Dal Vescovo Oronzo ai giorni nostri
L’EPOCA MODERNA
L’epoca moderna segna una vera svolta nella storia della città e della diocesi di Lecce: lo storico dell’epoca, Giacomo Antonio Ferrari, rivela il desiderio della città di divenire sede metropolitana, perché superiore a tutte le diocesi di terra d’Otranto. Nel 1410 l’allora vescovo Tomaso aveva ottenuto la dispensa dall’obbedienza al metropolita idruntino, ma si trattò di un’esenzione limitata nel tempo ed alla persona, visto che nel 1412 il nuovo vescovo Girello viene privato di tale privilegio. I vescovi leccesi furono tutti di nomina papale e cercarono di attuare la riforma conciliare tridentina. Braccio Martello fu il primo vescovo di Lecce ad essere stato a Trento. Nobile fiorentino e canonico della metropolitana di Firenze, fu creato vescovo di Fiesole e nel 1552 fu trasferito a Lecce. Suo successore, ma solo per un anno, fu il cardinale Giovanni Michele Saraceno, nominato il 13 settembre 1560. Era un patrizio napoletano, uomo molto colto e dotto; fu creato cardinale nel 1551. Rinunciando alla Chiesa salentina, contribuì non poco a farvi mandare il fratello Annibale Saraceno, il quale governò la diocesi, con alterne vicende, per 30 anni, fino al 10 maggio 1591. Il governo di questo Vescovo non fu dei migliori, visto che gli furono rivolte una serie così grave di accuse che il suo caso giunse fino a Roma, dove si svolse un processo che lo vedeva accusato per aver fatto uccidere il tesoriere del Capitolo della Cattedrale, nonché per aver coperto casi di preti concubini e di persone in sospetto di eresia. Sotto il suo tormentato governo, giunsero a Lecce i primi grandi nuovi ordini religiosi. Tra questi, spicca la Compagnia di Gesù, che arrivò in città nel 1574, guidata da un santo della carità, san Bernardino Realino, fondatore del Collegio, punto di riferimento per gli studi non solo della gente nobile cittadina, ma anche dei dintorni.
Vescovo Luigi Pappacoda
Il santo, pur non esercitandosi molto nell’arte nella predicazione, è stato un vero uomo di Dio, protagonista di numerosi miracoli, di predizioni di cose future e di guarigioni. Uomo molto umile, fu nominato patrono della città di Lecce, addirittura prima di morire, allorquando il Sindaco della città gli conferì le chiavi. Nel 1591 iniziò, invece, la costruzione della chiesa e della casa dei Teatini, ad opera dell’architetto Francesco Grimaldi. Lunga e intensa fu l’opera riformatrice tentata da Scipione Spina (1591-1639), vescovo originario del napoletano. Nonostante i suoi sforzi, il presule dovette scontrarsi con un clero secolare che, chiuso nell’oligarchia capitolare, legata all’ aristocratizia locale, ubbidiva più a logiche familiari che a quelle ecclesiali. L’aria cambiò radicalmente con il vescovo Luigi Pappacoda (1639-70), napoletano dei marchesi di Pisciotta, che, da uomo energico, ma conciliante, cercò di non porsi in contrasto con il Capitolo, bensì di accaparrarsene la benevolenza. Volle perfino una conciliazione con l’amministrazione civica e, con grande disinvoltura, celebrò sinodi, visitò le parrocchie e ottenne importanti risultati a vantaggio della Riforma. Fu un vescovo forte, in grado di applicare il Concilio. Per vincere la rilassatezza dei costumi, il vescovo punì con sanzioni pecuniarie; infine, favorì l’istruzione cattolica e la gestione delle scuole di dottrina cristiana. Sotto il suo episcopato venne edificata la nuova e solenne cattedrale ed il grandioso campanile. L’attuale piazza del duomo prende ormai forma per opera di Giuseppe Zimbalo che si mise al lavoro già a partire dal 1658. Le ingenti spese per la cattedrale non consentirono al vescovo di realizzare il seminario, altro punto di forza della riforma tridentina. Probabilmente il Pappacoda non lo considerò tra le priorità, vista la presenza qualificata degli ordini religiosi che potevano fornire adeguata istruzione e formazione cattolica. Il seminario fu costruito solo successivamente, tra il 1694 e il 1709, ai tempi di Michele e Fabrizio Pignatelli. Costoro succedettero ad Antonio Pignatelli, di Spinazzola, che governò la diocesi per 12 anni, tramite un suo vicario, e va menzionato per il fatto che, successivamente, venne eletto papa, con il nome di Innocenzo XII (12 luglio 1691).
















