Cessazioni dal servizio dal 1° Settembre 2013: Le motivazioni
L’ufficio statistica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha elaborato dei dati sulle cessazioni dal servizio, dal 1 settembre scorso, del personale scolastico. Il dato complessivo evidenzia immediatamente che la riforma Fornero ha fatto dimezzare i pensionamenti. Dai circa 28.000 pensionamenti dello scorso anno si è passati, infatti, ai 14.522 di quest’anno.
Un dato che è soggetto ad una diversa valutazione a seconda del punto di vista da cui ci si pone. Se da un lato, il drastico calo delle “uscite” dal servizio è considerato un positivo risultato della riforma ai fini del contenimento della spesa pensionistica, dall’altro è ritenuto decisamente negativo, non solo perché non consente un ricambio generazionale, favorendo lo svecchiamento o, meglio, il ringiovanimento del personale, ma anche e soprattutto perché “allunga” i tempi dell’immissione in ruolo dei numerosissimi docenti ed Ata precari.
Interessanti sono anche i dati riportati da una tabella, in cui le cessazioni dal servizio sono “catalogate” a seconda della causa che le ha determinate. Le riportiamo di seguito secondo l’ordine quantitativo decrescente delle diverse cause: risoluzione rapporto per compimento 40 anni di servizio utili a pensionamento: docenti 4.846 e Ata 1.139; raggiunti limiti di età: 4.010 e 1.604; dimissioni volontarie: 651 e 203; morte: 514 e 232; inidoneità fisica permanente e assoluta: 446 e 272; inabilità legge 335/1995: 260 e 147; decadenza dall’impiego: 65 e 30; assunzione in altro impiego pubblico: 46 e 10; destituzione conseguente a procedimento disciplinare: 12 e 1; licenziamento con preavviso: 0 e 10; licenziamento senza preavviso: 0 e 10; compiuto limite di assenza per malattia: 2 e 3; dispensa per incapacità o persistente insufficiente rendimento: 3 e 1; passaggio ad altra carriera: 2 e 0; destituzione di diritto: 2 e 0; decadenza per incompatibilità: 1 e 0; totali: docenti 10.860, ata 3.662, totale complessivo: 14.522.
Dall’analisi dei dati si rileva come cause prevalenti delle cessazioni dal servizio il compimento dei 40 anni di servizio (n. 5.985) ed il raggiunto limite di età (n. 5.614). Consistente anche il numero di coloro (1.125) che lasciano il servizio per sopravvenuta inidoneità fisica o per inabilità. Ma il dato che appare, per certi versi, più significativo e, forse, anche sorprendente, è quello relativo a incapacità o insufficiente rendimento, destituzione a seguito di procedimento disciplinare e licenziamento, con o senza preavviso, per complessivi 37 casi. Il dato, pur se non raggiunge l’uno per cento, costituisce comunque una plateale e documentata smentita della diffusa convinzione, evidentemente conseguenza della non conoscenza delle norme o di atteggiamento aprioristicamente pregiudiziale, che nel pubblico impiego e, quindi, anche nella scuola non è possibile il licenziamento.
Antonio Ciriolo















