nodo è di difficile soluzione poiché si dovrebbero riconoscere da un lato le competenze maturate dai singoli docenti, dall’altro legare questo riconoscimento alla natura collaborativa e cooperativa dell’insegnamento. In sostanza non ci può essere un buon insegnamento se non c’è un buon gioco di squadra. Occorre soppesare con attenzione gli effetti che deriverebbero dall’incentivazione per merito di una quota fissa ai 2/3 dei docenti, escludendo il residuo 1/3. Ogni docente ha il diritto di poter accedere a questi riconoscimenti. Altro elemento di discussione è dato dalla introduzione di una figura intermedia come il “mentor” cioè un collega di comprovata esperienza cui viene richiesto di collaborare al buon funzionamento della comunità professionale. Siamo di fronte ad un passaggio strettissimo, ma necessario per trasformare la ricerca del merito in una migliore valorizzazione di tutti i docenti e dei loro potenziali talenti.
Maria Rosaria Manca

















